lunedì 25 gennaio 2021

Uomini e Troll


Ho finito l'anno e iniziato quello nuovo leggendo “Uomini e Troll” di Selma Lagerlöf. Questo libro l'ho ricevuto come regalo in modo del tutto casuale partecipando ad un'iniziativa su Instagram, in cui Cinzia Ferri (@acasadicindy), ideatrice di questo scambio nominato “Secret Santa”, ti da l'indirizzo di una persona che ha aderito e a cui spedire un pensiero per Natale; il mio è volato in Florida!

Ho pensato sarebbe stata una lettura perfetta per l'inverno e infatti non sono stata delusa. Della stessa autrice svedese, prima donna nella storia a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1909, avevo letto “Il libro di Natale”, dove avevo imparato della tradizione, che ho poi fatto mia, di regalare libri il giorno della vigilia e del permesso concesso ai bambini di leggerli fino a tardi; questo piccolo particolare invece a VV non l'ho detto.

Ricordo mi fosse piaciuto immergermi nelle atmosfere nordiche, proprio come è avvenuto con quest'altra piccola raccolta di racconti. Oltre ad essere così invernali, i testi di questa autrice sono ricchi di realismo magico, così come di personaggi e credenze che fanno parte della tradizione e delle leggende svedesi. Mi ha invogliata ad approfondire meglio questa letteratura e cultura a noi così lontana e poco conosciuta, se non per falsi miti come quelli collegati ai vichinghi. Ricordo che una delle cose che più mi è dispiaciuta guardando la serie “Vichings” sia stata proprio l'occasione mancata per raccontare qualcosa in più su questo popolo. Per fortuna esistono i libri.

Mentre leggevo i racconti contenuti in questo volume, mi sono trovata a riflettere su come fiabe, leggende e i loro personaggi, troll, folletti, tomte e spiriti fatati fossero tutti testimonianza di un popolo fortemente legato alla natura, abituato a sottostare alle sue a volte inspiegabili leggi e di come l'arrendersi dei personaggi a quello che è un fato avverso fosse invece una sorta di saggezza, l'accettazione di un limite.

In “Una vecchia storia d'alpeggio” una mandriana si attarda a lasciare la malga in alta montagna perché una vacca deve partorire. La marmitta su cui sta facendo il formaggio si mette a borbottare ricordandole del pericolo che sta correndo, perché i troll hanno l'abitudine di trasferirsi nelle malghe appena i pastori in autunno tornavano in valle. Ed ecco che quello che è semplice buon senso, cioè lasciare l'alta montagna prima che diventi pericolosa e invivibile a causa dell'inverno, è trasformato in una leggenda che ricorda di non essere avventati e di ascoltare gli avvertimenti che manda la natura.

Sovente i personaggi di questi racconti sembrano impazzire e questo accade quando, favoriti nelle loro fortune dall'aiuto degli spiriti, oltrepassano il limite, non rispettano le leggi non scritte o diventano schiavi di questi esseri; quasi a ricordarci di come gli uomini siano solo ospiti di questo mondo, governato da forze molto più grandi di loro e che il segreto per stare sulla terra sia una pacifica convivenza.

Insomma, terminata questa lettura, mi è proprio venuta voglia di conoscere meglio Thor, Odino e tutti gli altri protagonisti della tradizione nordica. Il catalogo Iperborea è ovviamente il punto di partenza per approfondire le letterature nord europee; inoltre ho sentito parlare bene, per una prima infarinatura, del libro “Miti del nord” di Neil Gaiman, magari anche come regalo agli appassionati degli Avengers, per insegnargli che non sono nati ad Hollywood.

lunedì 18 gennaio 2021

Quattro libri, quattro insegnamenti

Avrei voluto selezionare “la” lettura di questo anno che si è appena concluso, ma i libri che ho amato molto e che mi hanno colpito particolarmente sono più di uno così, invece di sceglierne solo uno, ho deciso di raccontarvi che cosa mi hanno insegnato. Andiamo in ordine di apparizione:

Virginia Woolf, Vita Sackville West “Scrivi sempre a mezzanotte”

Crescendo ho perso per strada tante amicizie, per i motivi più disparati e con diversi gradi di dispiacere e sofferenza. Ora ho tanti conoscenti, amici con cui mi piace trascorrere il tempo e con cui condividere alcuni interessi, alcune care amiche, ma mi manca La Amica, quella persona con cui hai un legame particolare, speciale, unico. Quella a cui puoi raccontare tutto perché non ti fa sentire giudicata, quella a cui non devi spiegare niente perché ti conosce come le sue tasche, quella a cui non è necessario dire come ti senti perché te lo legge in faccia.

Trovo che più si diventa grandi e più questo tipo di rapporti siano rari. Le ferite del cuore ci rendono più restii ad aprirci, ci si vergogna di più per le proprie debolezze; mostrarci per ciò che siamo sembra quasi infantile. Siamo così preoccupati a fare bella figura, a stare attenti alle buone maniere, a non offendere, ad essere cortesi. Falsi e cortesi, come dice il detto su noi torinesi.

Ma quanto perdiamo in rapporti, così facendo?

Lettera dopo lettera ammiravo questo due donne che non temevano di mostrarsi per quello che erano, che non celavano i loro pensieri e sentimenti, che si amavano oltre difetti e debolezze perché erano in grado di vedere il cuore pulsante dell'anima dell'una e dell'altra e le invidiavo molto. E quindi?

Mostriamoci per quello che siamo. Non abbiamo paura di parlare, dire quello che pensiamo. Raccontare la nostra visione del mondo. Svelare i nostri sentimenti. Potremmo rimanere sorpresi.

Nigel Nicolson “Ritratto di un matrimonio”

Quasi a voler proseguire il discorso del libro precedente, per aprire il nostro cuore e non vergognarci di quello che custodisce, dobbiamo renderci conto che non c'è un solo modo di vivere, un unico modo di pensare, un particolare modo di sentire. Se vogliamo essere noi stessi ed essere accettati dobbiamo aprirci alla complessità della vita e alle sue infinite sfaccettature. Sono convinta che ancora adesso molte persone sarebbero scandalizzate se leggessero dello stile di vita di Vita Sackville West e del marito, quasi il loro comportamento li offendesse direttamente.

Anche in questo caso ho invidiato molto la loro libertà, il loro coraggio e il loro affiatamento nel perseguire la vita che desideravano, senza preoccuparsi di quello che avrebbe detto la gente.

Do what you feel to be right in your heart, for you'll be criticized anyway.

Eleanor Roosevelt

(Fai ciò che in cuor tuo senti essere giusto, perché verrai criticato in ogni caso)

Sandro Veronesi “Caos calmo”

Della bella scoperta che è stato Veronesi ve ne avevo raccontato QUI. Il mio preferito in assoluto, tra i suoi due libri che ho letto durante l'estate, è stato proprio questo.

La lamentela che mi capita di sentire più frequentemente riguarda la mancanza di tempo. Sorvoliamo sul fatto che sono convinta che per molte persone sia diventato un vezzo, come il dichiararsi sempre impegnati equivalga essere persone di una certa “importanza”. Sta di fatto che siamo così presi dalle nostre vite, dai nostri impegni, che gli anni passano e noi siamo occupati in una perenne corsa, diretti dove non lo sappiamo bene neanche noi.

Pietro, il protagonista del libro, ci mostra che se ci fermiamo non succede niente. O meglio, non succede nulla di così grave, che la nostra vita non va in pezzi, anzi, potrebbe succedere anche qualcosa di bello, o per lo meno, potremmo ricevere una sorta di rivelazione. Perché quello che molte persone non si rendono conto è che se vuoi capirci qualcosa, in tutto come nella vita, ti devi fermare a riflettere. Non puoi riflettere mentre sei impegnato a correre chissà dove. Tranne la corsa quella vera, lo sport intendo, allora sì, non avete idea di quanta meditazione mentre si corre.

E allora fermiamoci. Bastano anche solo dieci, venti, trenta minuti, ogni giorno.

Franco Faggiani “La manutenzione dei sensi”

Un padre e un figlio in affido si trasferiscono in montagna e incominciano una nuova vita al ritmo della natura e delle stagioni. Niente di più semplice e banale. Peccato che sovente ce lo dimentichiamo che ne abbiamo bisogno, che stare tutto il giorno seduti davanti al computer non è la nostra condizione naturale, il nostro corpo ha bisogno di muoversi, non solo al chiuso di una palestra, i nostri polmoni hanno bisogno di respirare aria fresca, i nostri occhi hanno bisogno di orizzonti più ampi (non è una metafora, fa male agli occhi guardare sempre fisso lo stesso punto) e dei colori del cielo e della terra.

Vinciamo la pigrizia, perché è di questo che si tratta. Smettiamola di accampare scuse sulla mancanza di tempo (vedi quanto scritto sopra) e sforziamoci di uscire più spesso. Anche nel parco sotto casa, ma all'aperto.

Sii te stesso. Non conformarti. Fermati. Stai di più in mezzo alla natura.

Questi gli insegnamenti che ho ricevuto dalle letture del 2020 e che metterò in pratica in questo anno appena iniziato.

giovedì 14 gennaio 2021

Tra le righe - Donne che corrono coi lupi

Tra le cose che voglio sicuramente riprendere in mano durante questo nuovo anno c'è anche la newsletter.

Nata nel novembre del 2017, anno in cui a quanto pare avevo parecchio da scrivere, come raccontavo QUI, ha avuto in realtà un andamento molto altalenante. Il piacere però di avere un contatto diretto con voi, molto più approfondito rispetto al commento ai post sul blog, non è mai venuto meno.

E proprio perché di approfondimento voglio che tratti, ho deciso che dedicherò buona parte dei prossimi mesi a scrivervi mail su una lettura in particolare: “Donne che corrono coi lupi”; un po' psicologia, un po' spiritualità, tanta poesia, miti e fiaba, un libro culto sulla donna selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice. Su che cosa significhi per me questa lettura ve lo avevo raccontato QUI e QUI; l'intento della newsletter sarà invece proprio quello di una lettura condivisa, nel senso che io lo leggerò per voi e capitolo per capitolo vi racconterà sensazioni, impressioni, riflessioni e vi darò eventuali spunti. Se avrete voglia di leggerlo a vostra volta sarà ancora meglio, ma non è per forza necessario.

Nel caso non siate (ancora) iscritti alla mia newsletter, farlo è molto semplice: inviatemi una mail a leparoleverrano [@] libero.it mettendo nell'oggetto “Scrivimi”.

Andate nel bosco, andate. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio. Andate nel bosco, andate.

Allora, ci inoltriamo?


lunedì 11 gennaio 2021

Back to basic

 


Mi dovete immaginare così: davanti al computer, la pagina aperta sul sito del blog mentre mi domando, in puro stile Marie Kondo, “Spark Joy o no?”

Non esagero se affermo che ho passato buona parte del 2020 a domandarmi che cosa farne di questo blog, a cercare di capire se continuare a scriverlo o buttare tutto alle ortiche. Per come sono fatta credetemi se dico che questo pensiero era quasi un quotidiano tormento, perché patisco le cose lasciate a metà, soffro per le questioni non risolte, al punto che sovente ho preferito una decisione avventata e impulsiva pur di mettere la parola fine e togliermi il pensiero.

Nel caso del blog però sentivo che chiudere tutto non sarebbe stata la scelta migliore e che, col passare del tempo, me ne sarei pentita amaramente; come per altro mi sono pentita di molte decisioni prese su due piedi in passato. E se è vero che errare è umano ma perseverare è diabolico, con la maturità ho imparato che non c'è niente di male a darsi una seconda (terza, quarta,...) possibilità. In realtà è proprio la perseveranza a portare i risultati; il mondo è pieno di persone famose che sono arrivate dove sono e hanno ottenuto quello che hanno perché non hanno mai gettato la spugna.

Poi un giorno mi sono detta “Quanto la fai grossa e complicata Francesca...” e ho avuto una sorta di rivelazione: torniamo alle origini, da dove tutto era nato, semplifichiamo. Questo blog l'ho aperto perché avevo il fortissimo desiderio di condividere le mie letture e poi strada facendo ho cercato di modificarlo o adattarlo a tutto quello che leggevo in giro su come “dovrebbe” essere un blog, perdendone così la sua genuinità. Il blog è, di nascita, un diario in rete, niente di più e niente di meno. Pazienza se con il passare degli anni ha subito un'evoluzione ed è, anche, diventato uno strumento di lavoro e una fonte di guadagno. Sarebbe come se tutti dovessimo smettere di giocare a tennis solo perché non siamo dei campioni; c'è chi gioca a tennis perché si diverte e basta e c'è chi scrive un blog perché ha piacere di tenere un diario pubblico.

È un errore che si commette sovente, quello di lasciarsi bloccare dal confronto e dalle aspettative che arrivano dall'esterno, pochi ne sono immuni e richiede un grande sforzo e una grande forza interiore per proseguire per la propria strada; che non significa non imparare dai propri errori o non cercare di migliorarsi, ma neanche perdere di vista il perché si sta facendo qualcosa e l'obiettivo che ci si è posti.

Ho piacere di continuare a condividere le mie letture e la passione per i libri, proprio come scrivevo QUI, più di undici anni fa.

Abbi ben chiara la cosa da dire, le parole verranno.

Catone Il Censore