mercoledì 29 febbraio 2012

La partita

Imparare significa questo dopotutto: non conta se si perde la partita, ma come la si perde, e in che modo mutiamo a causa di ciò, e cosa ne ricaviamo, qualcosa che prima ci mancava e che ora potremo applicare ad altre partite. Perdere, in certo qual modo curioso, è vincere.

Richard Bach

martedì 28 febbraio 2012

50 Ways to Cope with Stress

 Get up 15 minutes earlier. PREPARE FOR THE MORNING THE NIGHT BEFORE. Don't rely on your memory... write things down. REPAIR THINGS THAT DON'T WORK PROPERLY. Make duplicate keys. SAY “NO” MORE OFTEN. Set priorities in your life. AVOID NEGATIVE PEOPLE. Always make copies of important papers. ASK FOR HELP WITH JOBS YOU DISLIKE. Break large tasks into bite sized portion. LOOK AT PROBLEMS AS CHALLENGES. Smile more. BE PREPARED FOR RAIN. Schedule a play time into every day. AVOID THIGHT FITTING CLOTHES. Take a bubble bath. BELIEVE IN YOU. Visualize yourself winning. DEVELOP A SENSE OF HUMOUR. Stop thinking tomorrow will be a better today. HAVE GOALS FOR YOURSELF. Say hello to a stranger. LOOK UP AT THE STARS. Practise breathing slowly. DO BRAND NEW THINGS. Stop a bad habit. TAKE STOCK OF YOUR ACHIEVEMENTS. Do it today. STRIVE FOR EXCELLENCE, not PERFECTION. Look at a work of art. MAINTAIN YOUR WEIGHT. Plant a tree. STAND UP AND STRETCH. Always have a plan B. LEARN A NEW DOODLE. Learn to meet your own needs. BECOME A BETTER LISTENER. Know your limitations and let others know them too. THROW A PAPER AIRPLANE. Exercise every day. GET TO WORK EARLY. Clean out one closet. TAKE A DIFFERENT ROUTE TO WORK. Leave work early (whit permission). REMEMBER YOU ALWAYS HAVE OPTIONS. Quit traying to “fix” other people. GET ENOUGH SLEEP. Praise other people.
RELAX, TAKE EACH DAY AT A TIME... YOU HAVE THE REST OF YOUR LIFE TO LIVE.

Una veloce e molto letterale traduzione:

50 trucchi per affrontare lo stress.
Svegliati 15 minuti prima del solito. Preparati la sera prima per il giorno seguente. Non fare affidamento sulla tua memoria… prendi appunti. Ripara le cose che non funzionano correttamente. Fai una copia delle chiavi. Di più spesso  di “no”. Datti delle priorità nella tua vita. Evita le persone negative. Fai sempre una copia dei documenti importanti. Chiedi aiuto per i lavori che non ti piacciono. Spezza un compito grande in tante piccole porzioni. Guarda ai problemi come a delle sfide. Sorridi di più. Sii pronto per la pioggia. Pianifica un momento di svago ogni giorno. Evita gli abiti che stringono troppo. Fai un bagno pieno di bolle. Credi in te stesso. Immaginati mentre vinci. Sviluppa il senso dell’umorismo. Smetti di pensare che domani sarà un giorno migliore di oggi. Poniti degli obiettivi solo per te stesso. Saluta uno sconosciuto. Guarda le stelle. Esercitati a respirare lentamente. Fai cose assolutamente nuove. Interrompi una brutta abitudine. Prendi nota dei tuoi successi. Fallo oggi. Ambisci all’eccellenza, non alla perfezione. Guarda un’opera d’arte. Mantieni il tuo peso. Pianta un albero. Alzati e stiracchiati. Cerca di avere sempre un piano B. Impara un nuovo “giochino”. Impara ad andare incontro ai tuoi bisogni. Diventa un ascoltatore migliore. Conosci i tuoi limiti e fai che li conosca anche chi ti sta accanto. Lancia un aeroplano di carta. Fai attività fisica ogni giorno. Vai al lavoro prima del solito. Metti in ordine un armadio. Fai una strada diversa per andare al lavoro. Esci prima dal lavoro (con un permesso). Ricordati che hai sempre delle alternative. Smettila di cercare di “inquadrare” gli altri. Dormi a sufficienza. Loda le altre persone.
Rilassati, affronta un giorno alla volta… hai il resto della tua vita per vivere.

lunedì 27 febbraio 2012

Aspettare che si accenda la luce

Per tutta la vita ci sentiamo sballottare da eventi che non afferriamo e siamo pervasi da un senso di inadeguatezza, come se ogni cosa sfuggisse al nostro controllo e il cinismo rappresentasse l'unico antidoto allo smarrimento. Ma appena diamo tregua al cervello e inneschiamo il cuore, sentiamo che tutto ciò che d'incomprensibile ci succede contiene un significato. E il fatto di trovarci al buio non significa che la stanza sia vuota, ma solo che bisogna aspettare che si accenda la luce.

Massimo Gramellini
Qui le frasi degli altri partecipanti.


La settimana delle parole


Potevo forse non partecipare alle bella iniziativa de Il giardino segreto?
Questa settimana sarà un'occasione per me per condividere con voi alcune delle frasi, dei brani o delle poesie che da anni trascrivo in un mio quaderno e che sono per me fonte di ispirazione e spesso conforto. Ne approfitterò anche per "prendere una vacanza" dal tema portante di questo blog e quindi non mi limiterò a scrivere solo di scrittura, lettura o libri. La sfida per me sarà anche riuscire a scrivere tutti i giorni.
A più tardi allora, è buona settimana delle parole a tutti!

venerdì 24 febbraio 2012

Offrimi un caffè

Io amo le “prime volte”. La mia agenda, che è anche un po’ un diario, è piena di “la prima volta che…” ho fatto qualcosa, la prima volta che la mia strada ha incrociato quella di una persona diventata importante per me, la prima volta che abbiamo visto la nostra casa.
E’ così facile che qualcosa diventi un’abitudine, un gesto compiuto meccanicamente, senza più farci caso, e ricordare il giorno in cui è stata la prima volta in cui si è fatto è un modo per rendere speciale anche le piccole cose, quelle di cui si tende a non dare tanta importanza.
Purtroppo ho iniziato tardi ad apprezzare le mie prime volte; ad esempio, non ricordo quando è stata la prima volta che ho bevuto il caffè. Vi starete domandando perché come esempio porti proprio il caffè. E’ nato tutto da qui, ho incominciato a riflettere sul caffè, sul quando, dove e perché lo bevo e, ad un certo punto, mi sono resa conto che non so di preciso quando ho iniziato a berlo. Quando avranno smesso di dirmi che il caffè è per i grandi? Chi me lo avrà offerto la prima volta? Quanto zuccherò avrò messo? Chissà che gusto avrà avuto il mio primo caffè e io, come mi sentivo mentre lo bevevo? Grande?
In mezzo a tutti questi pensieri è spuntato un ricordo, che riguarda me ma è di mia madre, è stata lei a raccontarmelo. Passavo tanto tempo con le bambole e ogni volta ero una mamma diversa: quella che andava in ufficio, quella che era casalinga, quella che andava a fare la spesa e quella che giocava alle signore e invitava sua madre, in questo caso in veste di “vicina di casa”, a prendere il caffè. Sorrido pensando all’immagine di me, bambina, che fa conversazione (IO: “La bambina mi fa impazzire, fa tanti capricci”, LEI: “Non mi dica, signora, a volte anche la mia” e io, capendo a chi si riferiva: “Ma mamma!”). Mi vedo apparecchiare la tavola, la cura per i dettagli l’ho avuta sin da piccola, versare il caffè e porgere la tazza alla vicina di casa, chiedere quanto zucchero desidera e lei che fa per bere ma è interrotta dal mio: “Attenta, brucia!”. Il mio non voler mai lasciarla andare alle sue incombenze, non voler mai far finire un gioco…
Adesso… adesso che sono diventata davvero una signora (anche se mi fa un po’ impressione scriverlo), che non è più un gioco, ma si fa sul serio, forse è il momento che la bambina che ero mi offra un caffè e mi ricordi come si assapora qualcosa, come se fosse ogni volta la prima volta, e come farla durare.

mercoledì 22 febbraio 2012

Nel DNA


Tutti ne hanno uno. Si crea ogniqualvolta ci si scrive sulla mano. E' il carattere tipografico basato sul nostro DNA. Parole uniche al mondo.



domenica 19 febbraio 2012

Rigirarsi le parole in testa

Se volete conoscere meglio uno scrittore leggete, se pubblicati, i suoi diari. Ne ero già convinta dopo aver letto quelli di Virginia Woolf e ne ho avuto la conferma ora che ho finito i diari di Sylvia Plath.
Sono una miniera preziosa di informazioni sul loro “metodo di lavoro”, su come nasce un'idea, che poi si sviluppa in un'opera letteraria, sulle loro abitudini, i vizi, i timori, ma anche la vita di tutti i giorni e cosa significa essere scrittori nella quotidianità. Il tutto arricchito dal fatto che nei diari scrivono senza filtri; non si rivolgono a nessun lettore se non loro stessi, non c'è nessuna auto-censura in atto e tutto quello che buttano sulla carta è frutto di una totale libertà, senza nessuno scopo che non sia quello di annotare quello che gli passa per la testa, attraverso il cuore e l'anima.

Sii stoica, se necessario e scrivi – hai visto molto, sentito profondamente e i tuoi problemi sono sufficientemente universali per dar loro un senso – SCRIVI.
Vivo nel vuoto da sei mesi, non scrivo da un anno. La ruggine mi soffoca. Quanto desidero tornare prolifica. Rigirarmi le parole in testa. Voglio passare altri 150 giorni a rassicurarmi su come scriverò, o voglio prendere coraggio e cominciare subito? C'è qualcosa che è trattenuto giù in fondo, sommerso. La voce è raggelata... Com'è la mia voce?


mercoledì 15 febbraio 2012

A capofitto nel mare

Dal vocabolario:

Recensione: articolo critico su una nuova pubblicazione.
Critica: l'arte e il metodo di esaminare e giudicare qualcosa.
Giudicare: dare un giudizio su qualcosa o qualcuno; pronunciare una sentenza su qualcuno
Giudizio: atto dell'intelletto col quale si afferma o si nega la convenienza di un concetto o di un altro.
Sentenza: frase per lo più concisa e incisiva che annuncia una verità o una norma morale; parere, opinione.
Parere: modo di giudicare intorno a qualcosa.
Opinione: ciò che si pensa di qualcosa o di qualcuno pur senza la certezza assoluta di essere nel giusto.

Pensieri sparsi (in realtà domande) dopo aver letto questo post.

  • Recensire è un'arte? C'è una scuola dove la insegnano? Ci sono delle regole e norme su cui basarsi?
  • Una recensione negativa è una condanna? Un libro stroncato è un libro destinato al macero?
  • Quale editore sarà così sciocco da dare in lettura un libro a un critico che esprime o ha espresso in passato giudizi negativi e correre il rischio così di andare in contro ad una stroncatura/condanna?
  • Esprimere un'opinione rende automaticamente l'essere un critico?
  • Si può parlare/scrivere di un libro senza esprimere un'opinione/giudizi/parere? Ci si limita a fare un riassunto della trama?
  • Quando si legge una recensione non si è forse alla ricerca proprio di un'opinione? Leggere una recensione non è forse la ricerca della risposta a questa semplice domanda: “Questo libro, secondo te (recensore), lo devo leggere? Me lo consigli?”
  • Perché l'opinione di qualcuno è più importante di quella di qualcun' altro? Come si ottiene questa autorevolezza? Quali caratteristiche/competenze ha un bravo recensore?
  • Ci sono cattivi recensori, cattive recensioni o entrambi?
  • Le recensioni sono per i lettori, gli scrittori o gli editori?
  • Vale per i recensori quello che si dice per i professori? (Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna)

Potrei andare avanti ancora per molto, la verità è che non c'è una sola verità, non c'è una risposta giusta e una sbagliata. Per ora mi limito a condividere con voi un brano di un libro che ho appena iniziato a leggere (guarda il destino...). In questo brano John Keats, il poeta, risponde alla lettera di un amico che cercava di consolarlo per alcune pesanti critiche fatte a un suo libro:

Non posso non essere grato a quei due signori che hanno preso le mie difese. In ogni caso, conosco bene i miei punti di forza e di debolezza. La lode e il biasimo non hanno che un effetto momentaneo in chi, amando la bellezza in generale, è giudice severo del proprio lavoro. Le critiche che io stesso ho mosso alla mia opera m'hanno fatto più male di quella della «Blackwood's» o della «Quarterly». E poi, quando so di essere nel giusto, non c'è encomio di estranei che possa darmi quell'eccitazione che percepisco in solitudine, riconfermando ciò che avevo giudicato bello.
Con “Endimione” mi sono buttato a capofitto nel mare, e così sono diventato pratico di secche, sabbie mobili e scogli, più di quanto lo sarei stato se fossi rimasto a riva, a suonare un'insulsa zampogna o a sorbire tè e confortevoli consigli.
Non ho avuto paura di fallire, perché preferirei comunque fallire che non essere tra i grandi.


domenica 12 febbraio 2012

Parole d'amore

Impossibile dimenticarsi che tra due giorni è San Valentino, ovunque è un tripudio di cuori e del colore rosso.
C'è chi lo festeggia, chi odia queste ricorrenze consumistiche, chi afferma che si dovrebbe dimostrare amore e affetto i restanti 364 giorni dell'anno. A prescindere a quale categoria apparteniamo, qui di seguito alcune idee carine che ho scovato. Love is in the Web.







Non il solito biglietto.




Libri da NON regalare a San Valentino.

Per chi non crede che l'amore sia per sempre, ma promette di amare sempre.






Coriandoli, per un carnevale d'amore.


Che l'amore e tutto ciò che c'è,
è tutto quello che sappiamo dell'amore.
Emily Dickinson

giovedì 9 febbraio 2012

Infinite distanze

Considerare l'uso della parola scritta.
E' indispensabile a ogni principio.

Essa percorre infinite distanze,
e nulla al mondo può fermarla.

Attraversa i millenni.

Osservandola da un lato,
ci chiarisce le leggi per il futuro.

Osservandola dall'altro,
ci fornisce il modello degli antichi maestri.

La parola scritta ha salvato governi
dalla rovina, e diffonde la morale.

Con essa non esiste strada
troppo difficile da percorrere,
né idea troppo confusa
per essere ordinata.

Essa scende come pioggia dalle nuvole;
rivivifica lo spirito vitale.

Incisa nel marmo e nel bronzo,
rende onore a ogni virtù.

Essa canta nel flauto e nelle corde,
e ogni giorno ne esce rinnovata.

Lu Ji

domenica 5 febbraio 2012

Trasalire

E' da un po' di settimane che ho finito di leggerlo ma non ve ne ho ancora parlato perché non riuscivo a trovare un modo per spiegare che cosa mi fosse successo durante la lettura. Perché non potevo ridurre tutto a un semplice “mi è piaciuto” o “non mi è piaciuto”.
Poi mi è venuta in mente questa immagine: incontrate un carissimo amico che, per un serie di motivi, non vedevate da parecchio tempo e di cui non avevate ricevuto più notizie. Siete seduti uno di fronte all'altro in una caffetteria e siete pervasi dalla gioia di questo incontro, dal piacere di raccontarvi e di ascoltare, cercando di recuperare il tempo perduto. Riscoprite un poco alla volta i tic, i gesti, il tono della sua voce, il modo in cui tiene la tazza in mano, e li assaporate ad uno ad uno, come un piatto che non mangiavate da tanto tempo e di cui vi eravate dimenticati il profumo, il colore e soprattutto il sapore.
Questo amico inizia a raccontarvi una storia e voi vi mettete comodi, avete sempre amato i suoi racconti, è sempre stato un piacere stare ad ascoltarlo. Ad un certo punto però lui dice una cosa che vi fa trasalire. Ma l'effetto non è come quando la persona che vi siede di fronte ha qualcosa tra i denti, che sei così preso a pensare “Glielo dico? Non glielo dico? Adesso glielo dico. Sì, ma come?”, al punto di non accorgervi che non lo state più ascoltando e che vi siete persi un pezzo del racconto. No, in questo caso non siete distratti, siete inizialmente stupiti, poi incominciate a chiedervi come sia possibile, arrivate a pensare di avere capito male e, alla fine, la cosa che vi aveva detto vi è così incomprensibile che stentate a credergli. Non riuscite a capire, non siete in grado di darvi una spiegazione e allora è più semplice non dargli credito.
Più o meno è andata così la lettura di “Mr Gwyn” di Alessandro Baricco. Era parecchio che non leggevo un suo libro e stavo riassaporando il piacere della sua scrittura, del suo modo di creare mondi e soprattutto personaggi. Poi però è arrivata Audrey e sono trasalita. Non sono sicura di aver capito, fossi stata al posto di Rebecca, ecco, avrei preteso qualche spiegazione in più. Non sono completamente contenta di come sono finite le cose.
Proprio non riesco a credere a quello che ha detto Audrey. E voi? Vero che ha mentito?


giovedì 2 febbraio 2012

Le parole addosso 10


Per affrontare la neve. Ricordandosi che, come le parentesi, una volta aperte vanno sempre chiuse.

(via Refinery29)