venerdì 30 settembre 2016

Souvenir!


Ho pensato di salutare settembre così, con un ultimo post sulle vacanze e sui viaggi, approfittando anche del commento di Martina che mi chiedeva qualche consiglio su cosa comprare come souvenir.
Io amo i souvenir, sia come ricordo delle vacanze che come momento di festa dopo il ritorno a casa; credo che questa mia mania sia nata grazie (o per colpa) di mia madre: una volta andati in pensione i miei genitori si sono dedicati alla loro passione per i viaggi e, ogni volta, ritornavano con tanti bei pensierini per noi figli e, in seguito, nipoti. E' sempre stato un momento di festa quello in cui riabbracciavamo i nostri genitori, ascoltavamo i loro racconti, guardavamo le foto e aprivamo i piccoli pacchettini; quasi un secondo Natale! Non erano per forza grandi regali, anche solo piccoli oggettini per dire «Mentre ero via, ti ho pensato».
Fin dai miei primi viaggi ho fatto mia questa usanza ed è diventato un vero divertimento per me scovare qualcosa di originale o tipico da regale a chi voglio bene. Con l'avvento della globalizzazione però le cose si sono fatte più complicate, ora molti marchi che una volta si trovavano solo all'estero sono presenti anche qui in Italia e nelle città turistiche, nelle zone più visitate, fioriscono i negozi che vendono solo souvenir. Ecco come ho ovviato.

I Gift Shop



Sarebbe bello poter scovare negozi di artigianato o che vendono prodotti locali e, appunto, non le solite patacche che, spesso, se guardi bene, sono “Made in China”; sovente però questo non è possibile: in viaggio si ha sempre un po' le ore contate e si visitano, per forza di cose, principalmente i luoghi turistici, ricchi solo di negozi di souvenir. Io ho fatto pace con questo tipo di negozi e al loro interno, salvo incontri a sorpresa (quest'anno ho trovato degli orecchini simpatici in tessuto scozzese), cerco sempre le stesse cose: decorazioni natalizie per l'albero di Natale, strofinacci per la cucina e calamite per il frigo.
Quella delle decorazioni natalizie è un'idea che ho copiato a mia madre, adoro il suo albero pieno di ogni tipo di pallina comprate in giro per il mondo e mi domando spesso perché io non abbia iniziato a fare la stessa cosa fin da subito; non avevo un albero di Natale tutto mio ma lo avrei avuto prima o poi, no?! Anche le calamite per il frigo è un'idea copiata da mia madre (niente di originale, mi rendo conto), ma da quando ho un frigo a cui posso attaccare foto e promemoria, lo utilizzo molto e mi piace abbellito dai ricordi dei nostri viaggi. Gli strofinacci invece li ho comprati per la prima volta due anni fa, durante la prima vacanza al mare in Francia con VV e ho scoperto che mi piace avere un ricordo da usare nella quotidianità.

La quotidianità della vacanza


Ed è proprio la quotidianità che è diventata la pietra su cui basare l'acquisto dei miei souvenir: in ogni viaggio c'è qualcosa che lo caratterizza, qualcosa che facevate lì e solo lì e che solo il pensarlo vi riporta in mente le bellissime giornate trascorse in quei luoghi stranieri. Perché non portare quell'usanza a casa con voi? Ad esempio, in Scozia abbiamo dormito in bellissimi Bed&Breakfast che al mattino ci davano il buongiorno con delle tavole della colazione preparate con cura amorevole e con dei particolari set di tovagliette e sottobicchieri; era impossibile non indugiare a tavola, bevendo un ultima tazza di tè caldo e ammirando il panorama fuori dalla finestra.

 
Dopo pochi giorni ho subito deciso che quello sarebbe stato “il mio ricordo” della Scozia e infatti ho poi comprato un set e delle tazze che adoro!

I supermercati


Mio marito ed io eravamo in vacanza a Marrakech e volevamo comprare il famoso olio d'argan; dormivamo in un bellissimo riad gestito da spagnoli gentilissimi, sempre pronti a darci consigli e a portarci in giro per la città a scoprire angoli nascosti, ci è sembrato quasi scontato chiedere a loro su quale fosse il negozio migliore dove comprarlo, la loro risposta ci lasciò senza parole: al supermercato! Così saremmo stati sicuri trattarsi di prodotto autentico e controllato, ci dissero, noi seguimmo il loro consiglio e così facendo scoprimmo un modo nuovo di conoscere un paese straniero e come vivono le persone che lo abitano. Da quel giorno il supermercato è per me una tappa obbligata: ho così modo di scovare davvero prodotti e cibi originali che qui in Italia non vengono venduti e molto spesso trovo anche tanti souvenir uguali a quelli dei gift shop, ma di qualità migliore e che costano la metà. Le tovagliette e le tazze, ad esempio, le ho comprate da "Mark&Spencer" e i prodotti di bellezza da "Boots", catene di supermercati e farmacie molto famose presenti su tutto il territorio britannico.

I libri


Che ve lo dico a fare? Da ogni viaggio torno a casa con un libro; se sono in un paese di cui non conosco la lingua, lo compro in inglese, l'importante è che mi ricordi il viaggio appena fatto. In quest'ultima vacanza, ho comprato un romanzo ambientato sull'Isola di Skye, e l'ho comprato proprio mentre ero sull'isola. Un giorno, invece, mentre gironzolavo per il bookshoop di un castello ho trovato dei bellissimi libri pop-up per VV, ed erano pure scontati, costavano meno di 4 sterline l'uno! Deal!


Superfluo aggiungere che i ricordi restano ciò che di più bello ti può regalare un viaggio.
Spero di avervi dato qualche suggerimento utile, io vi ringrazio per avermi permesso di andare ancora una volta con la mente al bellissimo viaggio fatto in Scozia e a quelli passati.
Alla prossima avventura!

(Nella foto in apertura i souvenir di VV della Scozia: una conchiglia raccolta durante la bassa marea e il vello di una pecora trovato impigliato in un cespuglio)

lunedì 26 settembre 2016

La seconda edizione di Bookcoaching


In questi ultimi mesi, in questa estate che è stata allo stesso tempo così bella e così dolorosa per me, sono arrivata alla conclusione che se c'è una cosa che ci accomuna, che abbiamo provato tutti e che continuiamo a cercare di conoscere, comprendere e combattere, questa è proprio la solitudine.
Vi siete mai chiesti quanti e quali tipi di solitudine esistano? Vi siete mai accorti che, quando pensiamo alla solitudine, lo facciamo quasi sempre in eccezione negativa?
Quando in Accademia della Felicità ci hanno proposto di affrontare proprio questo tema per il ciclo di incontri di Bookcoaching che avrà inizio a Torino l'11 ottobre e a Milano il 28 novembre (sì, saremo anche a Milano!), ho avuto un attimo di titubanza e poi tanti timori. Questo è un tema triste, un argomento che la gente rifugge, non certo di evasione, non rischiamo di essere pesanti? pensavo. (La visione negativa...)
Si presentava proprio una bella sfida, per questo l'ho accettata, e quale migliore occasione per esorcizzare la paura della solitudine se non in compagnia, di un libro e di noi amanti dei libri? Non è proprio la condivisione l'antidoto migliore?
Dodici incontri e sei tematiche ci accompagneranno dall'autunno alla primavera: la solitudine esistenziale e sociale, nella vecchiaia, in famiglia e in coppia, nella malattia e, per finire, quella per scelta. Dodici incontri dove avremo modo, attraverso i libri, di confrontarci e conoscere meglio noi stessi.

Questi i libri che ci guideranno in questo viaggio esplorativo della solitudine:

Kazuo Ishiguro “Quel che resta del giorno”
Christopher Isherwood “Un uomo solo”
Anita Brookner “Una vita a parte”
David Leavitt “Ballo di famiglia”
Marco Peano “L'invenzione della madre”
Richard Yeats “Revolutionary Road”
Domenico Starnone “Lacci”
Sylvain Tesson “Nelle foreste siberiane”

QUI tutte le informazioni sul Bookcoaching a Torino e QUI quelle sugli incontri di Milano e QUI la nostra pagina Facebook, veniteci a trovare!

"Leggiamo per sapere che non siamo soli"

Quand'è l'ultima volta che vi siete sentiti soli? Avete voglia di raccontarmelo?

venerdì 23 settembre 2016

Le mie letture estate 2016


Questa estate ho letto molto, da come non mi capitava da tempo. I libri sono stati il mio rifugio, il luogo dove scappavo, quando potevo, non appena sentivo i morsi dell'angoscia strisciare su di me, prima che mi mancasse il fiato...
Leggere per spegnere il cervello. Ci sono tanti modi di leggere, questa estate il mio è stato quello anestetizzante. Funziona.
Ho letto senza criterio, senza un ordine preciso e senza nessuna programmazione; a parte i libri per il prossimo Bookcoaching, di cui però ve ne parlerò a parte.


Se vi ricordate vi avevo già parlato di Acciobooks, un sito dove è possibile scambiare i libri; non sono una sua grande frequentatrice, è raro che io vada alla ricerca di un volume al suo interno, ma continuo ad inserire nel mio profilo i libri che non sono intenzionata a tenere (un modo come un altro per fare decluttering o almeno rimanere in pari coi numeri). Sovente quindi sono gli altri a contattare me e a chiedermi uno scambio, così io vado sul loro profilo e valuto se c'è qualcosa di mio interesse. E' così che sono entrata in possesso di “Manuale per ragazze di successo” di Paolo Cognetti: una piccola raccolta di racconti che si è fatta leggere in modo snello. Ho apprezzato moltissimo l'abilità dell'autore di cambiare tono e registro a seconda del racconto, era precisa la sensazione di ascoltare ogni volta una voce diversa. Alcuni racconti mi hanno coinvolta di più, altri un po' meno, non posso però affermare di essere rimasta colpita e non mi è venuta voglia di leggere altro dello stesso autore. Voi lo conoscete? L'avete letto?


Quando è uscito “Gli sdraiati” di Michele Serra, avendone sentito parlare bene, me lo sono appuntata pensando di leggerlo il giorno in cui VV sarebbe stata un'adolescente. Ne sono entrata in possesso tramite Acciobooks e così, alla fine, non ho più aspettato. Anche di questo autore, come per Cognetti, non avevo mai letto nulla; anche questo, come il precedente, è stata una lettura snella e veloce, che mi ha fatta sorridere e anche un po' arrabbiare: con la figura del padre e non, come immaginavo, con il figlio. Non mi sono immedesimata più di tanto, forse perché con VV non sono ancora nella fase dell'adolescenza o, possibile?, perché non ho un figlio maschio. Ho trovato, in ogni caso, diversi punti di riflessione e alcune frasi sottolineate sono entrate nell'olimpo del mio quadernetto.


Questo invece è il libro che è venuto in viaggio con me in Scozia: autrice scozzese e ambientazione edimburghese, in un secondo tempo ho poi scoperto che su questo testo è stato basato il film “La strana voglia di Jean”, la cui protagonista Maggie Smith ha vinto l'Oscar come miglior attrice.
Durante il viaggio in Scozia, ad essere sincera, ho letto davvero poco: partivamo al mattino presto e tornavamo la sera tardi, una volta a letto ero così stanca che crollavo addormentata; ho finito quindi di leggerlo una volta tornata a casa. Speravo, con questa lettura, di respirare di più l'aria scozzese o immergermi ulteriormente nello stile di vita di quella regione, cosa purtroppo che non è avvenuta: a parte alcuni brani descrittivi (davvero pochi), “Gli anni filgenti di Miss Brodie” di Muriel Spark non mi ha fatta sentire parte di quella terra, poteva quasi essere ambientato ovunque, al punto che ero convinta che si fossero basati su di lui per girare un altro film, “Mona Lisa Smile”.


Lui è IL Libro della mia estate 2016. A lungo nella mia wish list, quei libri che sei curiosa di leggere ma alla fine non è mai il momento perché altri attirano sempre di più la tua attenzione, poi te lo ritrovi davanti in biblioteca e pensi «Ma sì, dai...». Una volta iniziato a leggerlo non riuscivo più a posarlo, proprio quel tipo di lettura che ti regala delle bellissime occhiaie perché non è mai il momento di spegnere la luce e andare a dormire. Da tempo non mi capitava di affezionarmi così tanto ai personaggi di un libro, al punto da non volerli abbandonare, al punto di preoccuparmi per loro, al punto che se l'autrice non me li trattava bene sarei andata ad aspettarla fuori di casa... L'idea di fondo poi è geniale: basandosi su “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, “Longbourn House” di Jo Baker narra le vicende della servitù della famiglia Bennet e lo fa in modo, a mio parere, magistrale. Questa lettura, sì, ve la consiglio davvero caldamente.


Ero una ventenne e lo amavo alla follia, al punto che ho riletto dei suoi libri, cosa che faccio raramente perché il tempo è sempre così poco per sprecarlo rileggendo. Poi non so cos'è successo o semplicemente le storie d'amore finiscono, forse sono cambiata e Baricco no e ha smesso di farmi battere il cuore; però continuo a leggerlo, così come alcuni continuano saltuariamente a sentire un grande amore, una specie di forma d'affetto. O forse mi rassicura il suo modo granitico di essere sempre uguale a se stesso, come entrare in una casa abbandonata, dove nulla è cambiato, neanche l'aria che si respira. Come due vecchi amanti che a letto compiono inevitabilmente gli stessi gesti, poche sorprese ma reciproco piacere. E ne “La Sposa giovane” di sesso ce n'è tanto.

lunedì 19 settembre 2016

#31grazie

Live all you can; it's a mistake not to. It doesn't so much matter what you do in particular, so long as you have your life. If you haven't had that what have you had?

Henry James
Con questa frase, alla fine di luglio, ho accettato di partecipare alla sfida #31grazie lanciata da Chiara del blog “machedavvero?”: ogni giorno, per 31 giorni, fermarsi e cercare almeno una cosa per cui essere grati.
Stavo letteralmente raschiando il fondo, andavo a letto e mi addormentavo con il cuscino bagnato di lacrime, sempre se mi addormentavo... Ero titubante all'inizio, non avevo in quei giorni nulla di cui gioire, ma poi mi è venuta in mente la frase di Henry James e ho capito che, come sempre, mi stavo dimenticando della cosa più ovvia: ero viva. Già solo di questo si dovrebbe rendere grazie ogni giorno, ma quante volte lo facciamo?
Così non ho perso tempo e ho subito reso pubblico il mio intento di prendere parte a questa iniziativa e poi ogni sera, a letto, invece di piangere (o oltre a piangere) per 31 giorni mi sono messa con il lanternino a cercare una cosa, anche piccolissima, per cui essere grata.
Ci sono stati giorni più facili (quando ero in Scozia avevo l'imbarazzo della scelta), altri molto difficili, ma ora che ho provato l'effetto di questo esercizio di mindfulness, vi posso assicurare che funziona e si, arrivi a gioire delle lacrime che ti bagnano il viso, se questo significa essere, ancora, viva.


La vita è diventata una passeggiata, dove io sorrido allegra nonostante i colpi del destino? No, ma sono più consapevole anche nei momenti no, sono più presente, pronta a darmi una pacca sulla spalla, a stringere i denti, a dirmi di tenere duro, che domani è un altro giorno, poi passa o farà un po' meno male.
E poi ci sono giorni in cui proprio non ce la fai e ringrazi solo che siano finiti. Anche loro fanno parte della vita.


(Vivi tutto ciò che puoi, è uno sbaglio non farlo. Non ha importanza che cosa fai in particolare, fino a quando hai la tua vita. Se non l'hai avuta, che cosa hai mai posseduto?)

venerdì 16 settembre 2016

Trucchi da viaggio


L'incubo di ogni partenza, il pensiero che ti tiene sveglio la notte, che ti regala un bellissimo paio di occhiaie e una tensione addosso che ti fa dubitare perfino che partire sia una buona idea: la valigia. Non ho ancora conosciuto essere vivente che ami farla o che, una volta chiusa, si ritenga soddisfatto. Non ci sono elenchi che tengano: una volta arrivato a destinazione quasi sempre avrai dimenticato qualcosa e nove volte su dieci i vestiti che avrai portato con te sembreranno fare a pugni l'uno con l'altro. In questi ultimi anni, però, ho adottato alcune strategie che mi hanno davvero aiutata a superare indenne, o quasi, la prova bagaglio.

Non aspettare il giorno prima della partenza per fare la valigia, meglio farla qualche giorno in anticipo, tanto i vestiti si stropicceranno comunque. Così facendo ho scoperto di essere molto più serena e ben disposta nella scelta di che cosa portare e, se l'indecisione prende il sopravvento, posso prendermi una pausa in tutta serenità senza l'ansia di non avere abbastanza tempo. In questo modo ho anche risolto il problema del «Cosa mi metto, magari non questo, perché se poi voglio portarlo in vacanza?». Lo so, lo fate anche voi questo pensiero...


Da quando ho scoperto queste sacche Ikea la mia valigia non è mai stata così ordinata e riesco a trovare i vestiti in men che non si dica; utilissime soprattutto in viaggi on the road, come quello della Scozia, dove non abbiamo mai dormito più di due notti nello stesso posto e la valigia non l'abbiamo mai disfatta.


Vi avevo già parlato del trucchetto “colore” per scegliere quali vestiti portare con voi: basandosi su due, massimo tre tonalità, è più semplice creare abbinamenti e variare l'outfit quando si ha pochi capi a proprio disposizione. In questa vacanza ho usato le stesse tonalità di base sia per me che per VV (il blu, che ve lo dico a fare, è il mio colore preferito...); avendo a disposizione un bagaglio ridotto come dimensione (hello voli low cost!) e andando in un luogo dove tra pioggia e fango le possibilità di sporcarsi erano elevate, ho messo in conto anche una puntatina a una lavanderia a gettoni: stessi colori, nessun problema di tessuti che stingono e macchiano. Con una bambina che patisce l'auto, questa eventualità è diventata realtà...


L'ombrello in valigia fa tanto nonna e il cappellino con la visiera tanto turista americano, lo so, soprattutto se siete forniti di impermeabili, stivali per la pioggia o scarponcini per la montagna. Ma non lo fate per voi, ma per riparare i vostri occhiali da vista e la vostra macchina fotografica.


Adeguate il vostro abbigliamento al luogo che state visitando: ho visto una signora girare per un castello diroccato sotto la pioggia e in mezzo al fango con un paio di scarpe col tacco... scamosciate! Avete il resto dell'anno per fare gli stilosi, fate pace con la modella che c'è in voi e optate per la praticità, che non vuol dire andare in giro in tuta, ma accettare di vestirsi in modo più casual, meno eleganti ma più comodi (caldi e asciutti?). Inoltre, la vera eleganza è un'altra, ad esempio non urlarsi da una parte all'altra di quello stesso castello come se oltre a voi non ci fosse nessun altro.
 
(Potrebbe interessarvi un post simile ma sul viaggiare con i bambini e sui souvenir? Se si, fatemelo sapere nei commenti che provvedo. Grazie, apprezzo sempre i vostri consigli e suggerimenti!)

lunedì 12 settembre 2016

E Scozia fu!


Alla fine, però, contro ogni pronostico, sono riuscita a partire per la Scozia: mai viaggio fu più desiderato, sperato, agognato...
Purtroppo, avendo avuto altro da fare, la mente altrove e le possibilità di partire ai minimi livelli, non mi sono preparata come pensavo di fare; di nuovo, come per Berlino, non ho letto nulla e mi sono imbarcata sull'aereo conoscendo poco o nulla della Scozia. Una cosa però speravo di incontrare e non sono rimasta delusa: la natura. In questa ragione dove vai, dove ti giri, ovunque la natura ti lascia senza fiato; in fondo, non c'è bisogno di programmare nulla, basta incamminarsi, qualsiasi angolino o scorcio incontrerai sulla strada non ti deluderà anzi, ti regalerà una sensazione di infinito che ti riempirà l'anima e gli occhi per i giorni a venire.

(Isle of Skye)
 
L'odore del mare? Non ho saputo cosa fosse fino a quando non sono stata qui, tra scogliere altissime o spiagge ricoperte di alghe, gabbiani urlanti e musi di foche che spuntavano tra le onde.

(Panorama dal Dunnottar Castle)
 
I paesini e i castelli? Sembrano essere nati insieme alla natura, costruiti con loro, parte delle rocce, dei laghi e dei prati.

 (Dunnottar Castle)
(Eilean Donan Castle)
 
Abbiamo anche visitato qualche paese e città come Aberdeen ed Edimburgo ma, col senno di poi, si sarebbe anche potuto fare a meno: il richiamo della natura era troppo forte, i paesaggi troppo belli, l'orizzonte troppo vasto per perdere tempo tra vie super affollate, chiassose e anche un po' luride.

 (Stirling)
 (Edinburgh)
(St. Andrews)
 
Decisamente più pittoreschi i piccoli villaggi in riva al mare o i paesini in mezzo a vallate ricoperte di edere, dove il tuo sguardo si perde un prato dopo l'altro, punteggiati solo di pecore, cavalli, e le famose mucche scozzesi, tutti liberi di pascolare.

 (Isle of Skye)
 (Portree)
(Plockton)
 
Abbiamo lasciato un pezzetto di cuore in Scozia, compresa VV che, a seconda dei luoghi, era principessa, cavaliere o pastorella!
Non ho davvero parole per descrivere questa regione che ci ha conquistati, spero di trasmettervi un po' della sua bellezza con le foto (è stato difficile scegliere!) e che il mio entusiasmo traspaia tra le righe. Se potete, andateci!

venerdì 9 settembre 2016

Comincia l'asilo!


Tra pochi giorni iniziano le scuole e per molti bambini, come per VV che non è andata al nido, ci sarà il primo giorno di scuola materna. Per prepararci a questa nuova avventura (e non parlo al plurale perché sono un genitore e quindi stiamo mettendo i denti, abbiamo la febbre,... ma perché è un passo importante per tutta la famiglia), oltre che a parlarne spesso e volentieri con Vittoria, ho voluto anche avvalermi dell'aiuto di un libro. Sono stata fortunata e non ho neanche dovuto cercarlo, l'ho incontrato per caso tra gli stand del Salone del Libro di Torino e mi sono subito innamorata della sua grafica. Ho pensato fosse il regalo perfetto per il suo terzo compleanno, per la mia bimba che da settimane ormai andava ripetendo che sarebbe andata all'asilo non appena avesse compiuto tre anni.


Formato maneggevole, pagine robuste, disegni dai colori allegri e abbastanza semplici da essere comprensibili anche senza dover per forza leggere il testo, da quando l'ha ricevuto Vittoria lo sfoglia spesso ed è in grado di leggerlo e raccontarlo da sola.


L'asilo”, edito da Chiara Edizioni, racconta come inizia e finisce la giornata di una bambino che va alla scuola materna, affronta tutte le attività e impegni che deve affrontare (a tavola si assaggia tutto ;-)), senza dimenticare i sentimenti che possono accompagnarli (dalla tristezza di dover salutare i genitori ai litigi con i compagni) e, cosa non da poco, ricorda ai bambini che all'asilo si va tutti i giorni e che è il loro lavoro. Il lavoro più bello del mondo!


Al fondo del libro, inoltre, ci sono diverse attività ed esercizi da svolgere, correlate da adesivi, tanto amati da VV, e un puzzle.
Se anche voi avete un figlio o un nipotino che si appresta ad affrontare questo importante capitolo della vita, ve lo consiglio vivamente.


Buon inizio di scuola a tutti, grandi e piccini, con l'augurio di non smettere mai di imparare cose nuove!