lunedì 21 luglio 2014

L'importanza dei luoghi comuni

Questo libro mi ha riportato alla memoria la mia vecchia casa. Quei pigri pomeriggi di domenica, in estate, quando fa troppo caldo per uscire e allora ne approfitti per coricarti e riposare un po', nella penombra, la finestra leggermente socchiusa. Immobili, nel dormiveglia, mio marito ed io ci intrattenevamo ascoltando i dialoghi dei pochi passanti della via pedonale in cui abitavamo: brandelli di conversazioni, telefonate, confidenze, litigi. Quest'ultimi solleticavano maggiormente la nostra curiosità; ci ritrovavamo a sperare che si fermassero proprio sotto la nostra finestra per riuscire a sentire tutto, ci divertivamo a fare congetture, a immaginare i protagonisti, a inventare il finale.
Se penso che il caso mi ha fatto scegliere in biblioteca “L'importanza dei luoghi comuni” di Marcello Fois, è come se le due sorelle gemelle, protagoniste del libro, fossero passate per pura coincidenza sotto la finestra di casa mia e li si fossero fermate. Questa volta non ho dovuto inventare nulla, non mi sono dovuta servire dell'immaginazione; ho dovuto semplicemente ascoltare e attendere che tutto mi fosse svelato.
La cosa curiosa è che solo dopo aver rivissuto questo ricordo, ho compreso il senso del titolo. I luoghi comuni non sono le frasi fatte a cui pensavo si riferisse il titolo, quelle di cortesia, di circostanza, i modi di dire. I luoghi comuni sono le case, le stanze, i muri che condividiamo con i nostri cari; sono i testimoni delle nostre vite, delle nostre lotte intestine, dei nostri amori, delle nostre sofferenze. La casa è la vera protagonista di questo libro, la custode di tutto; è lei a raccontarci la storia di Alessandra e Marinella, a farle riemergere per un attimo, a dargli voce.

«Quanto dolore», pensarono, senza immaginare di pensare la stessissima cosa, «quanto dolore»... Erano emerse per un momento e ora ritornavano giù, ingoiate dallo specchio d'acqua che si spalancava in un gorgo oscuro, schiumoso, nel borbottio del non detto.


sabato 19 luglio 2014

Right in the World


Due giorni fa è stato il mio compleanno. Ho aperto il quaderno dove trascrivo frasi, poesie, brani che mi colpiscono e sono andata alla ricerca delle parole giuste per me in questo periodo, che parlassero al mio cuore.
Mi sono dedicata queste:

The sun is perfect and you woke this morning. You have enough language in your mouth to be understood. You have a name, and someone wants to call it. Five fingers on your hand and someone wants to hold it . If we just start there, every beautiful thing that has and will ever exist is possible. If we start there, everything, for a moment, is right in the world.

Warsan Shire

Tradotto (male) da me:
Il sole è perfetto e tu ti sei svegliato questa mattina. Hai abbastanza parole nella tua bocca per farti comprendere. Hai un nome, e qualcuno vuole chiamarlo. Cinque dita nella tua mano e qualcuno vuole stringerle. Se partiamo da qui, ogni singola bellissima cosa che è esistita ed esisterà è possibile. Se partiamo da qui, tutto, per un momento, è al posto giusto nel mondo.


giovedì 10 luglio 2014

Nel pozzo

Capita, quando meno te lo aspetti, quando tossisci e ti cola il naso, quando sei accoccolata sul divano, quando ti fai la doccia, quando ti guardi allo specchio o scoli la pasta, quando pensi ad altro o non pensi a niente...
Capita di cadere giù, in un pozzo, in un buco, in uno stagno melmoso, in un posto da qualche parte, dentro di te, in un angolo così tetro e freddo... che ti artiglia e ti inghiotte.
Capita di finirci dentro, mentre tu o i tuoi anticorpi siete distratti. E laggiù ti senti sola e incompresa e impaurita. E ti domandi dove mai troverai la forza per uscire, per sorridere come prima...
Vorresti dire: «Scusa, sono qui sotto. E ho freddo e paura perché qui sotto la vita è un posto schifoso. Mi abbracci?»
Ma non ce la fai...
E tu ti senti sempre peggio, laggiù nel buco...
Basterebbe qualcuno che capisse come ci si sente nel pozzo...
Forse bisogna imparare a tornare a galla da sole...

Claudia de Lillo