martedì 31 gennaio 2012

Quasi tutti i libri

Quello che pensavo circa i libri era questo: non c'è nessuno che li può leggere tutti, neanche tutti quelli buonissimi. Di conseguenza mi concentrai su due. Tanto secondo me in ogni libro ci sono dentro quasi tutti i libri. Voglio dire, per scriverne uno di libro, uno deve averne letti qualche migliaio di altri. E ognuno di questi l'ha composto uno che lui stesso ne ha letti altri...

Ulrich Plenzdorf

sabato 28 gennaio 2012

giovedì 26 gennaio 2012

I libri fanno paura

I libri possono fare paura?
Ho già scritto della riverenza che provo verso i classici e della difficoltà che ho nell’abbandonare la lettura di un libro considerato un pilastro della letteratura. In alcuni casi, come con “I Promessi Sposi“, arrivare fino alla fine diventa quasi un dovere e ammetto che alle volte il piacere della lettura ne risente un po’.
Ma avere paura di leggere un libro?
Ci sono alcuni libri che io temo e che, pur avendo comprato, non ho ancora letto. E’ una paura irrazionale, non siamo più né al liceo né all’università, non dovremmo quindi temere il giudizio di nessuno. Eppure capisco benissimo l’autrice di questo post quando scrive di avere paura di “non farcela”, di “non riuscire a capire”, “di non essere abbastanza intelligente, acculturata”; di temere di scoprire di non saper apprezzare libri che hanno raggiunto grande successo e di cui tutti tessono le lodi.
Ecco spiegato il motivo per cui l’ “Illiade” e l’ “Odissea” languono da molto, molto, molto tempo sul mio scaffale dei libri ancora da leggere, o perché mi sono ritrovata a dire tra me e me che « Non ho ancora letto Franzen perché è così lungo…» (quando ho divorato “Il signore degli anelli” in pochi giorni).
E voi, avete uno o più libri che vi fanno paura?
A proposito dei Big della letteratura: una divertente classifica di chi proclama di esserne un grande fan.

venerdì 20 gennaio 2012

If You Want to Write

Sono molti i motivi che spingono una persona a desiderare di scrivere. Ognuno di noi ha il suo. Invecchiando si incomincia a guardarsi alle spalle, a tutto quello che si è vissuto, e si vorrebbe fermare nel tempo i ricordi da lasciare ai figli o ai nipoti. O durante un viaggio, chi non ha provato l'impulso di fotografare con le parole suoni, immagini, persone e profumi? C'è poi chi si sente scrittore e che desidera anima e corpo scrivere per essere pubblicato. Oppure, come me, si ama a tal punto i libri e la lettura che, curiosi come scimmie, vorremmo che “il mago svelasse i suoi trucchi”.
Ci si compra un quaderno e una penna nuovi per invogliarsi a mettersi all'opera, i più coraggiosi si iscrivono a un corso oppure, in solitudine, si leggono con avidità libri e manuali che promettono di insegnare tutte le tecniche per diventare scrittori. Ma basta solo imparare delle regole per diventare scrittori? Uno più uno uguale due? A leggere certi manuali poi, queste “regole”non sembrano anche voi complicate? Non vi siete mai sentiti inadeguati, incapaci, non all'altezza?
Io vi consiglio di leggere “If You Want to Write. A Book about Art, Independence and Spirit” di Brenda Ueland. Purtroppo non è tradotto in italiano, ma è scritto in un inglese semplice e vale la pena lo sforzo.
Ecco alcune delle sue “regole”, tradotte da me:

Voi avete talento e siete unici e le cose che pensate e provate meritano di essere scritte... Abbiate fiducia in voi stessi... L'immaginazione, la fantasia, la creatività sono la linfa delle nostre vite. Un giorno senza di loro è un giorno sprecato. Tutti possediamo una forza creativa, se solo la scoprissimo, la rispettassimo e la lasciassimo esprimere... Scrivete solo la verità, quello che davvero sentite... Non c'è nulla di difficile nello scrivere, se non la nostra ansiosa vanità e la paura di fallire... Ogni volta che io dico “scrivere” in questo libro, io intendo qualunque cosa voi amiate e desideriate fare o creare... Dobbiamo commettere nuovi errori liberamente e in modo temerario – nello scrivere o nella vita – e non affliggerci per loro ma andare avanti e scrivere ancora di più. Agire male è decisamente meglio di una passiva bontà. E non cercate di essere coerenti, perché quello che è vero per voi oggi potrebbe non esserlo più domani, potreste scoprire una verità migliore.

Be Bold, be Free, be Truthful... Be Careless, Reckless! Be a Lion, be a Pirate, when you write.
Brenda Ueland


sabato 14 gennaio 2012

Bullismo

Per molti versi, scrivere è l'atto di dire IO, di imporsi sugli altri, di dire ASCOLTA ME, VEDI LE COSE A MODO MIO, CAMBIA IDEA. E' un atto aggressivo, perfino ostile. Possiamo mascherare la sua aggressività quanto vogliamo con veli di subordinate, attributi e congiuntivi dubitativi, con ellissi e digressioni – con tutto quell'atteggiamento che lascia intendere invece di affermare, che allude invece di dichiarare – ma c'è poco da girarci intorno: mettere parole sulla carta è un gesto di bullismo occulto, un'invasione, un'intrusione della sensibilità dello scrittore nel luogo più intimo del lettore.

Joan Didion


martedì 10 gennaio 2012

IoScrittore


Avete un romanzo nel cassetto? Avete mai pensato o tentato di pubblicarlo? Volete una possibilità in più? Potete partecipare a “IoScrittore”, un torneo letterario organizzato dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol. Non solo potreste essere i fortunati che vedranno finalmente pubblicato il proprio libro in formato e-booK o cartaceo, avrete anche l'occasione di confrontarvi con gli altri partecipanti, perché i giudici-lettori sarete proprio voi.
Qui tutte le informazioni.

In bocca al lupo!


domenica 8 gennaio 2012

Sbocciare



Voglia di qualcosa di nuovo, di fresco. Le infinite possibilità che regala qualcosa che è solo all'inizio, che è appena sbocciato. E quante cose possono nascere da un libro...

(Segnalibro via Think BigChief)


venerdì 6 gennaio 2012

Da qualche parte verso la fine

Non si è mai pronti ad affrontare il giorno in cui ci si rende conto che i propri genitori stanno invecchiando.
Il cambiamento ha avuto inizio molto tempo prima, in modo lento e graduale, ma noi non ce ne siamo resi conto, o non abbiamo voluto accorgercene, troppo compresi nella nostra parte di figli abituati ad essere il centro di tutte le loro attenzioni, dei loro pensieri. Così, il fatidico giorno, vacilliamo, perdiamo il baricentro; improvvisamente sono loro ad avere bisogno di noi, loro che si rivolgono a noi per avere un aiuto, un consiglio, un supporto. E noi, che fino a quel momento avevamo fatto affidamento su di loro, il cui amore incondizionato avevamo dato per scontato e di cui forse abbiamo anche un po' abusato, noi quel giorno è come se li vedessimo per la prima volta. Notiamo le insicurezze, la fragilità, il passo più incerto, i movimenti più lenti. Se, inoltre, è una malattia a stracciare il velo di “egoismo” che fino a quel momento ci aveva reso ciechi, oltre allo smarrimento, ci assale anche la paura, una fottutissima paura.
Ho letto “Da qualche parte verso la fine” di Diana Athill perché è un libro che parla proprio di che cosa significhi invecchiare.

Tendiamo a convincerci che tutto peggiori semplicemente perché così succede entro i confini del nostro mondo. Un po' alla volta diventiamo meno capaci di fare cose che ci piacerebbe fare, sentiamo di meno, vediamo di meno, mangiamo di meno, soffriamo di più, i nostri amici muoiono, sappiamo che anche noi faremo presto la loro stessa fine.
Verità dolorose, eppure tutto il libro ha una visione positiva della vecchiaia, che viene descritta come un periodo in cui sentirsi finalmente liberi di essere se stessi, senza dover rendere conto a nessuno.

Non siamo semplici puntini alla fine di esili linee nere proiettate verso il nulla, bensì facciamo parte dell'ampio e variegato fiume che pullula di inizi, maturazioni, decadimenti e nuovi inizi – ne siamo ancora parte integrante, e lo sarà anche la nostra morte.
Non ho paura di invecchiare anzi, per un certo verso quasi non vedo l'ora di raggiungere questa “libertà”. Eppure, che siano i miei genitori ad invecchiare, di questo proprio non riesco a farmene una ragione.


martedì 3 gennaio 2012

La vita segreta dei libri



I miei libri sono farciti di articoli, di vecchie lettere, di note della spesa. Presi a caso, esalano i loro segreti dimenticati. Liberati dalla stretta dei loro vicini, si gonfiano di ricordi non meno intensi della dedica dell'autore o del donatore. Vivono doppiamente, della loro storia e della mia.
Annie François
In “Forgotten Bookmark” il proprietario di una libreria di libri di seconda mano racconta le sue scoperte.