lunedì 29 ottobre 2018

Sono spesso emozionata


Una mattina a colazione Vittoria, tra un biscotto inzuppato nel latte e l'altro, mi ha detto che aveva i crampi alle gambe. Dopo aver valutato insieme il ventaglio delle possibili cause, le ho chiesto: “Potrebbe essere che ieri eri un po' emozionata di andare a cena a casa di Federico?” (compagno di classe nonché, a sentire entrambi, futuro marito). Lei ci ha pensato un po' su e poi mi ha detto: “Sai mamma, io sono spesso emozionata.”
È la prima volta in assoluto che VV da atto di essere a conoscenza di questo lato del suo carattere, cioè di essere molto sensibile e la cosa mi ha davvero molto commossa, nonché resa felice di questa sua consapevolezza.
In quanto molto sensibile a mia volta, questo aspetto di lei mi aveva sempre molto angustiata, un genitore non vorrebbe mai veder soffrire il proprio bambino, aggiungi poi il fatto che questo mio “difetto” io non lo sappia affatto gestire, in alcuni momenti ero quasi disperata di non poter proteggere in alcun modo mia figlia dai colpi della vita. (Sì sì, sono proprio quel tipo di madre che la fa tragica)
Ho poi pensato a tutte le cose che Vittoria, consapevolmente o no, fa da “emozionata” e ho avuto un moto di orgoglio verso di lei: quanto è stoica! Non ha il bagaglio di esperienze di un adulto, non sa valutare i pro e i contro, non sa mettere in atto meccanismi di difesa, non sa spiegarsi molte delle cose che accadono e che prova, l'unico suo metro è: fare o non fare. E molto spesso è obbligata a fare. E lo fa, senza troppe storie.
E così, se penso al tempo che ho sprecato in tutti questi anni tormentandomi, facendomi mille paranoie, temendo il giudizio, temendo la figuraccia, temendo di rendermi ridicola, temendo di essere fraintesa, temendo di non piacere. Temendo di essere me stessa.
E così, dopo giorni, settimane, mesi in cui mi interrogo su dove e come e perché riprendere a scrivere, sono arrivata a questa semplice conclusione, è giunto il momento di fare una confessione: non ho più i crampi perché, a questa età, la tensione mi blocca la cervicale; passo troppo tempo a immaginare le conseguenze di ogni mia azione o frase; mi faccio dei film mentali che, arrivati a questo punto, posso affermare con assoluta certezza di aver vissuto almeno 10 vite diverse nella mia fantasia; sogno ad occhi aperti e ho molti più incubi di giorno che di notte; mi sento una eterna principiante e sono così insicura che provo quasi un dolore fisico.
Tra le mille domande sul senso di molte cose che mi sto facendo da qualche mese a questa parte, non vi nascondo di essermelo chiesta anche per il blog, la newsletter, Instagram, Facebook e le molte ore che questa vita virtuale mi porta via. Poi però trovo delle lettere, o dei bigliettini, o delle cartoline nella mia casella di posta, non solo quella virtuale, proprio quella vera. Non mi porta soldi questa realtà virtuale, non mi porta ingaggi, collaborazioni, notorietà, regali... non faccio gli unboxing; però mi ha portato persone, incontri, amicizie. Non solo ha senso, ma ha anche valore.
E in una di queste cartoline, Martina mi ha scritto:
Non sai bene se la vita è un viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un giorno che si svolge giorno dopo giorno... non sai se ha senso.
In certi momenti, il senso non conta, contano i legami.
J.L Borges
Ecco, volevo dirvi che sono molto emozionata, lo sono spesso, lo sono quasi sempre.


lunedì 1 ottobre 2018

Tutto tace


Tutto mi sarei aspettata da questa estate 2018 tranne che le parole mi avrebbero abbandonato. Se è vero che il nome di questo blog può far supporre che io le stessi da sempre aspettando, in realtà non mi erano mai mancate, quello che più semplicemente attendevo era il sapere finalmente usarle bene, scrivere bene.
Invece è calato il silenzio e, cosa ancora più assurda, l'ho realizzato solo ora. All'inizio pensavo di stare troppo male per scrivere, temevo di infondere al testo tutta la tristezza e disperazione che stavo (e sto) provando. Nella mia testa, poi, sembravo improvvisamente incapace di parlare delle mie sensazioni e sentimenti con il mio solito riserbo e, allo stesso tempo, non avevo nessuna voglia di parlare dei fatti miei.
Poi un giorno qualcuno di voi ha scritto nei commenti “Tutto bene? Tutto tace” (grazie per esserti preoccupato per me, anonimo) e in due parole ha descritto quello che stavo vivendo: oblio. Io non lo so dire quello che sto vivendo.
Ora sono nella fase “va bene così”, mi manca il blog, ma nemmeno tanto, potrei anche vivere senza. Non ho voglia di obbligarmi a scrivere, non per forza tutto deve avere un nome o una spiegazione. Però mi dispiaceva non aver mantenuto l'impegno preso e cioè non essere tornata a scrivere all'inizio di settembre e, questo sì, due parole due sentivo di dovervele dare. Senza capo ne coda, ma eccole qua.
Il sorriso non mi manca, ho questa cosa che sorrido spesso, la gente me lo fa sempre notare e, quando succede, non posso fare a meno di pensare tra me e me “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”. La gente mi fa un complimento e io mi sento stupida. Anche le lacrime mi tengono spesso compagnia, non ho mai pianto così tanto come in questi ultimi mesi; in “Donne che corrono coi lupi” l'autrice scrive che le lacrime sono traghettatrici, chissà dove mi stanno portando.
Sto leggendo molto e penso che, se mai riprenderò a scrivere, sarà per condividere le mie letture, così potrò ignorare tutto il resto.
Sto cercando di arrabbiarmi di meno e forse ci sto riuscendo (marito confermi?) e sto anche facendo lo sforzo titanico di essere più indulgente, con me stessa, con chi mi è accanto e, soprattutto, con questa vita, l'unica che ho e che non voglio sia mia nemica, anche se lei ce la sta davvero mettendo tutta per dimostrarsi tale. Cara vita, alla fine ti tengo stretta a me, perché
È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma controvoglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: “Ti odierò se posso, se no, t'amerò controvoglia”.
Petrarca
Se vi va, portate pazienza e restatemi accanto ancora un po', nel silenzio.