Se
c'è una cosa che ho constatato da quando mi sono ammalata è che è
difficile, per le persone che ti sono accanto, comprendere fino in
fondo come ti senti, che cosa pensi, quello che provi; è più facile
per chi ha vissuto un'esperienza uguale o simile ma, esattamente come
capitava all'università che passavi da chi ti diceva che il tale
professore era un incompetente, oppure un fetente agli esami, a chi
l'aveva adorato: ogni esperienza è unica.
Condividere
però può aprire uno spiraglio, gettare un piccolo fascio di luce,
aiutare a capire, anche in minima parte. Qui di seguito tre cose che
hanno generato un grosso cambiamento in me e nel mio modo di pensare,
o che mi hanno fatta arrabbiare...
Ed
è subito odore di santità
Quando
dicono “Tutto questo mi ha insegnato a mettere in giusta
prospettiva le cose, a comprendere a che cosa davvero dare importanza
nella vita”. E io mi sono sempre immaginata sul viso di chi parla
uno sguardo di superiorità, di chi ha la verità in tasca. Me lo
sono anche immaginato non battere ciglio mentre è in coda se
qualcuno gli passa davanti perché lui non ha tempo da perdere in
queste sciocchezze, ci sono cose più importanti nella vita.
Io
invece parto dal presupposto che sono già arrabbiata per quello che
mi è successo e se tu mi passi davanti non sono affatto serafica,
perché semmai io ho forse meno tempo da perdere di te. Voglio la
corsia preferenziale, non l'aureola.
Devi
essere forte, stai combattendo una battaglia
Lo
so che chi lo dice lo fa con tutte le buone intenzioni e per
spronarti ad essere forte e tenere duro. La verità però è che
implica una tua responsabilità nell'esito che purtroppo non hai: se
guarisci sei stata brava, se non lo fai hai fallito. Io posso
decidere come affrontare la prova a cui sono stata messa di fronte,
posso decidere se lasciarmi sommergere e schiacciare, o cercare in
tutti i modi di non farmi abbattere, di tenere alto l'umore e cercare
di continuare a vivere e non sopravvivere. Prendo coscienziosamente
le medicine che mi danno i medici e spero, posso solo sperare;
l'esito purtroppo non dipende da me (per fortuna! Voi la vorreste
questa responsabilità???). Sento che non ci sono vinti né
vincitori.
Sette
vite come i gatti
Quando
scopri di essere malato la vivi come una grossa ingiustizia. “Perché
a me? Perché proprio io?” e ti senti sfortunato, guardi gli altri
con occhi arrabbiati quasi fosse colpa loro. Per molto tempo mi sono
sentita come se tutti gli altri fossero nati con sette vite come i
gatti e io, invece, una sola. Poi un giorno l'illuminazione: se c'è
una cosa che ci accomuna è proprio la morte, è il destino di tutti.
Solo in quel momento ho compreso davvero fino in fondo quello che mi
ha detto il mio medico quando ha visto che ero confusa: “Vuoi che
parliamo di percentuali? Vuoi che parliamo di probabilità? Perché
quello che ti posso dire io è che incominciamo ad avere che fare con
loro nel momento esatto in cui veniamo al mondo: la possibilità di
ammalarci, di avere un incidente, ecc.”
Ho
capito che posso scegliere di passare il mio tempo a preoccuparmi per
la mia malattia o accettare il fatto che il mio destino potrebbe
essere di morire per la classica tegola sulla testa: tanto non lo so
e rischio solo di sprecare il mio tempo, quello che mi è concesso e
che nessuno, nessuno di noi sa quant'è. E voi non sapete che
sollievo.
Abbiamo riso tutti alla famosa frase “Ricordati che devi
morire!”, “Sì sì, mo'... mo' me lo segno”. Date retta a una
cretina, segnatevelo.
Remembering that you are going to die is the best way I know to avoid the trap of thinking you have something to lose. You are already naked. There is no reason not to follow your heart.Steve Jobs
Facciamo in modo di essere vissuti abbastanza.Seneca
(Ricordare
che sei destinato a morire è il modo migliore per evitare la
trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Sei già nudo. Non
c'è nessuna ragione che ti impedisca di seguire il tuo cuore.)
Da quando sto male ho rivalutato molte cose stupide che prima trovavo esistenziali, ma la malattia è stata anche utile per mettermi come priorità (nel rispetto altrui) dandomi il diritto di prendermi spazi e tempi.
RispondiEliminaE capisco il discorso delle percentuali (che pretendo ad ogni visita, e ad ogni visita non mi vengono date) perchè so quanta speranza si annidi in quei numeri; ma dobbiamo tirarci ulteriormente su le maniche e vivere senza (troppa) rabbia e risentimento.
Un grande abbraccio.
Alice
Concordo con te sul buono e sano "egoismo"; sulle percentuali, sto cercando di imparare a viverci senza, non ho mai amato la matematica; la rabbia e il risentimento non sono durate molto, non sapevo con chi prendermela (Dio? La vita? Il destino? Il fato?), ogni tanto è dura scacciare la tristezza...
EliminaTi abbraccio anch'io.
Cara Francesca, è davvero difficile lasciare un commento. Le tue parole sono così forti e così vere che qualsiaso cosa sembra poco. Arrivano proprio in un momento in cui sto vivendo e pensando tanto a questo tema.
RispondiEliminaTi lascio quindi un abbraccio perchè in questo momento credo sia la cosa migliore che ho. claudiag
Mi dispiace che tu stia attraversando un periodo accompagnato da questi pensieri. Spero torni presto il sereno.
EliminaTi abbraccio forte.