mercoledì 30 marzo 2016

La biblioteca delle emozioni


Sono una contraddizione vivente, fatta e finita.
Sono curiosa, socievole, avventurosa, sempre alla ricerca di novità. Sono timida, insicura, sempre fuori luogo, felice di stare nella mia tana. Vado a braccetto con entusiasmo e timore: uno scalpita per correre in avanti, l'altro tira indietro il culo.
Così quando ho aperto il regalo di Natale di mio marito e ho scoperto che era un corso di Bookcoaching, presso la Scuola Holden tenuto da Accademia della Felicità, queste sono state le mie reazioni.
Entusiamo: figata, non vedo l'ora! Non so cos'è ma mi piace! Tutto ciò che riguarda i libri mi piace! Evviva, evviva, avviva! Avrò bisogno di un quaderno nuovo! Ok, ne ho già cento nuovi. Quale, quale, quale??? E la penna? Figata!
Timore: Cos'è il bookcoaching? Io alla Holden? Che figura... Un corso, di sera? Ci devo andare da sola, in quella brutta zona che è Porta Palazzo. Io alla Holden? Che figura... E come ci vado? In macchina, non conosco la strada. Io alla Holden? Che figura... Forse vado in metro. Però, che figura...
Vince sempre Entusiasmo, ma Timore mi fa fare di quelle sudate e di quelle notti insonni. Timore mi fa arrivare in anticipo e poi certo che mi sento stupida e che figura; meno male che esistono le bacheche, da studiare attentamente, imparare a memoria ed entrare così, nell'aula, con un anticipo più accettabile.
I libri possono curare l'anima, rasserenare gli spiriti inquieti, rispondere agli interrogativi della vita... leggere un buon libro è come ascoltare un amico saggio e geniale, che ci dice le parole giuste al momento giusto.
Cinque incontri in cui, attraverso i libri proposti, i suggerimenti e gli spunti di riflessione offerti dalla docente, affrontavamo di volta in volta cinque tematiche: le relazioni amorose, il lavoro, il denaro, l'autostima, i temi famigliari. Incontri-confronto che poi continuavano a casa, con i compiti e i romanzi da leggere. E parlando di romanzi ti ritrovavi a parlare di vita. Della tua vita. A comprenderla, pensa che magia, grazie ai libri.
E poi è successo che aspettavo i mercoledì sera come si aspetterebbe l'appuntamento con il nuovo fidanzato. E poi è successo che forse questo corso non mi ha rivoluzionato la vita (o forse sì...;-) ma intanto ho deciso di rivoluzionarmela da sola. E' successo che ho conosciuto una donna, docente, professionista, coach meravigliosa e davvero ispirante, Francesca Zampone. Ho avuto conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che i libri per me sono davvero importanti, sono molto, sono tutto e che se una volta, per scherzo, dicevo che volevo lavorare con i libri, ora lo dico seriamente e anche se non so bene da che parte incominciare (o forse sì...;-) io, nel dubbio, incomincio.

domenica 27 marzo 2016

Ricominciamooo!


Ero indecisa se condividere con voi le mie elucubrazioni mentali attraverso cui sono arrivata ad elaborare gli auguri di Pasqua. Poi mi sono detta: «Ma certo, Francesca, la gente non vede l'ora di vedere che cervello bruciato hai...»

Mi ripeto ma, i lavori di casa sono il momento giusto per pensare (una volta lo facevo anche correndo, spero di riprendere prima o poi). Ok, mi esprimo meglio, uno di pensare non dovrebbe smettere mai, ma farlo mentre il fisico è impegnato in un'altra attività, non so perché, viene meglio. Quindi io, spugna alla mano, mentre pulivo il bagno mi sono interrogata su che cosa augurarmi e augurarvi per questa Pasqua. Le prime riflessioni sono state su che tipo di credente io sia: poco praticante, poco presente in chiesa; però quando vado a Messa, uscita da lì io sto sempre bene, sono più serena, fiduciosa e porto sempre a casa con me un pensiero su cui riflettere. E' importante che troviate il prete giusto: alcuni fanno dormire (che è sempre un'opera di bene, soprattutto se avete qualche difficoltà), altri fanno incazzare e allora poi vallo a scovare lo spirito cristiano...
Il mio pensiero poi si è spostato su Dio. Non lo conosco benissimo, a parte il Catechismo, non l'ho mai studiato, non ho neanche letto “La Bibbia” (il libro più venduto al mondo). Però, mi sono detta, se dovessi pensare a lui in termini moderni e contemporanei, mi immaginerei questo designer, un po' hipster, che un giorno si mette in testa di inventare il mondo e poi di popolarlo. Come gli è andata? Alcune cose bene, altre un po' meno, altre proprio maluccio. Ha cercato di porre rimedio: flagelli, diluvi universali, uccidere il proprio figlio, ecc. Sono state tutte modifiche in corso d'opera. Se fosse un documento, ogni era avrebbe affianco al titolo il suo Rev.1, Rev.2 o addirittura Mondo 1.0, Mondo 2.0, ecc. Se Dio si fa gli audit, o chi per lui, non ne esce proprio bene il suo progetto.
Gli esseri umani sono quelli che gli sono riusciti peggio, ho pensato, tutte quelle modifiche e revisioni le ha sempre dovute fare a causa nostra (e secondo me non manca molto alle prossime, se continuiamo così); però ci ha sempre dato una seconda (e una terza, quarta...milionesima possibilità). A noi e alla sua opera.
Ed ecco che ho realizzato che cosa augurarmi e che cosa augurarvi: che siate il Dio di voi stessi, che riusciate a perdonare e a darvi una seconda possibilità, nonostante tutto e tutti, che siate in grado di ricominciare da zero, rinascere a nuova vita.
Io me lo vedo proprio, Dio, mentre canta con Pappalardo “Ricominciamooo!!!”.

Buona Pasqua, da me, mio marito e VV che «No, l'uovo di Pasqua lo mangio solo io!», lo spirito di condivisione cristiana non è ancora sceso su di lei.

venerdì 25 marzo 2016

I pensierini di Pasqua


Lo so, lo so, che stavate aspettando il mio ormai celeberrimo post sui pensierini, versione Pasqua... Arrivo un po' tardi, me ne scuso. Spero comunque di essere di ispirazione, magari non sono l'unica ritardataria quest'anno. Male che vada, vi portate avanti per il prossimo anno!

Ricordo che una volta, da bambina, con la foga di scartare e squartare l'uovo di pasqua per cercare la sorpresa ho fatto in mille pezzi alcuni bicchieri del servizio di mia madre, che si trovavano sul tavolo ancora apparecchiato. Foga che poi non veniva quasi mai ripagata perché, molto spesso, le sorprese erano una delusione. Non potevo neanche buttarmi sull'uovo e consolarmi col cioccolato perché mia madre, saggiamente, me lo centellinava. Com'è che si dice? Cornuti e mazziati.
Per evitare delusioni con le sorprese e rischiare di creare problemi ai genitori con il cioccolato, quest'anno ho fatto così.


Pochi ovetti di cioccolato, a forma di macchinina per i maschietti e di coccinella per le femminucce.
Per i pensierini, invece, ho tentato la sorte. Lo scorso anno nella cittadina dove abito aveva avuto luogo, per la prima volta, una Street Food Fair con bancherelle provenienti da tutto il mondo; tra queste ricordavo un bellissimo banco pieno di giochi di legno, dove tra l'altro avevo fatto acquisti. Quando ho saputo che si sarebbe tenuta anche quest'anno, mi ci sono recata speranzosa di ritrovarlo e sono stata fortunata. Ecco i giochi che ho acquistato:


Inutile dirvi che io adoro i giochi in legno, così colorati e ricchi di particolari, belli al tatto e una gioia per gli occhi.
Per i pacchetti ho utilizzato sacchetti e card comprati da Tiger (sempre sia lodato!) e questo è il risultato:


Cosa ne pensate? E voi, siete soliti fare regali anche a Pasqua? Se sì, che cosa?
Vi aspetto domenica per gli auguri, lunedì invece il blog si prende un giorno di vacanza. A presto!

mercoledì 23 marzo 2016

Le foglie morte


Stavo riflettendo in questi giorni che, anche se non ho seguito alla lettera e in modo pratico il metodo di Marie Kondo, mentalmente invece lo sto facendo. Sono arrivata all'ultimo passaggio, a modo mio, a quello dove bisogna decidere che cosa tenere e che cosa no degli oggetti affettivi.
Non mi riferisco però solo a cose fisiche, in fondo potrebbe essere comunque la parte più facile, ma anche a tutte quelle cose che affollano la nostra vita, la nostra mente e, last but not least, il nostro cuore in modo subdolo, sottile, impercettibile, non tangibile.
Pochi giorni fa ho cancellato dei numeri telefonici dalla rubrica telefonica del mio cellulare. Erano solo dei numeri telefonici? No, erano persone. Erano persone che hanno fatto parte della mia vita, che hanno occupato spazio, tempo e cuore. E continuavano a farlo, anche se non trascorro le giornate a scorrere la rubrica telefonica o l'elenco delle chat, ogni tanto l'occhio cadeva e con lui la mente e il cuore.
Mi sono messa davanti al mio telefono e mi sono interrogata, senza se e senza ma, senza pietà ho preteso risposte sincere da me. Non li stavo tenendo perché non si sa mai, li tenevo perché non avevo il coraggio di lasciarli andare, non avevo il coraggio di ammettere che erano rapporti finiti, che non ci sarebbe stata una seconda occasione, che non ci sarebbero stati chiarimenti e nuovi inizi. A ogni numero mi sfidavo dicendomi: se non lo cancelli lo componi, adesso. Avevo avuto tutto il tempo di fare quella telefonata ma non l'ho mai fatta. Non l'ho neanche mai ricevuta.
Le amicizie finite sono quelle che mi hanno sempre fatto stare più male; in fondo sono i rapporti dove ho sempre investito molto e dove ho sempre ricevuto la batoste più forti, altro che ex... Ho seguito il consiglio di Marie Kondo, ho salutato e ringraziato; avrei voluto non finissero mai ma è stato bello per quello che è durato, era destino che percorressimo insieme solo quel tratto di strada insieme, a quanto pare, e poi ci salutassimo. Anche se spesso non ci siamo mai detti veramente addio. L'ho fatto ora. Ho molti rimpianti, pochi pentimenti. E se sarà destino che le nostre strade si incrocino di nuovo, non sarà certo necessaria e fondamentale una rubrica telefonica.
Sii come un albero e lascia cadere le foglie morte.
Rumi

lunedì 21 marzo 2016

Mamma e papà


La festa del papà è appena passata, quella della mamma arriverà tra poco. “Mamma e papà” di Peter Bently e Sara Ogilvie, per Nord_Sud Edizioni, può essere il classico regalo due piccioni con una fava.
Un racconto che dopo una solo lettura ha conquistato VV e me, sia per le parole sia, soprattutto, per i disegni: precisi, ordinati dettagliati e chiari su semplice sfondo bianco; il testo da leggere non era molto ma prima di poter proseguire nella lettura dovevamo osservarli attentamente nei minimi particolari e VV chiedeva sempre lunghe descrizioni degli stessi. «Qui che cosa fanno?», «E che cosa dicono», e la storia si creava nella storia.
Ad attrarre VV era soprattutto il fatto che sia i genitori che i bambini in questo libro vengono ritratti nei loro difetti, nelle loro marachelle, nei loro punti deboli, nei loro lati peggiori. 
Mamma e papà sgridano, alzano la voce, sembrano dei dittatori.


I bambini rompono le cose, combinano pasticci, fanno marachelle.


Le giornate sono interminabili, sono pesanti, ci mettono alla prova ma, invece di soffermarci ad osservare i lati negativi, questo libro ci invita a cogliere i lati belli e generosi, le cose semplici che ti fanno sorridere, come finire tutti sul divano a farsi il solletico. Concludere i contrattempi con una sonora risata.


O ricordarsi che mamma e papà, nonostante tutto, non vorrebbero mai lasciarti andare, tenerti in un abbraccio senza fine. Questa era la mia pagina preferita, il momento in cui stringevo VV a me ancora più forte, ogni scusa è buona...


venerdì 18 marzo 2016

She


Ho una lista desideri su Amazon così lunga che è imbarazzante. Eppure non passa settimana che io non aggiunga qualche titolo, spesso la scorro come una persona a dieta guarderebbe gli scaffali del supermercato. Credo che a renderla così appetibile sia il fatto che, inserire un libro in quell'elenco, sia come essere ad un passo dal possederlo. In effetti quel passo a volte lo compio. Spesso...
Capita a volte che io vada per mettere in elenco un nuovo libro e scopra invece che ci sia già. Lo prendo come un segno, quel libro devo proprio averlo, devo proprio leggerlo.
Anche in quest'ultimo caso è andata così, non ricordo più dove ne avessi letto una recensione favorevole la prima volta, quest'ultima invece l'ho visto su Instagram; il caso ha voluto poi che fosse proprio in concomitanza con la festa della donna, come non fare quindi un regalo a me e a VV?


She” di Kobi Yamada è un motivational book, un libro contenenti frasi di ispirazione, il regalo perfetto per ringraziare le donne nel mondo, e noi stesse.


Semplice ma commovente, il libro ci mette in contatto con noi stesse, i nostri sogni più profondi e le nostre aspirazioni e ci incoraggia ad essere la versione migliore di noi stesse.


Il libro perfetto per me in questo periodo e, spero un giorno, anche per VV. Lo tengo sul comodino e mi piace sfogliarlo, di tanto in tanto.


She must be something special. She is. Celebrate her.

Voi siete qualcosa di speciale. Lo siete. Celebratevi.

mercoledì 16 marzo 2016

Il mio orto


Era da un po' di tempo che non accadeva, che io saltassi un appuntamento con il blog. Mi è dispiaciuto, molto, ma non ho potuto fare altrimenti; di solito scrivo in anticipo, anche due o tre post, proprio per prevenire gli imprevisti, i giorni passavano, i post programmati andavano on-line, uno, due, tre... l'anticipo è finito e io non ero più riuscita a sedermi davanti al pc: niente post lo scorso lunedì. Che cosa è successo?
E' successa la vita. Sono stata ferma un po' troppo a lungo sulla casella Imprevisti, ho dovuto dare la precedenza ad altri impegni, di nuovo influenza per VV, intestinale questa volta. Sono successe anche cose belle, come un bel weekend in montagna sulla neve, il corso alla Scuola Holden che è finito ma forse no (non vedo l'ora di parlarvene!), ho letto molto.
Il lato positivo di questa mia inattività forzata è stato quello di prendere ancora più consapevolezza dei miei bisogni, delle mie necessità. Era questo che mi auguravo a inizio anno, in fondo, prendere finalmente atto, in modo evidente, senza più ombra di dubbio di ciò che volessi fare. Ora lo so.
E' arrivata presto questo risultato, non me l'aspettavo, ma è anche vero che l'ho cercato con tutta me stessa, mi ero stancata di brancolare nel buio. Questo non significa che la mia ricerca verso la consapevolezza sia finita, ora però so dove indirizzare i miei sforzi. Verso il mio orticello, questo blog ad esempio e tutte il contorno che lo abita, tutti i miei piccoli interessi che ora ho scoperto non essere così piccoli per me, anzi essere vitali.
Le incertezze non mancheranno, così come gli inciampi e i passi falsi, la paura, acerrima nemica, ma non voglio più trascurare il mio orto. Ora, dopo giorni di assenza, molto lavoro mi aspetta, erbacce da estirpare, terra da arare, semi da piantare, fiori da annaffiare. Non vedo l'ora di mettermi all'opera.
Lasciati guidare silenziosamente dalla spinta misteriosa di ciò che ami davvero. Non ti condurrà fuori strada.
Rumi

venerdì 11 marzo 2016

Uno per tutti


L'emozione di entrare in una stanza sapendo che c'è un regalo che ti aspetta: non sai nulla, né colore, né forma, sai solo che sarà il tuo primo paio di orecchini. Ho fatto da poco i buchi alle orecchie, dall'eccitamento che ricordo aver avuto addosso mentre metto piede a casa di mia nonna, dovevo averli desiderati tanto, moltissimo. Dovevo averli considerati una cosa speciale, da grande, una sorta di riconoscimento per il traguardo raggiunto. Tra poco avrei fatto la prima comunione e quel primo, ai miei occhi ancora più prezioso, paio di orecchini è il regalo di mia nonna. Quel giorno avrei aperto altri regali, avrei ricevuto altri gioielli, ma quegli orecchini resteranno sempre nei miei ricordi gli unici preziosi.
Al battesimo, alla comunione, alla cresima, i gioielli ricevuti sono innumerevoli, alcuni li ho indossati, altri mai; di foggia un po' vecchia, di oro giallo che non mi è mai piaciuto, di misura sbagliata: affollavano i cassetti di mia madre fino al giorno in cui me li ha portati dicendo «Vedi tu cosa vuoi farne».
Li ho guardati ad uno ad uno, ricordandomi perfettamente chi mi aveva regalato cosa e per quale occasione; ho rivissuto quei giorni di festa in cui mi sono sentita protagonista, al centro dell'attenzione, e poi ho preso in mano quegli orecchini, che mi hanno ricordato mia nonna, che non c'è più.
E' difficile decidere che cosa fare dei ricordi, è difficile gestire gli oggetti che sono portatori di qualcosa di così prezioso, così speciali da generare sentimenti appena li si riprende in mano. MarieKondo, la famosa autrice de “Il magico potere del riordino” sottolinea di lasciare per ultima la scelta di cosa tenere o no tre gli oggetti sentimentali, riconoscendo lei stessa la difficoltà di separarsene da alcuni.
Ero molto combattuta al riguardo, è complicato dividersi da un ricordo, è difficile dare via un regalo per tutto ciò che questo implica, aggiungiamoci l'aggravante che si tratta anche di oggetti di un certo valore. La verità però è che sono pienamente consapevole che, per quanto amati, quegli orecchini (e tutti gli altri gioielli) non li indosserò mai, sono destinati a continuare a vivere in un cassetto. Io invece voglio che il ricordo continui a vivere, anche fisicamente. Potrei tenerli per donarli un giorno a VV, ma mi sembrerebbe di regalarle un pacco vuoto, non avendoli io mai portati, non avendoli quindi vissuti, fatti diventare parte di me.
Così ho deciso di prendere tutti questi gioielli, i miei primi gioielli e portarli in gioielleria. Al loro posto ne sceglierò uno solo, un unico gioiello, da indossare sempre. Uno a simboleggiare tutti quei bei ricordi, quelle belle emozioni, l'amore che rappresentavano. Uno per tutti.

mercoledì 9 marzo 2016

La neve, finalmente!


Sul tempo mi sentirete sempre dire e ridire la stessa cosa: «Patisco il freddo d'inverno e il caldo d'estate. Considerato che non ci sono più le mezze stagioni, non ho un attimo di pace!»
Quest'anno però che l'inverno non si è praticamente fatto vedere un po' mi rodeva; non dico avere la neve a Natale, ormai ho perso la speranza, ma un qualsiasi giorno tra dicembre, gennaio o febbraio sarebbe andato bene. Il cielo non sembrava volerci accontentare...
Immaginate quindi la mia gioia quando sabato scorso ci siamo svegliati con la neve! Mio marito ha preso VV dal letto, ancora mezza addormentata per portarla alla finestra e farle vedere questo:


Felicità nei suoi occhi!


Per festeggiare ho voluto preparare dei french toast per colazione, poi siamo subito corsi a vestirci e ancora più velocemente ci siamo precipitati fuori. 
L'anno scorso la reazione di VV alla prima neve era stata questa (poi in montagna era andata meglio):


Quest'anno è andata decisamente meglio subito! Permettetemi di condividere alcune foto con voi, per darvi la misura della nostra contentezza e del divertimento di VV.


Non so chi era più felice tra noi due... :-)


L'immancabile pupazzo di neve che, prima di andar via, VV ha voluto distruggere. Forse per la vergogna perché i suoi genitori non hanno saputo fare di meglio...


Sullo scivolo con la neve... top!


Grazie, inverno, per questa inaspettata sorpresa!

P.S. Come vi scrivevo qui, ci tengo a farvi notare che la tuta da sci di VV è la stessa dell'anno scorso. ;-)

lunedì 7 marzo 2016

Ti avrei amata uguale


Ho pensato, in preda a un attacco di originalità, perché non scrivere qualcosa a VV, la mia piccola donna, in occasione del 8 marzo? Poi mi sono seduta davanti al pc e la mente ha creato il vuoto. Totale. Anche il mio cervello è molto originale nel suo modus operandi. Mi sono presa un po' di tempo, ho anche fatto una lunga passeggiata, nel dubbio sono anche stata al mercato e no, vi posso confermare, nessuna traccia di ispirazione, non la vendono.
Tranne un pensiero, quello mi era venuto subito e lì è rimasto. Quindi...

8 marzo 2016

Cara VV,
di questi tempi se ne sentono di tutti i colori. E' tutto un questionare su che cosa sia giusto e sbagliato, su che cosa sia naturale e no, chi abbia il diritto e chi no, ecc. ecc. Hanno tutti, a quanto pare, le idee molto chiare e le esprimono a gran voce, con violenza a tratti, fanno spavento alcuni. Tua madre no, naviga a vista; preferisce non esprimersi, non esporsi, vivere nel dubbio, lasciare campo alle possibilità, ai punti di vista, alle esperienze personali e uniche. Quando ero giovane non amavo il grigio, lo temevo, avevo bisogno di certezze e quindi tutto doveva essere o bianco o nero; ora, invece, sto incominciando ad apprezzarlo (e non grazie a un famoso libro, che non ho letto...).
Il fatto che tu sia nata femmina è un dettaglio, per quanto mi riguarda, come avere gli occhi castani o i capelli ricci. Sarai tu a decidere che cosa farne nella tua vita di questo aspetto, come viverlo, come custodirlo, come farlo rispettare, come amarlo. Non c'è cosa più bella che lasciare spazio alle possibilità. Sii avventurosa!
Mi rendo conto, non è molto quello che ti ho detto, confuso e criptico, tipico di me.
Per oggi è tutto quello che ho da portare -
Questo e il mio cuore e i campi -
e i prati – tutto intorno -
Contali uno per uno – dovessi dimenticarmene io
qualcuno dovrà ricordarne la somma -
Questo, il mio cuore e le api, una per una,
che abitano il trifoglio.
Emily Dickinson
Se tu fossi nata maschio, io ti avrei amata uguale. Ecco, l'amore mi sembra un buon punto di partenza, in tutte le cose.

Mamma Oly (mi piace quando mi chiami così)

venerdì 4 marzo 2016

If every flower wanted to be a rose


Se foste una mosca e trascorreste le giornate in casa con me e VV, vi capiterebbe spesso di sentire dialoghi di questo tipo:

«Ma Tizio cammina?»

«No, è ancora troppo piccolo. Deve imparare»

«Caio sa correre?»

«Si»

«Ma non forte come me. Io sono più graaande» (Sulla parola grande mettete tutta l'enfasi di cui siete in possesso).

Sa stare seduto, beve il latte dal biberon, sa fare i salti, sa contare in inglese (?!), mangia con la forchetta, sa soffiarsi il naso, fa la pipì nel vasino, ecc. ecc.., è tutta una scusa per andare a parare sempre nello stesso punto: VV è più grande. Sapevatelo. Quando si dice avere un ego smisurato... In realtà lei lo sa bene che non è così, è lei la prima a dirti che alcune cose non le può fare perché sono da grandi “E io sono piccola” confessa, a malincuore, la mia bimba che ha fretta di crescere.
Un giorno stavo stirando (a conferma che questo tipo di attività per me sono molto zen e mi aiutano a pensare) ed ero contemporaneamente ingaggiata in questo tipo di conversazione con VV quando mi sono sentita dire: «Sai, VV, in qualunque momento tu ti troverai nella tua vita, a qualunque stadio, in qualsiasi posto, ci sarà sempre qualcuno o qualcosa più grande di te e sempre qualcun' altro e qualcos'altro più piccolo di te». Avete presente, no? Quando scopri l'acqua calda? Sapete la verità, io questa cosa non l'avevo mica ancora realizzata. Io mi sento sempre, perennemente piccola.
Così ora ci gioco anch'io a questo gioco, del più grande e del più piccolo e funziona sapete, ridimensionare le cose (e scoprire l'acqua calda!). Nessuno nasce imparato e nessuno ha già imparato tutto quello c'è da imparare. A questo mondo c'è posto per tutti.
The splendour of the rose and the whiteness of the lily do not rob the little violet of it’s scent nor the daisy of its simple charm. If every tiny flower wanted to be a rose, spring would lose its loveliness.
St Thérèse de Lisieux


Lo splendore della rosa e il candore del giglio non derubano la violetta del suo profumo o la margherita del suo semplice fascino. Se ogni piccolo fiore desiderasse essere una rosa, la primavera perderebbe la sua bellezza.


mercoledì 2 marzo 2016

La vita, ultimamente 17


Febbraio, il mese dell'amore, e mai come in quest'ultimo periodo c'è stato davvero tanto bisogno di calore e affetto, da queste parti...

Avevamo quasi perso le speranza e invece, alla fine, siamo riusciti a festeggiare il carnevale! Qualcuno dichiarava di non volersi assolutamente mascherare ma la sottoscritta aveva un asso nella manica e se l'è giocato l'attimo stesso in cui siamo arrivati alla festa. Risultato: grazie all'effetto sorpresa VV è stata felicissima di indossare coroncina, bacchetta magica e ali da fatina. L'ho anche sorpresa più volte a controllare che le ali fossero sempre lì, al loro posto... Ah, cuore di mamma, per me sarai sempre la più carina della festa!


Noi siamo quelli del famolo strano, così San Valentino l'abbiamo festeggiato una settimana in anticipo con amici a merenda, non poteva mancare la torta a forma di cuore cosparsa ovviamente di cuoricini, la qual cosa è piaciuta tanto a VV.


Il marito mi ha anche regalato dei bellissimi tulipani (quelli che vedete nella foto in apertura del post) così, a sorpresa, una sera qualsiasi della settimana. E VV ci ha portato in dono dall'asilo un carinissimo palloncino a forma di cuore. All you need is love. Love is all you need!


Purtroppo poi ci siamo ammalati (il vizio delle mamme di parlare al plurale quando si tratta dei figli, a dimostrazione del fatto che le loro gioie e i loro dolori sono anche nostri) e abbiamo davvero dato fondo a tutte le risorse per sopravvivere ai lunghissimi giorni chiusi in casa.

La magia di una giostra che gira grazie al calore di una candela. (Souvenir di Parigi di un viaggio fatto davvero tanti anni fa. Ora di replicare...)


Abbiamo dato a VV la nostra vecchia macchina fotografica e lei si è davvero appassionata. Non passa giorno in cui, impegnata a fare altro, io non sia sorpresa da un flash improvviso. MI sembra di vivere insieme a un paparazzo! Sono davvero curiosa di vedere il mondo attraverso i suoi occhi e chissà che non condivida con voi gli scatti più belli ed originali...


Anche i genitori devono sopravvivere alla clausura, capita quindi che il massimo della trasgressione sia trascorrere una domenica pomeriggio, mentre VV dorme, davanti al tablet o al pc mangiando patatine!


Au revoir febbraio!