sabato 31 dicembre 2011

Leggere la vita



La letteratura si differenzia dalla vita in questo: che la vita è piena di dettagli in modo amorfo, e raramente ci guida verso di essi, mentre la letteratura ci insegna a notare.
La letteratura ci rende migliori osservatori della vita; noi mettiamo in pratica l'insegnamento nella vita stessa; in tal modo diventiamo più bravi a notare i dettagli quando leggiamo così impariamo a leggere sempre meglio la vita.

James Wood
Vi auguro un 2012 ricco di letture. Francesca


giovedì 29 dicembre 2011

Sospensione, rinascita e buoni propositi



Sono giorni un po' così, inconcludenti, di molti “non mi viene”, sopratutto per quanto riguarda il blog e lo scrivere. Ma devo sforzarmi di accogliere e accettare anche questi momenti. Come la natura va in letargo, forse anch'io ho bisogno di un po' di sospensione.
Quindi passo di qui per un breve saluto, vi lascio un filmato di speranza e rinascita e una lista di buoni propositi per il nuovo anno che si approssima.


sabato 24 dicembre 2011

Gratitude


Gratitude unlocks the fullness of life. It turns what we have into enough, and more. It turns denial into acceptance, chaos into order, confusion into clarity. It turns problems into gifts, failures into success, the unexpected into perfect timing, and mistakes into important events. Gratitude makes sense of our past, bring peace for today and creates a vision for tomorrow.

Melodie Beattie

Tanti auguri di Buona Natale, Francesca


martedì 20 dicembre 2011

Le parole verranno Wish List 2011

Quando ero ragazzina, per Natale, avevo preso l'abitudine di scrivere una lista dei regali che mi sarebbe piaciuto ricevere. Non ricordo come era iniziata questa consuetudine, se era stata una mia iniziativa o se era semplicemente una richiesta generica a cui io avevo risposto con esagerata sollecitudine. La cosa proseguì per alcuni anni per poi scemare nel nulla.
Non molto tempo fa ho scoperto che mio fratello ha conservato quelle mie famose liste e, durante una cena di famiglia, abbiamo riso fino alle lacrime nel leggerle. Ho sempre saputo di essere una persona precisa, ma non mi rendo conto che alle volte sono al limite del comico. Ad esempio, in una lista esprimevo il desiderio di ricevere una gonna a trapezio e, tra parentesi, specificavo: isoscele. Oppure, in un altro elenco, ecco comparire il mio proverbiale pessimismo: “Cose che mi piacerebbe ricevere ma che tu non mi regalerai mai”. Numerosi i libri, alcuni non li ho ancora letti altri, addirittura, mi sono suonati completamente nuovi se non sconosciuti e non saprei proprio dire perché desiderassi leggerli e dove avessi pescato autore o titolo.
Ormai, da un po' di tempo, abbiamo smesso di farci i regali a Natale ma, quest'anno, mi sono divertita a stilare comunque una lista. Ecco alcune cose che mi piacerebbe trovare sotto l'albero.

Un anello, pegno dell'amore che ho verso le lettere:

(via Baby Mine)

Una favola sulle parole, per ricordarsi quanto sono preziose:



Sono una lettrice golosa:



(via Oh Joy!)

Le parole addosso:



E a voi, cosa piacerebbe trovare sotto l'albero di Natale?

domenica 18 dicembre 2011

Come un labirinto

Ho letto per la prima volta un suo libro all'università, durante uno dei più bei corsi che io abbia mai frequentato. L'ho letto quindi solo perché era uno dei testi obbligatori per poter dare l'esame e ammetto che prima di allora non avevo mai sentito parlare di lui. Dopo quell'esame, senza fretta, come per centellinare il piacere, ho letto quasi tutti i suoi romanzi ed è diventato uno dei miei autori preferiti. Ogni volta che prendo in mano un suo libro si ripresentano sempre gli stessi effetti, le stesse sensazioni, è come se sapessi cosa aspettarmi da lui ma nel frattempo mi fossi dimenticata quanto fosse piacevole leggerlo.
L'ultimo libro di Paul Auster che ho letto, Invisibile, l'avevo con me durante il viaggio in Umbria, nel senso che, non riuscendo a separarmene, l'ho letto proprio durante il viaggio, in macchina, mentre mio marito guidava. La lettura è proceduta più o meno in questo modo: cercavo di darmi dei limiti, interrompendo la lettura e posando il libro sul cruscotto, per non finirlo troppo in fretta e per tenere compagnia a mio marito, e cedevo riprendendolo e dicendomi «Leggo ancora solo un paragrafo». Il balletto cruscotto-lettura è andato avanti fino a quando non ho finito il libro.
Paul Auster ha la capacità di creare dei personaggi e delle storie che mi lasciano sempre senza fiato. Nei suoi libri niente e nessuno sono come sembrano e ogni volta procedo nella lettura con la speranza di “venirne a capo” di trovare “la soluzione”, arrivare a una spiegazione, un significato. Ma Paul Auster conosce bene la vita umana e sa meglio di me che è incomprensibile e inspiegabile. Le vite di ognuno si incrociano, si sfiorano e si scontrano con quelle degli altri e non si può mai sapere dove ci condurrà quello che noi chiamiamo destino. A mente fredda potrebbe sembrare che i suoi libri non si concludono mai, che siano incompleti, eppure è proprio questo che amo di loro, il mio continuare a rimuginarci sopra, il mio “batterci la testa”, il procedere a tentoni. I libri di Paul Auster sono come un labirinto in cui non vedo l'ora di perdermi e non uscirne mai più.


mercoledì 14 dicembre 2011

#leaveamessage day

Oggi purtroppo sarò tutto il giorno al lavoro, così mi sono dovuta ingegnare...
Nel pomeriggio una persona, al mio posto, si recherà alla Biblioteca Civica di Collegno, in provincia di Torino, salirà le scale che conducono al primo piano e svolterà verso destra, per raggiungere la sala con i libri di letteratura e narrativa. Chissà se come me, se fossi al suo posto, avrà un po' il cuore in gola e ad ogni passo avrà la sensazione che tutti siano lì per guardare proprio quello che sta per fare. Affretterà quindi il passo e, senza quasi guardarsi attorno, si avvicinerà all'espositore delle “novità” e appoggiato il biglietto, si allontanerà precipitosamente. Oppure si prenderà tutto il tempo di cui ha bisogno, valuterà bene quale punto sia il più visibile e magari avrà anche l'audacia di rimanere per vedere chi sarà il “trovatore”... di questo:






Tutti gli altri potranno leggere che cosa c'è scritto nel biglietto qui.



domenica 11 dicembre 2011

Contagia lenta la frase

Abbandonata su una Pagina, come per caso
Può sollecitare lo sguardo una Parola
Contagia lenta la frase...

Emily Dickinson
Mercoledì 14 dicembre è il #leaveamessage day.



Preparatevi a un'invasione di parole!

mercoledì 7 dicembre 2011

La sua bambina



Gesù Bambino ha portato un regalo anche a me!” dissi, e aprii la giacca per meglio far comprendere a cosa mi riferivo. Era il giorno di Natale al ritorno dalla Santa Messa. Se volevo sbalordire i miei amici ci ero riuscita. Mi guardarono da prima stralunati, poi increduli; quando capirono che parlavo sul serio, mi investirono di domande. Ma come potevo essere contenta di avere un altro figlio, quando ne avevo già due, e proprio ora che erano già cresciuti? Ma che voglia avevo? E via di questo passo. Io godevo nel vedere questo imbarazzo nei loro visi, quasi scandalizzati. Graziano, mio marito, ed io eravamo felici, avendo due maschietti, Massimiliano di nove anni e Alessandro di sette, speravamo fortemente che questa nuova gravidanza ci portasse una femminuccia.
Non era stata programmata ma “ci era caduta come una tegola sulla testa”. Infatti non pensavamo di avere un altro figlio, due ci sembravano più che giusti. Ad essere sincera, appena scoprii di essere incinta non ne fui troppo felice, anzi ero preoccupatissima. Mi chiedevo in continuazione come avremmo fatto a cavarcela; io lavoravo, sarei riuscita a lavorare e crescere tre figli? Dunque i primi giorni di gravidanza non furono proprio sereni.
Cominciai anche a stare male, molto di più rispetto alle gravidanze precedenti. Fu proprio questo star male che fece pensare sia a me che a mio marito che molto probabilmente si trattasse di una bambina. Entrai così in uno stato di grazia particolare, cominciai ad aspettare la mia bambina (eh sì, perché ormai mi sentivo quasi sicura che fosse una lei) con gioia e trepidazione e coinvolsi tutti nell’attesa.
Mio marito, che all’inizio aveva avuto le mie stesse perplessità, era felice e non faceva altro che coccolarmi; mi sosteneva nei momenti in cui stavo male. Massimiliano e Alessandro poi erano addirittura elettrizzati all’idea di avere una sorellina e diventarono impazienti. Quante domande mi facevano: quanto è grande adesso? Quanto è lunga? Ma mangia lì dentro? Ma non sta stretta? E poi mettevano le loro mani sul mio ventre per sentire i suoi calcetti. Quanti calci dava, sembrava un terremoto. Il suo caratterino incominciai a definirlo già mentre era ancora nel mio grembo, capii già da allora che sarebbe stato un carattere forte e irrequieto.
Quando aspettavo i due maschietti i nomi li scegliemmo io e mio marito, ma ora c’erano anche i fratellini a dire la loro, così ci mettemmo tutti d’accordo e il nome che piaceva ad Alessandro e Massimiliano piaceva anche a noi, e quel giorno fu deciso che ti saresti chiamata “Francesca”.
Fu una calda domenica di luglio, nel pomeriggio eravamo stati a passeggiare al parco Ruffini assieme ai nostri amici. Guardavo con un po’ d’invidia la mia amica Mirella, che spingeva orgogliosa la carrozzella con dentro il suo bel bambino. Io invece mi trascinavo stancamente per i viali del parco con il mio enorme pancione, ero in ritardo di qualche giorno, faceva un gran caldo e mangiavo granite per sentire un po’ di fresco.
Tornati a casa mi lamentai del male alla schiena con mio marito. Tutti e due pensammo alla stessa cosa, cioè tutti e quattro, eh sì perché anche i tuoi fratelli erano in attesa. Non ci sbagliammo, i dolori aumentavano e si facevano sempre più vicini così, presa la valigetta già pronta, il tuo papà mi accompagnò all’ospedale. Soffrii anche per te come per i tuoi fratelli, ma fu un travaglio più breve, infatti nascesti due ore dopo. Chiesi subito ai medici che avevo intorno: “Cos’è?”. Loro mi risposero chiedendomi cosa avessi a casa. “Due maschietti” risposi. E loro dissero: “Questa è una bambina”. Piansi di gioia. Era nata Francesca, la nostra bambina. Pensai alla gioia che avrebbero provato il tuo papà, i tuoi fratelli e tutti quelli che ci volevano bene e mi sentii immensamente felice.

Con questo racconto partecipo al contest di Mamma è in pausa caffè anzi, è più corretto dire partecipa, perché l'ha scritto, tanti anni fa, mia madre proprio su quei fogli di bloc-notes che si vedono nella foto, quando era ricoverata in ospedale e un brutto male l'ha tenuta, per molto tempo, lontana dalla sua bambina.



domenica 4 dicembre 2011

Le parole addosso 8


Una collana con i tasti della macchina da scrivere o, in inglese, typewriter key necklace. Per avere sempre con se la “chiave” o il “tasto” che fanno vibrare le corde della nostra anima e lasciano il segno...