martedì 21 aprile 2020

Ancora Virginia


Ho finito di leggere da poco un libro riguardante Virginia Woolf e, avendone letti altri di cui non vi ho ancora parlato, ho pensato di raccoglierli tutti insieme in un unico post.
Ho notato che la mia conoscenza sulla materia Virginia Woolf si è molto ampliata in quest'ultimo periodo e mi sono data questa spiegazione, oltre al fatto che ho letto molto su di lei: si è trattato di libri scritti da persone che l'hanno conosciuta di persona, o i loro familiari, e che, per questo motivo, hanno una voce in qualche modo più veritiera, meno accademica e teorica. Inutile aggiungere che ne sono più innamorata e affascinata che mai.

Leonard Woolf “La mia vita con Virginia” ed. Lindau

Chi può conoscerla meglio del marito che ha vissuto per molti anni a stretto contatto con lei e che di lei si è preso cura a 360°? Avevo già fatto la conoscenza di Leonard Woolf scrittore quando avevo letto “La morte di Virginia” (QUI) e anche in questo volume si conferma un bravissimo narratore. Forse tende a dilungarsi e a divagare un po', ma è bravissimo a tracciare un preciso racconto di che cosa è stata la loro vita insieme. Fornisce inoltre preziose informazioni su che cosa significhi guadagnarsi da vivere come scrittore e come editore, sia dal punto di vista pratico che economico. E poi che vita culturalmente entusiasmante che hanno vissuto!
Non vi nascondo che sto prendendo in considerazione di leggere la sua autobiografia.
Né lei né io ci siamo mai presi una giornata di vacanza, a meno che non fossimo malati o non partissimo per una vacanza vera e propria, per così dire autorizzata. Ci sarebbe sembrato non solo sbagliato, ma addirittura spiacevole non lavorare ogni mattina, per sette giorni la settimana e per circa undici mesi l'anno. Tutte le mattine, dopo colazione, verso le nove e mezza, ce ne andavamo entrambi a «lavorare» - come spinti da un imperativo inderogabile - fino all'ora di pranzo, all'una. È sorprendente quanto si può produrre in un anno, si tratti di ciambelle o di libri, di pentole o di quadri, se si lavora con impegno e professionalità, per tre ore e mezzo ogni giorno, per 330 giorni. Ecco perché, nonostante tutti i suoi problemi, Virginia riuscì a scrivere così tanto.
Nino Strachey “Stanze tutte per sé” ed. L'ippocampo

Questo libro l'ho nominato già diverso volte, ma non lo avevo ancora letto tutto dall'inizio alla fine. L'autrice, imparentata con la famiglia di Lytton Strachey, tra i fondatori del gruppo di Bloomsbury, è, tra le altre cose, a capo della ricerca per il National Trust. Che dire, se non che questo volume è davvero un gioiello, sia per le meravigliose fotografie al suo interno, ma anche per come racconta i proprietari attraverso le loro case; come hanno deciso di ristrutturarle, arredarle e decorarle, da chi si sono lasciati consigliare, le correnti artistiche che li hanno ispirati. E attraverso le mura che li hanno ospitati, il libro ci dona un nuovo sguardo sugli scrittori e artisti Eddy Sackville-West, Virginia Woolf e Vita Sackville-West.
Cercando qualche informazione sull'autrice, ho scoperto che è previsto per il 2021 il seguito, basato questa volta sulla seconda generazione di Bloomsbury. Non vedo l'ora di leggerlo!
Uniti da un intimo intreccio di rapporti umani e sociali, Eddy, Virginia e Vita crearono tra il Kent e l'East Sussex tre dimore che sfidavano le convenzioni dell'epoca.
V. Woolf, V. Sackville-West “Scrivi sempre a mezzanotte”, a cura di Elena Munafò, Donzelli Editore

Terminato di leggere “Stanze tutte per sé”, in cui veniva già ampiamente nominata l'amicizia tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West, mi è venuto spontaneo approfondirla con questo libro, che ha un unico e importantissimo pregio: raccoglie in ordine cronologico il lungo epistolario di più di cinquecento lettere che le scrittrici e amanti si sono scambiate nel corso del tempo, fino all'ultima, di Virginia, pochi giorni prima che si togliesse la vita. Così disposte si ha il privilegio di assistere al botta e risposta, se così vogliamo chiamarlo, e a come da conoscenza, si trasforma in passione, per poi passare all'amore e all'amicizia. Un sodalizio lungo tutta una vita, un legame forte e generoso, che ha avuto influenza anche sulle loro opere letterarie (Vita era uno degli autori della Hogarth Press, la casa editrice di Virginia e Leonard Woolf). Pochi hanno la fortuna di vivere un'amicizia così, confesso di aver provato molta invidia.
, ho un milione di cose non tanto da dirti, quanto da rovesciarti addosso.
Insomma, se ancora non vi ho invogliato a leggere qualcosa di o su Virginia Woolf, non posso che prendermene tutta la colpa.

sabato 11 aprile 2020

La mia versione della storia


Sono diversi giorni che rifletto se scrivere, cosa scrivere, perché scrivere. Di solito, quando lo faccio, è perché sento una forte spinta e motivazione dentro di me, quel famoso qualcosa da dire. Mi rendo conto però che il periodo che stiamo vivendo è molto complesso, molto sfaccettato e che, soprattutto, non tutti lo stiamo vivendo allo stesso modo. Ci sono così tante variabili, così tante questioni e campi che vengono toccati, è veramente difficile prenderli in considerazione tutti, è impossibile fare un discorso generale che possa arrivare a tutti e che non ferisca nessuno.
Però è anche vero che io non l'ho mai fatto, e non ho neanche mai cercato di farlo; questo blog è il mio sguardo sul mondo, unico, soggettivo. Capita che qualcuno vi si riconosca, oppure che trovi uno spunto per provare anche lui a guardarlo in quel modo. Condividere il mio sguardo è l'unica cosa che posso e so fare.
Inizierei dal fatto che sono grata. Proprio così, sono immensamente grata. Mio marito ed io ce lo siamo detti più volte in questo periodo. Noi e i nostri cari stiamo tutti bene (e speriamo di continuare così), abbiamo una casa accogliente in cui ci sentiamo al sicuro, abbiamo la fortuna di avere un piccolo giardino dove stare all'aperto e un terrazzo su cui stiamo pranzando, facendo merenda, lavorando e facendo i compiti. Sembro l'unica ad essere preoccupata del fatto della solitudine di VV, perché anche se lei ammette di sentire la mancanza dei suoi coetanei, non l'ho mai vista così serena. Assistere poi alla magia della sua fantasia e dei lunghi giochi che si inventa da sola è bellissimo. È una bravissima studentessa e non vi nascondo che mi piace molto organizzare le sue ore di studio e trovare attività ed esercizi per approfondire gli argomenti e soddisfare la sua curiosità. Stiamo facendo finalmente i lavori di riparazione della casa che rimandavamo da troppo tempo e li stiamo facendo noi, trovando anche molta soddisfazione nel farli. Ci dilettiamo in cucina, guardiamo film, serie tv, leggiamo molto, guardiamo video di biblioteche o librerie che leggono albi illustrati.
Se pensate che mi stia vantando state interpretando male. Riconoscere le mie fortune è una forma di rispetto verso chi non le ha. La famosa frase “Quando siete felice fateci caso” di David Foster Wallace può essere declinata in vari modi, la gratitudine è una di questi. Questo tempo che stiamo trascorrendo insieme è un dono.
Non dimentico il contorno, non sono così ingenua o superficiale, così come non sono chiusa nella piccola bolla del mio mondo: ci sono i malati, ci sono i morti, c'è chi sta per perdere il lavoro e chi l'ha già perso. C'è mia madre a casa da sola, che sembra reagire bene, ma chi può davvero saperlo, magari mente, per non farci preoccupare.
E adesso tiro le fila. La cosa più assurda per me di questa situazione è che io l'ho già vissuta. Solo che ero l'unica ad essere malata, non il mondo intero. Credetemi quando vi dico che per me è pazzesco rivivere attraverso tutti voi, quello che ho passato io: la paura, la rabbia, l'impotenza, la mancanza di un futuro. Credetemi quando vi dico che, dalla mia esperienza, l'unica cosa che possiamo fare è fare del nostro meglio con quello che abbiamo. Credetemi quando vi dico che la stessa storia può essere raccontata in tanti modi e vi invito a cercare di vedere e raccontare il buono e il bello. Non abbiate paura del fatto che la vita non sarà mai più la stessa perché domani non è mai uguale a oggi e voi avete il potere di (provare a) renderlo migliore.
Ieri durante la cena ho chiesto a VV se le sarebbe piaciuto leggere un libro insieme e le ho suggerito di andare a sbirciare tra i miei libri di bambina/ragazzina. È tornata con “Piccole donne”. Alla veneranda età di 41 anni ho iniziato a leggere per la prima volta “Piccole donne” (l'avevo diverse volte preso in mano e poi abbandonato dopo poche pagine, lo trovavo noioso e sdolcinato).
Il primo capitolo si chiude con le quattro sorelle raggruppate attorno alla madre mentre legge la lettera del padre dal fronte di guerra; che si conclude così:
... ricorda loro che nell'attesa si possono compiere tanti lavoretti, così che molte giornate dolorose non saranno trascorse inutilmente.”
Questo il mio augurio per Pasqua: facciamo in modo che tutto questo dolore non sia stato inutile.

Vi abbraccio, Francesca