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sabato 11 aprile 2020

La mia versione della storia


Sono diversi giorni che rifletto se scrivere, cosa scrivere, perché scrivere. Di solito, quando lo faccio, è perché sento una forte spinta e motivazione dentro di me, quel famoso qualcosa da dire. Mi rendo conto però che il periodo che stiamo vivendo è molto complesso, molto sfaccettato e che, soprattutto, non tutti lo stiamo vivendo allo stesso modo. Ci sono così tante variabili, così tante questioni e campi che vengono toccati, è veramente difficile prenderli in considerazione tutti, è impossibile fare un discorso generale che possa arrivare a tutti e che non ferisca nessuno.
Però è anche vero che io non l'ho mai fatto, e non ho neanche mai cercato di farlo; questo blog è il mio sguardo sul mondo, unico, soggettivo. Capita che qualcuno vi si riconosca, oppure che trovi uno spunto per provare anche lui a guardarlo in quel modo. Condividere il mio sguardo è l'unica cosa che posso e so fare.
Inizierei dal fatto che sono grata. Proprio così, sono immensamente grata. Mio marito ed io ce lo siamo detti più volte in questo periodo. Noi e i nostri cari stiamo tutti bene (e speriamo di continuare così), abbiamo una casa accogliente in cui ci sentiamo al sicuro, abbiamo la fortuna di avere un piccolo giardino dove stare all'aperto e un terrazzo su cui stiamo pranzando, facendo merenda, lavorando e facendo i compiti. Sembro l'unica ad essere preoccupata del fatto della solitudine di VV, perché anche se lei ammette di sentire la mancanza dei suoi coetanei, non l'ho mai vista così serena. Assistere poi alla magia della sua fantasia e dei lunghi giochi che si inventa da sola è bellissimo. È una bravissima studentessa e non vi nascondo che mi piace molto organizzare le sue ore di studio e trovare attività ed esercizi per approfondire gli argomenti e soddisfare la sua curiosità. Stiamo facendo finalmente i lavori di riparazione della casa che rimandavamo da troppo tempo e li stiamo facendo noi, trovando anche molta soddisfazione nel farli. Ci dilettiamo in cucina, guardiamo film, serie tv, leggiamo molto, guardiamo video di biblioteche o librerie che leggono albi illustrati.
Se pensate che mi stia vantando state interpretando male. Riconoscere le mie fortune è una forma di rispetto verso chi non le ha. La famosa frase “Quando siete felice fateci caso” di David Foster Wallace può essere declinata in vari modi, la gratitudine è una di questi. Questo tempo che stiamo trascorrendo insieme è un dono.
Non dimentico il contorno, non sono così ingenua o superficiale, così come non sono chiusa nella piccola bolla del mio mondo: ci sono i malati, ci sono i morti, c'è chi sta per perdere il lavoro e chi l'ha già perso. C'è mia madre a casa da sola, che sembra reagire bene, ma chi può davvero saperlo, magari mente, per non farci preoccupare.
E adesso tiro le fila. La cosa più assurda per me di questa situazione è che io l'ho già vissuta. Solo che ero l'unica ad essere malata, non il mondo intero. Credetemi quando vi dico che per me è pazzesco rivivere attraverso tutti voi, quello che ho passato io: la paura, la rabbia, l'impotenza, la mancanza di un futuro. Credetemi quando vi dico che, dalla mia esperienza, l'unica cosa che possiamo fare è fare del nostro meglio con quello che abbiamo. Credetemi quando vi dico che la stessa storia può essere raccontata in tanti modi e vi invito a cercare di vedere e raccontare il buono e il bello. Non abbiate paura del fatto che la vita non sarà mai più la stessa perché domani non è mai uguale a oggi e voi avete il potere di (provare a) renderlo migliore.
Ieri durante la cena ho chiesto a VV se le sarebbe piaciuto leggere un libro insieme e le ho suggerito di andare a sbirciare tra i miei libri di bambina/ragazzina. È tornata con “Piccole donne”. Alla veneranda età di 41 anni ho iniziato a leggere per la prima volta “Piccole donne” (l'avevo diverse volte preso in mano e poi abbandonato dopo poche pagine, lo trovavo noioso e sdolcinato).
Il primo capitolo si chiude con le quattro sorelle raggruppate attorno alla madre mentre legge la lettera del padre dal fronte di guerra; che si conclude così:
... ricorda loro che nell'attesa si possono compiere tanti lavoretti, così che molte giornate dolorose non saranno trascorse inutilmente.”
Questo il mio augurio per Pasqua: facciamo in modo che tutto questo dolore non sia stato inutile.

Vi abbraccio, Francesca

lunedì 23 marzo 2020

Passerà


Solitudine, impotenza, il sentirsi in balia degli eventi, la paura dell'ignoto, sentirsi privati della libertà e della quotidianità, non riuscire a pensare e lontanamente immaginare un futuro, avere paura di ammalarsi e di morire o che questo possa accadere a un proprio caro. Sono tutte sensazioni che immagino ognuno di noi, chi più chi meno, stia provando in questi giorni e che stanno rendendo complicato il trascorrere del tempo.
Anch'io ho i miei momenti no, ma molto meno, perché sono tutti sentimenti che ho già vissuto sulla mia pelle grazie, sarebbe più corretto dire a causa, della malattia. Questo momento storico che stiamo vivendo mi trova, in un certo senso, più preparata.
Vorrei esistesse una formula magica così da poterla condividere con voi, per aiutarvi a stare meglio ma, anche stendessi un decalogo in dieci punti, sarebbe solo la mia esperienza, quello che ho imparato dal momento in cui mi è stata diagnosticata la malattia, il ricovero in ospedale e poi la convalescenza.
Sono giorni e giorni che ci penso su che cosa potrei dirvi, che cosa potrei consigliarvi ma non mi viene in mente nulla, se non appunto quanto ho vissuto sulla mia pelle. E allora sono andata a ritroso nel mio blog, cercando i post più significativi, con la speranza che anche una sola semplice frase possa esservi di conforto, farvi sentire meno soli, darvi speranza, suggerirvi un nuovo punto di vista.


Se vi sentite in colpa per la rabbia e i sentimenti negativi che provate, oppure in colpa perché impotenti (può essere un lato positivo) leggete QUI.

Se vi sentite paralizzati, non riuscite a fare nulla e rimandate tutto a data da destinarsi, QUI vi spiego perché, se si può, è meglio non rimandare.

Se siete stanchi e annoiati da questa quotidianità, QUI vi racconto come cambiare il vostro sguardo.

QUI invece spiego quanto, paradossalmente, sia importante condividere il senso di solitudine.

La mente può essere la nostra peggiore nemica, QUI ho condiviso con voi tre trucchi che ho imparato per metterla a tacere.


Io ogni tanto mi rifugio nella bolla. L'ho chiamata così perché mi sento avvolta e protetta. Giorni in cui penso solo a me stessa, mio marito e mia figlia, i miei cari e non molto altro. Puoi svegliarti la mattina e andare a dormire senza sapere per forza il numero esatto di contagiati o morti. Puoi preoccuparti delle tue faccende quotidiane, che cosa cucinare per pranzo, quale film guardare dopo cena e nient'altro. Non c'è nulla di male a non essere informato per qualche tempo. Non fai del male nessuno, anzi ti proteggi se ti senti vulnerabile. Non abbiamo scelta e allora perché non isolarsi davvero, fino in fondo. Chissà che cosa si scopre.
Non sarai triste per sempre
per sempre
è l'unica cosa che dura per sempre.

Quando la volta del cielo notturno
si stende su di te
guardala
vedi l'oscurità e la vastità
della sua tristezza
tieni gli occhi fissi su di lei
osserva
il sole che si fa strada
guarda come persino lei, la grande e maestosa volta del cielo,
cambia con
il nuovo giorno.

Anche questo passerà.

Cleo Wade

lunedì 23 dicembre 2019

Nulla due volte accade


Accingersi a scrivere l'ultimo post di questo anno è molto difficile.
Impossibile non vedere la grande nube scura che è stata la morte di mio padre e con lei ogni bilancio, ogni ricordo, ogni considerazione, se messa a paragone, verrebbe oscurata. Mentirei però se dicessi che, dopo il due marzo, questo anno è sempre stato solo brutto, grigio, triste.
Ci sono stati giorni buoni, giorni meno buoni, giorni bellissimi, giorni disperati.
C'è stata vita.
Se c'è una cosa per cui devo essere grata è la consapevolezza e l'accettazione, o almeno il provarci, per ciò di cui è fatta la vita. Chiamatela maturità. Non lo so. So solo che sto smettendo di lottare inutilmente contro cose che non posso cambiare, contro cose di cui non ho il controllo. Non sono rassegnata, cerco solo di prenderne atto e vedere che cosa posso fare con tutto questo. Alle volte è pura convivenza. Alle volte gli eventi si trasformano in lezioni.
Nei momenti di lucidità, mi rendo conto che sto imparando a vivere e sono fiera di me stessa. Nei momenti di tristezza, sento che ho sbagliato e mi sento persa. Nei momenti di ottimismo sento che ho ancora molto da imparare e mi sento speranzosa.
Per la prima volta non ho fretta che un anno si chiuda e non ripongo nessuna speranza in quello che si apre, perché ho l'assoluta certezza che la vita mi offrirà sicuramente tante cose, belle e brutte, proprio come ha fatto finora. Starà a me avere occhi e cuore aperto per accoglierle. Sarebbe bello la bilancia pendesse sempre solo verso quelle belle, purtroppo la vita non sempre è così.
Spero di riuscire ad essere presente e attenta, per godere di ogni attimo, per poter dire più e più volte “Ah, allora è così...”
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.

Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.

Wisława Szymborska
Vi faccio i miei migliori auguri. Arrivederci nella nuova decade,
Francesca

venerdì 5 luglio 2019

Arrivederci a settembre


Mi sono seduta davanti al pc non sapendo bene che cosa scrivere. Sono in difficoltà. Sotto molti punti di vista. Il che è assurdo visto che sono appena tornata da una bellissima vacanza a Firenze e Lucca e, quando uscirà questo post, sarò in viaggio verso il mare. Poi ci aspetta anche la montagna.
Potrei rammentarvi che sono solo tre mesi che ho perso contemporaneamente mio padre e subito altri due interventi. E in questi tre mesi sono già stata sotto l'assedio di due falsi allarmi che mi hanno tenuta col fiato sospeso. Ciao paura di morire io ti vedo e ti sento... Però tra le varie cose per cui sono stanca, lo sono anche per questo mio periodicamente venire qui a raccontarvi quanto sia dura. Mi annoio da sola a sentirmelo dire e non credo porti giovamento a nessuno. Allora rimando, non scrivo, il tempo passa, le cose belle e brutte si susseguono. Il blog tace.
Non trovo la quadra.
Per anni, quando veniva il momento di spegnere la candelina sulla torta, ho chiesto “serenità”. Come se fosse qualcosa che, come per magia, potesse arrivare all'improvviso, dall'esterno, un dono elargito da chissà chi e chissà come. Sono sempre stata un'anima tormentata. Non vi dico quanti frizzi e lazzi ora che ho buoni motivi per esserlo davvero, tormentata, e angosciata, e impaurita, e triste, e depressa, ecc. ecc.
Per fortuna c'è la salute” è diventata la battuta preferita tra me e mio marito.
Dato che però sono capace di tormentarmi anche per il fatto che non sto scrivendo più il blog e che non mi sono più fatta sentire, volevo dirvi che lo mando in vacanza fino a settembre (a data da destinarsi), così almeno ho una cosa in meno che mi angoscia. Sono seria, non sto scherzando, mi preoccupo anche per queste cose. Se andrò all'inferno mi riposerò, perché sarà una vacanza rispetto a quello che mi creo da sola ogni giorno...
Io non credo in questi due mesi di trovare la tanto desiderata serenità, ma un po' di riposo, soprattutto mentale me lo auguro tanto, ma tanto tanto tanto. E poi, come si dice, chi vivrà vedrà.
Mi auguro anche di leggere molto, ovvio.
Allora ciao, io vado, buona estate a voi.

lunedì 4 marzo 2019

La vita, è il solo modo


Avevo scritto un altro post. Pieno di tristezza, rabbia, disperazione, confusione, paura. Tutti sentimenti che sto provando in questo periodo. Solo che pensandoci bene, non ho trovato il motivo di pubblicarlo. Non facendolo non le nego, queste sensazioni, sono vive e ben presenti in me, le riconosco. Ma perché lasciarle qui, per giorni e giorni, per sempre? Chi potrebbe giovarne? Certo, ci potrebbe essere un attimo di comunione, un cenno di riconoscimento, una scintilla di empatia. La pietà no, quella non la voglio.
Succede però che quando sono troppo dentro le cose, io non le veda bene, io non riesca a dirle, tanto meno a scriverle. Sono però molto brava a leggerle.
Continuerò ad essere assente ancora per un po'. Vi lascio così:
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;

essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;

distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;

stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.

Un'occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;

e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l'erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;

e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.

Wisława Szymborska


martedì 8 gennaio 2019

La vita non si scrive in stampatello


Vorrei iniziare ringraziandovi. Perché non so se l'ho mai detto chiaramente, e in ogni caso non fa male ripetersi, ma sono davvero grata a voi che mi leggete. Mi meraviglio ogni volta quando qualcuno di voi mi scrive che vi piace leggermi e mi esorta a continuare a scrivere. Quanto mi scaldate il cuore. Quindi, grazie.
Il blog non chiude, non sono mai riuscita ad arrivare a pensarlo definitivamente silenzioso. Sono contenta però di aver rispettato il mio, di silenzio, di non essermi sforzata ed obbligata a scrivere, di aver rispettato innanzitutto il patto con me stessa, e cioè di avere cura di me e dei miei bisogni. Sono sicura che questa pausa, questo raccogliermi in me stessa, mi abbia anche aiutata ad ascoltarmi meglio e a riconnettermi con la parte più intima di me.
Non ricordo più dove l'ho letta o sentita, ma ad un certo momento di questi ultimi mesi una frase mi ha colpita profondamente: esortava a riconnettersi con il proprio sé bambino, a ricordare come eravamo, come ci sentivamo, come ci comportavamo. E l'ho fatto, ho ricordato. E ho provato un fortissimo desiderio di sentirmi di nuovo così. I miei sforzi sono tutti tesi verso questo scopo.
Non è mia intenzione fare bilanci (i bambini non li fanno), però devo a me stessa un brava, perché sono orgogliosa di me e di come mi sono risollevata dopo il brutto mese che è stato agosto. Non dirò “Ce l'ho fatta, adesso è tutto passato”, perché se c'è una cosa che ho imparato è che il bello e il brutto, nella vita, convivono e, se vogliamo viverla questa vita, dobbiamo fare del nostro meglio in mezzo a queste sue due facce, senza negarle, riconoscendole entrambe, imparando a dare ad entrambe il giusto spazio e il giusto peso; non incolpandoci per non aver saputo gestire le giornate no, gioendo appieno per quelle sì. E non procrastinando.
Inizio l'anno sapendo che dovrò, non si sa bene ancora quando, affrontare due interventi chirurgici e la conseguente convalescenza. Se ci penso mi paralizzo. La sfida dei giorni a venire sarà quindi vivere per quanto possibile appieno, senza incominciare a rimandare tutto a un fantomatico post intervento, vivendo il presente e preoccupandomi delle difficoltà solo quando si presenteranno. Ci riuscirò? Certi giorni sì, certi giorni no. Proviamoci insieme, a non rimandare.
Per quanto riguarda il blog, è mia intenzione recuperare il racconto di tutti i libri letti negli scorsi mesi, quindi ritornerà l'appuntamento “I libri che non vi ho detto”, così come ho deciso di riprendere a condividere con voi il mio viaggio, se così vogliamo chiamarlo, attraverso il decluttering e verso il minimalismo (QUI, QUI e QUI i post in cui vi raccontavo i miei primi approcci). Se avete altre domande, curiosità o temi che vorreste approfondissi, ogni consiglio è ben accetto.
Allora, a presto e buon anno.
A dispetto del mentore
la vita non si scrive in stampatello.
È in clinato corsivo, corsivo accidentato
virgole, macchie, late esitazioni,
un solo punto fermo.
Nell'impero dispotico del bianco
qualche sorriso incanta.

Lucio Mariani

lunedì 31 dicembre 2018

Le mura massicce del tempo


La Vigilia di Natale ho iniziato a leggere “Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose” di Virginia Woolf, pubblicato da Racconti edizioni, e la sua lettura mi accompagnerà verso la fine di questo anno e l'inizio di quello nuovo.
L'augurio che faccio a me e voi è contenuto nel racconto “Il diario di Joan Martyn”, scritto nell'agosto del 1906 durante una vacanza con la sorella Vanessa nel Norfolk.
L'alba, anche quando è freddo e triste, non manca mai di trapassarmi le membra come con frecce di luccicante ghiaccio aguzzo. Tiro da parte le spesse cortine e spio il cielo alla ricerca del primo rossore che indichi che riemerge la vita. La guancia contro l'impannata, mi piace immaginare che sto premendo forte contro le mura massicce del tempo, che pulsa in eterno e ci apre sempre di nuovi freschi spazi di vita. Possa toccarmi di gustare l'attimo prima che si distenda sopra il resto del mondo! Fa che io possa gustare il più nuovo e il più fresco. [] Fa dunque che noi, che abbiamo il dono del presente, lo si possa usare e godere.
Grazie di fare parte del mio presente. Vi faccio i miei migliori auguri, Francesca


lunedì 24 dicembre 2018

Il principio generale

Quasi tutte le cose migliori e più preziose dell'universo si possono comprare con mezzo penny. Posso ammettere un'eccezione, ovviamente, per il sole, la luna, la terra, le persone, le stelle, i temporali e inezie del genere: quelle si possono avere gratis... il principio generale vi risulterà subito chiaro. Nella strada alle mie spalle, ad esempio, è possibile pagare una corsa sul tram elettrico con mezzo penny. Viaggiare su un tram elettrico è come essere su un castello volante in una fiaba. Per mezzo penny, inoltre, si può acquistare una gran quantità di dolciumi dai colori brillanti. E poi, sempre per mezzo penny, si può anche avere la possibilità di leggere questo articolo; oltre ovviamente, ad altri scritti irrilevanti.

G.K.Chesterton “La bottega dei fantasmi”

Il mio augurio per Natale e per l'anno che si appresta ad iniziare è che si possa tutti imparare quanto siamo già ricchi (che non vuol dire accontentarsi) e che lo si apprezzi pienamente.
A presto, promesso, con affetto Francesca

lunedì 29 ottobre 2018

Sono spesso emozionata


Una mattina a colazione Vittoria, tra un biscotto inzuppato nel latte e l'altro, mi ha detto che aveva i crampi alle gambe. Dopo aver valutato insieme il ventaglio delle possibili cause, le ho chiesto: “Potrebbe essere che ieri eri un po' emozionata di andare a cena a casa di Federico?” (compagno di classe nonché, a sentire entrambi, futuro marito). Lei ci ha pensato un po' su e poi mi ha detto: “Sai mamma, io sono spesso emozionata.”
È la prima volta in assoluto che VV da atto di essere a conoscenza di questo lato del suo carattere, cioè di essere molto sensibile e la cosa mi ha davvero molto commossa, nonché resa felice di questa sua consapevolezza.
In quanto molto sensibile a mia volta, questo aspetto di lei mi aveva sempre molto angustiata, un genitore non vorrebbe mai veder soffrire il proprio bambino, aggiungi poi il fatto che questo mio “difetto” io non lo sappia affatto gestire, in alcuni momenti ero quasi disperata di non poter proteggere in alcun modo mia figlia dai colpi della vita. (Sì sì, sono proprio quel tipo di madre che la fa tragica)
Ho poi pensato a tutte le cose che Vittoria, consapevolmente o no, fa da “emozionata” e ho avuto un moto di orgoglio verso di lei: quanto è stoica! Non ha il bagaglio di esperienze di un adulto, non sa valutare i pro e i contro, non sa mettere in atto meccanismi di difesa, non sa spiegarsi molte delle cose che accadono e che prova, l'unico suo metro è: fare o non fare. E molto spesso è obbligata a fare. E lo fa, senza troppe storie.
E così, se penso al tempo che ho sprecato in tutti questi anni tormentandomi, facendomi mille paranoie, temendo il giudizio, temendo la figuraccia, temendo di rendermi ridicola, temendo di essere fraintesa, temendo di non piacere. Temendo di essere me stessa.
E così, dopo giorni, settimane, mesi in cui mi interrogo su dove e come e perché riprendere a scrivere, sono arrivata a questa semplice conclusione, è giunto il momento di fare una confessione: non ho più i crampi perché, a questa età, la tensione mi blocca la cervicale; passo troppo tempo a immaginare le conseguenze di ogni mia azione o frase; mi faccio dei film mentali che, arrivati a questo punto, posso affermare con assoluta certezza di aver vissuto almeno 10 vite diverse nella mia fantasia; sogno ad occhi aperti e ho molti più incubi di giorno che di notte; mi sento una eterna principiante e sono così insicura che provo quasi un dolore fisico.
Tra le mille domande sul senso di molte cose che mi sto facendo da qualche mese a questa parte, non vi nascondo di essermelo chiesta anche per il blog, la newsletter, Instagram, Facebook e le molte ore che questa vita virtuale mi porta via. Poi però trovo delle lettere, o dei bigliettini, o delle cartoline nella mia casella di posta, non solo quella virtuale, proprio quella vera. Non mi porta soldi questa realtà virtuale, non mi porta ingaggi, collaborazioni, notorietà, regali... non faccio gli unboxing; però mi ha portato persone, incontri, amicizie. Non solo ha senso, ma ha anche valore.
E in una di queste cartoline, Martina mi ha scritto:
Non sai bene se la vita è un viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un giorno che si svolge giorno dopo giorno... non sai se ha senso.
In certi momenti, il senso non conta, contano i legami.
J.L Borges
Ecco, volevo dirvi che sono molto emozionata, lo sono spesso, lo sono quasi sempre.


lunedì 1 ottobre 2018

Tutto tace


Tutto mi sarei aspettata da questa estate 2018 tranne che le parole mi avrebbero abbandonato. Se è vero che il nome di questo blog può far supporre che io le stessi da sempre aspettando, in realtà non mi erano mai mancate, quello che più semplicemente attendevo era il sapere finalmente usarle bene, scrivere bene.
Invece è calato il silenzio e, cosa ancora più assurda, l'ho realizzato solo ora. All'inizio pensavo di stare troppo male per scrivere, temevo di infondere al testo tutta la tristezza e disperazione che stavo (e sto) provando. Nella mia testa, poi, sembravo improvvisamente incapace di parlare delle mie sensazioni e sentimenti con il mio solito riserbo e, allo stesso tempo, non avevo nessuna voglia di parlare dei fatti miei.
Poi un giorno qualcuno di voi ha scritto nei commenti “Tutto bene? Tutto tace” (grazie per esserti preoccupato per me, anonimo) e in due parole ha descritto quello che stavo vivendo: oblio. Io non lo so dire quello che sto vivendo.
Ora sono nella fase “va bene così”, mi manca il blog, ma nemmeno tanto, potrei anche vivere senza. Non ho voglia di obbligarmi a scrivere, non per forza tutto deve avere un nome o una spiegazione. Però mi dispiaceva non aver mantenuto l'impegno preso e cioè non essere tornata a scrivere all'inizio di settembre e, questo sì, due parole due sentivo di dovervele dare. Senza capo ne coda, ma eccole qua.
Il sorriso non mi manca, ho questa cosa che sorrido spesso, la gente me lo fa sempre notare e, quando succede, non posso fare a meno di pensare tra me e me “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”. La gente mi fa un complimento e io mi sento stupida. Anche le lacrime mi tengono spesso compagnia, non ho mai pianto così tanto come in questi ultimi mesi; in “Donne che corrono coi lupi” l'autrice scrive che le lacrime sono traghettatrici, chissà dove mi stanno portando.
Sto leggendo molto e penso che, se mai riprenderò a scrivere, sarà per condividere le mie letture, così potrò ignorare tutto il resto.
Sto cercando di arrabbiarmi di meno e forse ci sto riuscendo (marito confermi?) e sto anche facendo lo sforzo titanico di essere più indulgente, con me stessa, con chi mi è accanto e, soprattutto, con questa vita, l'unica che ho e che non voglio sia mia nemica, anche se lei ce la sta davvero mettendo tutta per dimostrarsi tale. Cara vita, alla fine ti tengo stretta a me, perché
È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma controvoglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: “Ti odierò se posso, se no, t'amerò controvoglia”.
Petrarca
Se vi va, portate pazienza e restatemi accanto ancora un po', nel silenzio.

lunedì 30 luglio 2018

La vita, ultimamente 37


E anche luglio è passato, con lui il tanto temuto quarantesimo compleanno che, grazie a mio marito, amici e familiari è stato davvero indimenticabile, così tanto che Vittoria non ha smesso di farmi gli auguri per giorni e giorni...

(La mia bellissima torta di compleanna fatta con 40 macarons, ideata da mio marito e realizzata dalla pasticceria Pastepartout)
Vorrei dire che è passato senza colpo ferire ma, proprio gli ultimi giorni di questo mese, ho dovuto di nuovo fare i conti con il mio carattere troppo sensibile, le mie difficoltà a gestire i rapporti con gli altri, soprattutto quando vengo ferita. Probabilmente sbagliando, l'unica cosa che so fare in questi casi è andarmene, senza chiedere spiegazioni e senza darne; ho provato in passato ma finivo sempre per non essere compresa (o sono io che non mi so spiegare), aggiungendo così altro dolore al dolore. La cosa che trovo davvero difficile infatti è condividere il mio dolore, perché io ne provo davvero tanto, sicuramente troppo, perché esagero nel mio sentire, la faccio veramente grossa come mi sono sentita dire spesso. Però è così che sento...
Mi rende triste realizzare che, donna fatta e finita, non ho ancora trovato un modo per gestire tutto questo al punto che, quando le maestre mi hanno detto che Vittoria è altrettanto sensibile, in cuor mio ho pianto disperata: come le insegnerò una cosa che non so fare?
Voi come vi comportate quando qualcuno vi ferisce? Glielo fate sempre presente? Riuscite a farvi comprendere? O, come me, scegliete la fuga e la solitudine?


Ma bando alla tristezza, ho ancora occhi, cuore e orecchie (le cicale, quante cicale!) pieni del bellissimo viaggio fatto nella Francia del sud. Sono stati giorni intensi e pieni di emozioni, che condividerò con voi in un post dedicato, se vi va.
Nel momento in cui leggerete questo post, avrò raggiunto in montagna Vittoria, che mi ha preceduta di qualche giorno insieme ai nonni. Sarà la nostra prima estate nella nuova casa, ci aspettano quindi giornate di scoperte, avventure, sentieri nuovi da percorrere, piccole cime da scalare, nuove tradizioni da creare. Ma, come ormai saprete, sarà anche la mia vacanza del dolce far niente, dei ritmi rallentati, niente wifii e televisione ma tante, tante letture.
Sarà l'estate in cui ho letto “Le onde”, libro che Virginia Woolf scrisse proprio a quaranta anni, direi quindi il momento perfetto per me per leggerlo. Nel suo diario, il 17 luglio (giorno del mio compleanno!) del 1931 scriveva:
Sì, stamattina credo di poter dire che ho finito. [] La mia opinione personale – Dio mio – è che si tratta di un libro difficile. Credo di non essermi mai sentita così spossata. [] E può darsi che sia un fiasco. E di più non posso fare. E mi pare buono ma incoerente, denso, tutto a scatti. Comunque è elaborato, compatto. Comunque ho cercato di cogliere la mia visione: se non è un risultato, è un tentativo nella direzione giusta. Ma sono inquieta. Può darsi che come effetto generale sia debole e cincischiato. Dio solo lo sa. Come ho detto, e lo ripeto per sottolineare la leggera esaltazione un po' sgradevole che ho dentro, sono ansiosa di sentire cosa dirà L. quando verrà – forse domani sera o domenica mattina – nella mia stanza in giardino col manoscritto, si metterà a sedere e comincerà: “Dunque!”
Come ogni anno, il blog chiuderà i battenti per poi riaprirli il 3 settembre.

Vi auguro un'estate da cicale, non per canta che ti passa, ma perché questo animale così bistrattato era in realtà in passato simbolo di purezza e risurrezione e il nuovo anno, settembre per me, si avvicina.
Che le vacanze abbiano inizio, dunque!

giovedì 26 luglio 2018

Travel with kids


Vittoria non ha fatto il corso di acquaticità quando era neonata e nessun altro tipo di corso in piscina; solo il pensiero mi stancava. Preparare la borsa con tutto l'occorrente per lei e per me, l'idea di doverci lavare e vestire entrambe finita l'attività, asciugare i capelli, recuperare accappatoi, costumi, asciugamani, ciabatte, shampoo, bagnoschiuma e soprattutto la grande incognita: in tutte questo, la bambina dove l'appoggio? Perché immagino non si possa entrare col passeggino e non credo ci siano fasciatoi sufficienti per tutti. Cosa fai, stai bagnato in accappatoio ad aspettare il tuo turno? Centinaia di genitori frequentano i corsi in piscina, io però non ci ho mai neanche voluto provare con Vittoria e se non l'ho fatto, secondo me, il motivo era molto semplice: non mi interessava veramente.

(Colle San Giovanni 2013 - Le sonore dormite che si è fatta in quel marsupio)
Credo la stessa cosa accada a chi dice che gli piacerebbe tanto viaggiare con i bambini ma alla fine non lo fa perché è troppo complicato: l'incognita spaventa, l'idea di quanto potrebbe essere faticoso fa passare la voglia che, forse, è già scarsa di suo. Non c'è niente di male, se non si fa acquaticità o non si visitano tutte le capitali europee col bimbo nel passeggino non si è genitori di serie B.

(Costa Azzurra 2014 - Il mal di schiena che avevamo perché VV non sapeva ancora camminare)
Ma, e ripeto ma, se il desiderio di fare una cosa, nello specifico viaggiare, è molto forte io vi suggerisco di non rinunciare, di lanciarvi e partire. Non aspettate che i bambini crescano, fate del viaggio un'attività quotidiana (come vi ho raccontato QUI), quello che ci vuole secondo me è pratica e metodo. Nessuno nasce imparato e sbagliando si impara, you know?

(Berlino 2015 - Una città parco giochi)
Magari non iniziate subito con il giro del mondo in 80 giorni, magari invece di andare nel solito paesino della Liguria, vi spingete fino in Costa Azzurra. Magari iniziate con una giornata intera fuori casa, poi una notte, poi due... Magari per le lunghe distanze per qualcuno è più comodo l'aereo, per altri è più semplice spostarsi in macchina (ad esempio noi siamo andati fino a Berlino in auto). C'è chi non ha problemi a fare le valigie la sera prima di partire, per me, che è la cosa più stressante del viaggio, funziona meglio farle con grande anticipo. Finché non proverete, non scoprirete mai che cosa è meglio per voi.

(Scozia 2016 - Il permesso di camminare sotto la pioggia senza ombrello)
Mentirei se vi dicessi che non è stancante e che non ci saranno momenti neri in cui vi domanderete chi ve l'ha fatto fare, quando ci ripenso mi viene in mente solo una cosa: se solo li avessi accettati con più leggerezza, se mi fossi arrabbiata di meno, se avessi accettato l'accaduto con più fatalità, se mi fossi ricordata che sarebbe stata solo una fase.

(Cracovia 2017 - Santo papà sherpa che porta sulle spalle tutto ciò che è utile all'intera famiglia)
Alcune mie reazioni mi sono spiaciute molte e soffro ancora nel ricordarle, di essere partita non mi sono pentita mai. Forse vi aspettavate un post più pratico, ma alla fine questo è l'unico consiglio che mi sento di darvi: partite, divertitevi e create i vostri ricordi di famiglia!

lunedì 2 luglio 2018

La vita, ultimamente 36


Incominciamo dal fondo: Vittoria che si prende la varicella e di conseguenza trascorriamo le ultime due settimane di giugno chiuse in casa. Tra tutte le malattie virali dell'infanzia, la varicella era quella che temevo di più e facevo bene; purtroppo Vittoria l'ha presa in misura davvero virulenta e per me è stato uno strazio assisterla. Lei è stata davvero stoica e, al posto suo, io mi sarei lagnata molto di più del prurito e del fisico ricoperto completamente di pustole.

(Alle ballerine, dopo lo spettacolo, si regalano fiori)
 
Memore di quello che era successo ad inizio anno in seguito sempre a malanni vari e clausura, sono corsa ai ripari per salvaguardare il mio benessere mentale e, di conseguenza, di tutta la famiglia. Anche se il bisogno non era veramente reale, ho comunque pianificato le visite dei nonni, così da potermi permettere di uscire, anche solo per una passeggiata al mercato a comprare frutta e verdura o per dedicare del tempo solo a me stessa.
Ho anche approfittato di mia suocera chiedendole di portarmi dei pasti pronti; cosa che quella santa donna non aspettava altro di poter fare: riempirmi il frigo. In questo modo io avevo più tempo per stare con VV perché, ragazzi, se c'è una cosa che vuole quando è malata sono io e, come dire, mi marca veramente stretto.

(Quanto sembra grande in questa foto?)

Per fortuna arrivavamo entrambe da due settimane ricche di emozioni e belle esperienze, così come è stato un bel incentivo il pensiero dell'approssimarsi delle vacanze estive. Nell'ordine c'è stata la festa di fine anno della scuola di VV, il compleanno di Vittoria e il suo primo saggio di danza classica; la sottoscritta ovviamente non si è risparmiata con le lacrime, al punto che sto valutando di iniziare ad usare il mascara waterproof...

(Quanto vorrei avere abbastanza spazio da tenere un tecnigrafo da usare come mood board. Questo è di Neò Natura su misura, lo studio di architettura che ha ospitato il workshop)
 
Dopo il corso di letteratura americana tenuto da La McMusa, anche questo mese mi sono seduta ad un banco di scuola; ho partecipato infatti al workshop “Ho una storia per te” tenuto da Lorenzo Naia, alias La Tata Maschio e Marta Pavia, alias zuccaviolina. E' stata una bellissima giornata di sole trascorsa in mezzo a persone appassionate come me di storie e del raccontare, ci siamo impegnati per imparare a farlo attraverso sia le parole che le immagini su Instagram; è stato bello per me poter condividere la mia passione per questo Social, confrontarmi e mettermi alla prova. Ora penso che per un po' non frequenterò più corsi; dopo tanto seminare è tempo di tirare le fila e di pensare al raccolto.

E poi le vacanze, sono sempre più vicine...

giovedì 24 maggio 2018

Safari Urbano


Credo si sia ormai capito quanto a mio marito e a me piaccia fare sempre nuove scoperte ed esperienze e come sia importante per noi cercare di farle anche nella vita di tutti i giorni, non solo in vacanza.
Quando sono venuta a conoscenza di questa iniziativa ho subito pensato fosse perfetta per noi, peccato Vittoria non avesse ancora l'età adatta e così mi è toccato pazientemente aspettare; l'attesa forse ha reso tutto ancora più bello e finalmente alcuni sabati fa è stato il nostro turno per il “Safari Urbano”.

(Gli esploratori ricevono il materiale)
Come recita il sottotitolo l'iniziativa è per una “Città a misura di bambino” e la visita è proprio studiata su di loro; i bambini diventano così partecipanti attivi e non passivi, vengono stimolati ad osservare e a notare nuove prospettivi di luoghi che forse conoscono già e svolgono anche alcune attività, che potranno poi finire a visita conclusa, come ricordo delle belle ore trascorse passeggiando.


Noi abbiamo scelto la formula safari privato, ma periodicamente vengono organizzate visite di gruppo (vi consiglio di iscrivervi alla pagina Facebook per essere sempre informati). Abbiamo coinvolto zii e cuginetti e abbiamo trascorso una bellissima giornata in compagnia.


Vittoria non vedeva l'ora di andare in perlustrazione, era emozionata all'idea di avere lo zainetto proprio come un esploratore e, secondo me, ci avrebbe volentieri lasciati a casa perché si premurava spesso che noi restassimo indietro, il safari era per i bambini!

(Qualcuno ha anche preso appunti)
 
 (Il momento dell'attività!) 
La guida che ci ha accompagnato ha subito conquistato i piccoli, dolce e paziente ha saputo interessarli e renderli partecipi, rispettando i loro ritmi e tempi. Un format che funziona, ne abbiamo avuto prova quando Vittoria è stata in grado di raccontare da sola a degli amici venuti poi a cena a casa nostra tutto il percorso, ricordando anche i nomi dei luoghi o i monumenti che avevamo visitato.

(Controllanda sulla mappa il percorso fatto e le cose viste)
Inutile aggiungere che il gioco dei giorni seguenti è stato quello della guida: cartina in mano girava per casa, diventata ovviamente castello, mostrando stanze e oggetti, le carrozze parcheggiate in giardino (erano le macchine) e avrei voluta filmarla mentre indicava tutta entusiasta il divano, in cui «Ci si può anche sedere e leggere delle storie!» Cosa che abbiamo prontamente fatto. Libro sulle principesse, ovviamente.

(E dopo essersi rifocillati, gli esploratori sono tornati all'opera)
Il progetto è curato e ideato dalla travel designer Deborah Croci e la Tata Maschio Lorenzo Naia e si avvale delle cartine di Italy for Kids e le schede illustrate da Burabacio; ci ha accompagnato nella visita Sara Vescovo, guida turistica accreditata. E dopo Torino, ora il safari è arrivato anche a Bologna, Milano e Firenze.

giovedì 3 maggio 2018

La vita, ultimamente 34


Aprile è venuto in mio soccorso e ha anche fatto le cose in grande: sole, caldo, tante cose da fare e da vedere, nessun contrattempo, addirittura qualche giorno di vacanza da trascorrere tutti e tre insieme. Esagerato!


Abbiamo subito inaugurato la bella stagione trascorrendo il giorno di Pasquetta al mare. Tempo di questa foto e Vittoria era in mutande; a sentire lei l'acqua era tiepida, o forse la voglia di giocare in acqua era più forte. Il Dio benevolo che ha vegliato su tutto il mese ci ha risparmiato il raffreddore.


E' stato anche il mese più ricco di feste di compleanno di tutto l'anno; durante una di queste VV è salita per la prima volta a cavallo, pardon sul pony, il pony più pony del mondo oserei dire, ma lei era felicissima.


Con l'arrivo della bella stagione, i giovani torinesi si riversano in massa forniti di plaid al parco del Valentino. Ricordo ancora la prima volta che ci andai con mio marito, uscivamo insieme da poco, e mentre ci facevamo cullare dai caldi raggi del sole, un piccolo cucciolo peloso e morbidoso cadde tra di noi, non essendo riuscito a frenare la sua corsa. A distanza di parecchi anni, eccoci di nuovo al Valentino, sempre in compagnia di un cucciolo, non peloso però.

 (Una VV inizialmente immusonita perché non avevamo portato il monopattino)

(Alla fine non ci si annoia mai in mezzo alla natura)
 
Ricordo quando, sempre ancora giovani fidanzatini, il venerdì sfogliavamo “Torinosette”, allegato del venerdì de “La Stampa”, alla ricerca di idee su come trascorrere il fine settimana e il periodo in cui eravamo impallinati con il teatro. L'abbonamento che mio marito ci ha regalato a Natale si riconferma un'idea geniale, che ripeteremo sicuramente la prossima stagione. Ad aprile abbiamo visto una bellissima versione de “Don Giovanni” al Teatro Carignano.

(Prima dello spettacolo abbiamo cenato da "Linopassamilvino", la versione abruzzese del fast food)
 
A proposito di botti che vanno riempite (chi è iscritto alla mia newsletter sa di cosa sto parlando), ad inizio mese c'è stato il secondo incontro di “Torino Bohémienne”, appuntamenti curati da Lorenzo Naia, alias La Tata Maschio, e Roberta Rossetti, alias Il T-rex a pois; l'idea è quella di bere un aperitivo insieme e trascorrere il tempo scrivendo, disegnando e chiacchierando. Torno sempre a casa felice e ricca di nuovi spunti. Il terzo ed ultimo incontro sarà il 7 giugno.

(Quando scrivo a mano uso quasi sempre la matita, trovo che la mano scorra più veloce e segua meglio il pensiero)
 
Durante l'autunno e l'inverno la snobbiamo un po', ma con l'arrivo della bella stagione e la riapertura dei giardini, corriamo sempre alla Reggia di Venaria. È enorme e ci sono sempre diverse mostre contemporaneamente da visitare, il rischio noia è impossibile ed è un luogo molto bello a cui siamo ormai affezionati.

 (Immagine di repertorio della prima visita di VV ad un anno. QUI un post su un'altra visita con una VV quasi treenne)

(Cresciuta è cresciuta, non solo VV ma anche la vegetazione dei giardini)
 

Che dire aprile se non grazie, grazie, grazie!