lunedì 28 gennaio 2019

Curarsi con i libri


C'è un libro che è sempre sul mio comodino da quando l'ho comprato. Non l'ho mai letto tutto, ma lo sfoglio spesso e mi perdo tra le sue pagine, di rimando in rimando. Questo libro ha uno strano potere: ogni volta che lo prendo in mano mi fa venire voglia di leggere altri libri. Detto così può non suonare come un pregio ma, ho pensato, per chi da sempre desidera leggere di più o iniziare proprio a farlo e non ci riesce mai, potrebbe essere il volume adatto.
Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno” di Ella Berthoud e Susan Elderkin, Sellerio Editore, è un libro che parla del potere curativo dei libri, di come un romanzo letto al momento giusto possa cambiarci la vita o farci guarire da un problema che ci affligge in quel particolare momento. Ma è soprattutto a mio parere un libro che racconta i libri e lo fa in una maniera davvero piacevole e scanzonata, dando di quello che sono questi oggetti un vero ritratto: fonte di piacere.
Leggere è un atto complicato, che richiede abitudine e allenamento, se non si è spinti da una grande forza di volontà, è difficile iniziare a farlo dall'oggi al domani: è molto più semplice e il piacere è più immediato fare altre cose, ad esempio guardare un film, dove lo sforzo da noi richiesto è minimo (restare svegli, ad esempio).
Il problema principale che affronta una persona che non è abituata a leggere è trovare un libro che gli possa piacere; il gusto in fatto di letture si scopre e si forma dopo tante... letture e, per chi si accinge a incominciare questa impresa, passare da un libro sbagliato all'altro può essere molto scoraggiante. Anzi, molto spesso ci si ferma al primo libro, abbandonandolo. Suggerire di insistere non sembra portare a grandi risultati.
Il mio suggerimento invece è di prendere proprio quest'unico volume e iniziare a sfogliarlo, procedendo a caso o cercando un malanno di cui siete vittima in quel momento (chi non ha il raffreddore d'inverno?) o lasciandovi ispirare dagli elenchi dei dieci migliori romanzi (c'è anche quello per quando si è al gabinetto) o l'elenco dei disturbi della lettura con relativa cura (ad esempio, paura di iniziare). Lasciatevi ammaliare dalla quantità di storie e racconti contenuti al suo interno, saltate dall'uno all'altro, prima o poi arriverete alla descrizione di un libro e proverete l'improvviso e forte impulso di iniziare a leggerlo.

lunedì 21 gennaio 2019

#lpv31challenge


Alle volte mi sembra di essere circondata da controsensi: tutti a sottolineare l'importanza dei libri, ma poi nessuno ha il tempo di leggere, ad esempio; tutti a dire che i bambini hanno troppi giocattoli, ma poi a Natale, già solo noi genitori facciamo trilioni di regali; e l'elenco potrebbe continuare. Dalle cose più banali a quelle più importanti, siamo una contraddizione vivente.
Da quando ho avuto l'incontro con la malattia, quello che mi colpisce più duramente è come tutti, me compresa, non facciamo che sottolineare l'importanza del presente, vivere il momento, godere di quello che si ha, ma poi, soprattutto all'inizio del nuovo anno o settembre, è tutto un pianificare, progettare, elenchi di cose da fare, buoni propositi, dare scadenze.
Nelle giornate no, la mia profonda sensazione è che la malattia mi abbia rubato il futuro; provate a sognare al presente, riesce molto difficile, quasi impossibile, con un nodo allo stomaco non posso fare a meno di domandarmi “Ma io ci sarò ancora? E come starò?”. Per fortuna non accade sovente, e sto anche imparando a conviverci con questa paura, però ogni tanto questo pensiero mi paralizza.
Non fare nulla però, permettere davvero che la paura ci blocchi, rimandare a un momento in cui i “problemi” saranno risolti (esiste davvero questo momento? Secondo me no, la vita, purtroppo, ce ne presenterà di nuovi e non è pessimismo, solo realismo) non è la soluzione migliore. Un progetto concreto può essere un grande aiuto e uno sprone per affrontare le giornate e sconfiggere proprio quella paura frenante.
Quando ho scoperto di essere malata e in concomitanza con l'inizio delle cure, abbiamo iniziato a ristrutturare casa nostra, vivendoci dentro oltretutto; nello stesso periodo è iniziato il ciclo di incontri di bookcoaching che ho tenuto in diverse librerie. Sono stati i miei progetti, le mie distrazioni, i miei sogni. Il blog, per esempio, è uno sprone a pensare, fare e scrivere qualcosa di nuovo da quando l'ho aperto.
Anche per questo anno appena iniziato vorrei tanto un progetto più concreto, ma ora come ora non si è palesata nessuna idea; il buono proposito potrebbe proprio essere quella di trovarla! Nel frattempo continuerò quelli dello scorso anno e, in più, ho deciso di divertirmi con alcune “sfide” pratiche, la prima è questa:


Ti va di farle insieme a me? L'ideale sarebbe fare una sfida al giorno, ma ho deciso di essere indulgente con me stessa, ricordi? Quindi l'importante è portarle a termine tutte. Gusti nuovi per dare un sapore diverso alla nostre giornate, piccole attività per darci la sensazione di fare qualcosa di concreto, gesti nuovi per provare a creare nuove abitudini. Fammi sapere se deciderai di unirti e, se ti va, condividi.

lunedì 14 gennaio 2019

I miei buoni propositi del 2018 (non è un refuso)


C'è una frase che mi sto ripetendo spesso in queste ultime settimane: “Impara la lezione. Perdonati, perché la dimenticherai.” Inevitabilmente tendiamo a ripetere alcune azioni, commettere gli stessi errori, a ricadere nelle cattive abitudini. Molto spesso la conseguenza più grave di tutte sono i rimorsi, il nostro continuo ed esasperato rimproverarci, il sentirci nullità per non esserci riusciti fino in fondo, per aver fallito. Per il mio compleanno avevo espresso l'intenzione di essere più indulgente con me stessa e, se dove proprio esprimere un desiderio per questo nuovo anno appena iniziato, è proprio questo quello che voglio continuare a perseguire: amarmi per quello che sono, perdonarmi perché sono fallace, cercare di crescere, ma gioire dei tentativi più che dei risultati.
Avevo promesso però di condividere con voi i miei buoni propositi per il 2018 e, dopo l'estate, di raccontarvi come è andata (QUI e QUI i due post, se avete piacere di rileggerli). I buoni propositi invece erano questi:


Partiamo da quelli che non ho realizzato pienamente.

TENERE UN DIARIO

I benefici dal tenere un diario sono molteplici, oltre a rappresentare una bellissima memoria storica della tua vita, ti possono aiutare a vedere più chiaramente in te stesso, a tirare fuori i tuoi sentimenti, dare voce e rendere più concreti semplici pensieri rendendoti più propositivo. Le formule su come scriverne uno sono numerose: da una singola parola al giorno, alle tre pagine scritte di getto suggerite dal libro “La via dell'artista”; ognuno può scegliere quella che gli è più congeniale, io ho sempre tenuto il classico diario in cui un po' raccontavo della giornata, un po' quello che mi passava per la testa, un po' mi sfogavo.
In questo anno appena concluso ho fatto diversi tentativi e la difficoltà che ho incontrato sembrerebbe essere quella di trovare il momento giusto della giornata per scriverlo. Ho l'impressione però che il motivo non sia solo questo; in realtà ho smesso di scriverlo perché non ne trovavo un beneficio immediato e credo di aver capito anche il motivo. Il mio era diventato un vomitare sulla pagina tutte le negatività che provavo e, se da una parte tirarle fuori poteva sembrare una sorta di liberazione, dall'altra era un atto fine a se stesso perché non facevo mai il passo successivo: trasformare quanto provato o accaduto con un'azione positiva. Alla fine, scritte quelle parole, continuavo a stagnare in mezzo al mio veleno.
L'intenzione di scrivere un diario continua ad esserci, oltre a cercare di trovare il momento giusto, cercherò di scriverlo in chiave più positiva, magari partendo proprio dalle cose belle, anche piccole, che mi sono capitate nell'arco della giornata.

LEGGERE DI PIU'

Secondo il mio “quaderno dei libri letti” nel 2018 ho letto ben cinque libri in meno rispetto all'anno precedente, quindi il mio buon proposito è fallito miseramente. L'unica attenuante sarebbe quella di contare il numero di pagine lette, perché magari ho letto meno libri ma più lunghi, ma non ho tempo e voglia di accertarmene. E poi non era una gara, in realtà il mio desiderio era di dedicare più tempo alla lettura, tempo che avevo notato stavo sprecando ad esempio davanti allo schermo del cellulare e che avrei appunto potuto dedicare ad attività più costruttive, quali appunto la lettura. Cambiamento che sta avvenendo in modo graduale e spontaneo, così veniamo al primo dei buoni propositi che si è realizzato:

MENO SOCIAL

Come alcuni di voi sanno già, agosto è stato un mese molto difficile in cui, cattive notizie sulla mia salute, mi hanno sprofondata in un buco nero di depressione e disperazione da cui sono faticosamente riuscita ad uscire. In tutto questo, all'improvviso e senza che io ne abbia ancora capito bene il motivo, i Social e il blog mi sono diventati improvvisamente estranei e distanti. A parte il blog, per cui mi è dispiaciuto molto non riuscire più a scriverlo con costanza, il mio buon proposito si è realizzato senza mio merito alcuno, se non quello di rispettare il mio bisogno di silenzio e solitudine. Se proprio devo esprimere nuovamente un buon proposito in questo ambito, più che un generico “meno social” ora mi auguro di imparare a farne un uso più “consapevole”.

SPORT E ALIMENTAZIONE

Questo è il buon proposito che si è realizzato e che mi sta rendendo fiera di me stessa, perché il cammino che ho intrapreso mi ha fatto comprendere quanto conti molto l'aspetto mentale nel processo, come vi raccontavo QUI.
Il primo cambiamento mentale, infatti, che ho dovuto compiere è stato sulla concezione dello sport e della sua pratica. Nella mia famiglia siamo sempre stati molto sportivi e, grazie soprattutto alla danza classica, ho sempre avuto l'idea del mio corpo come una macchina che doveva essere performante al massimo. Per me era proprio un piacere lo sforzo fisico, sudare e faticare, e dedicare tanto tempo alla pratica di un'attività per raggiungere uno scopo ben preciso. Io ero quella che rinunciava alle uscite con gli amici perché “Ho danza”.
Il tempo passa, la vita accade, le malattie anche, e tu ti ritrovi con un involucro che non solo non riconosci, ma che senti spesso nemico.
Riconoscere che non avere tempo per fare movimento fosse solo una scusa è stato il primo passo, il secondo è stato quello di ammettere che non ero più disposta a fare così tante rinunce in nome dello sport, che non sarei più stata la sportiva di una volta. Nel momento in cui ho compreso perché è comunque ancora importante fare del movimento per me, il come e quando è arrivato quasi in modo automatico.
Faccio attività fisica perché mi fa, molto banalmente, stare bene, perché mi sento in salute e non avete idea quanto abbia bisogno di sentirmi “sana”, lo faccio perché un corpo attivo mi aiuta nello svolgimento della mia vita quotidiana, perché muoversi aumenta le endorfine e il buon umore, perché mi sta rimettendo in contatto con il mio corpo e me lo sta facendo amare in questa sua nuova forma. Risentire il sangue scorrere nelle vene, il cuore pulsare, il fiato che si fa più corto, sudare, i muscoli doloranti: tutte cose che mi erano mancate tantissimo.
Ma veniamo a il come e il quando. Ho bisogno di molta flessibilità, devo poter mettere in conto battute di arresto provocate da problemi di salute di Vittoria ma anche e soprattutto mie (inizio l'anno sapendo che mi attendono due interventi chirurgici), non posso quindi sprecare soldi in abbonamenti in palestra o iscrizione a corsi. Devo poterlo praticare nei momenti più disparati, non sempre alla stessa ora e il tempo che impiego deve essere variabile, oltre a non voler dedicarmici a scapito di VV (con l'uscita da scuola, per mia scelta, io sono a disposizione di VV, fare la mamma è il mio lavoro). L'importante insomma è farlo.
Ho messo tutto questo in pratica iniziando a fare dello semplice stretching (che mi aiuta molto con il mal di schiena e il male alla cervicale) la sera, dopo aver messo a letto VV, quando cerchiamo di fare meno rumore possibile mentre aspettiamo che si addormenti. Tempo che prima sprecavo navigando senza scopo su Internet o sui Social.
Ho poi finalmente acconsentito alla richiesta di mio marito di comprare una cyclette (acquisto che mi proponeva da anni e anni e che io aborrivo perché era da sfigati e non da sportivi) e cerco di dedicarmici a giorni alterni; per invogliarmi a farla l'ho abbinata a un guilty pleasure: mentre pedalo guardo i video su YouTube (funziona, non salto un giorno). Abbinare alla pedalata un po' di ginnastica a corpo libero mi sta venendo naturale, perché una volta che sei in pista, balli.
Quando ti senti finalmente bene, viene naturale abbandonare i cibi meno sani, quelli che ti appesantiscono e che ti fanno subito avvertire un cambiamento nel tuo fisico (in negativo) dopo averli mangiati, continuando però ad essere indulgente con me stessa e tenendo conto che non mi piace l'atteggiamento talebano in nessun campo: quindi, se un cibo mi piace, per quanto non sano, non lo eliminerò mai completamente dalla mia dieta, al massimo cercherò di mangiarlo meno spesso (Patatine fritte, vi penso,... spesso...)

La cosa che più di tutte però che mi ha dato soddisfazione non è aver realizzato alcuni dei miei buoni propositi (ora devo continuare, altrimenti non vale!), ma il cambio di mentalità che mi ha permesso di riuscirci.
Tranquillo 2019, ho un paio di compiti in serbo anche per te, non ti farò battere la fiacca; ve li racconterò in un prossimo post.

martedì 8 gennaio 2019

La vita non si scrive in stampatello


Vorrei iniziare ringraziandovi. Perché non so se l'ho mai detto chiaramente, e in ogni caso non fa male ripetersi, ma sono davvero grata a voi che mi leggete. Mi meraviglio ogni volta quando qualcuno di voi mi scrive che vi piace leggermi e mi esorta a continuare a scrivere. Quanto mi scaldate il cuore. Quindi, grazie.
Il blog non chiude, non sono mai riuscita ad arrivare a pensarlo definitivamente silenzioso. Sono contenta però di aver rispettato il mio, di silenzio, di non essermi sforzata ed obbligata a scrivere, di aver rispettato innanzitutto il patto con me stessa, e cioè di avere cura di me e dei miei bisogni. Sono sicura che questa pausa, questo raccogliermi in me stessa, mi abbia anche aiutata ad ascoltarmi meglio e a riconnettermi con la parte più intima di me.
Non ricordo più dove l'ho letta o sentita, ma ad un certo momento di questi ultimi mesi una frase mi ha colpita profondamente: esortava a riconnettersi con il proprio sé bambino, a ricordare come eravamo, come ci sentivamo, come ci comportavamo. E l'ho fatto, ho ricordato. E ho provato un fortissimo desiderio di sentirmi di nuovo così. I miei sforzi sono tutti tesi verso questo scopo.
Non è mia intenzione fare bilanci (i bambini non li fanno), però devo a me stessa un brava, perché sono orgogliosa di me e di come mi sono risollevata dopo il brutto mese che è stato agosto. Non dirò “Ce l'ho fatta, adesso è tutto passato”, perché se c'è una cosa che ho imparato è che il bello e il brutto, nella vita, convivono e, se vogliamo viverla questa vita, dobbiamo fare del nostro meglio in mezzo a queste sue due facce, senza negarle, riconoscendole entrambe, imparando a dare ad entrambe il giusto spazio e il giusto peso; non incolpandoci per non aver saputo gestire le giornate no, gioendo appieno per quelle sì. E non procrastinando.
Inizio l'anno sapendo che dovrò, non si sa bene ancora quando, affrontare due interventi chirurgici e la conseguente convalescenza. Se ci penso mi paralizzo. La sfida dei giorni a venire sarà quindi vivere per quanto possibile appieno, senza incominciare a rimandare tutto a un fantomatico post intervento, vivendo il presente e preoccupandomi delle difficoltà solo quando si presenteranno. Ci riuscirò? Certi giorni sì, certi giorni no. Proviamoci insieme, a non rimandare.
Per quanto riguarda il blog, è mia intenzione recuperare il racconto di tutti i libri letti negli scorsi mesi, quindi ritornerà l'appuntamento “I libri che non vi ho detto”, così come ho deciso di riprendere a condividere con voi il mio viaggio, se così vogliamo chiamarlo, attraverso il decluttering e verso il minimalismo (QUI, QUI e QUI i post in cui vi raccontavo i miei primi approcci). Se avete altre domande, curiosità o temi che vorreste approfondissi, ogni consiglio è ben accetto.
Allora, a presto e buon anno.
A dispetto del mentore
la vita non si scrive in stampatello.
È in clinato corsivo, corsivo accidentato
virgole, macchie, late esitazioni,
un solo punto fermo.
Nell'impero dispotico del bianco
qualche sorriso incanta.

Lucio Mariani