venerdì 31 marzo 2017

Bookcoaching a Milano!


Avevamo promesso che saremmo ritornati a Milano e noi di Bookcoaching Torino, quando facciamo una promessa la manteniamo!
Sono contentissima di annunciarvi il prossimo ciclo che partirà l'8 aprile e avrà come tematica: le chiavi della felicità.


Flavia ed io siamo convinte che la felicità non sia solo un concetto astratto e irraggiungibile, ma un giardino che va curato e coltivato giorno per giorno, se fatto in compagnia, ancora meglio!
Ecco il programma dei cinque incontri e tutte le informazioni per prendervi parte:


QUI invece la pagina Facebook dell'organizzazione che ci ha invitate e dove potrete trovare tutti gli aggiornamenti.

Milanesi (e non) vi aspettiamo!

lunedì 27 marzo 2017

L'appartamento

Le invidiavo la confidenza con i gesti che, fino ad allora, avevamo attribuito agli adulti. Forse erano sempre stati lì, sottopelle, pronti a emergere come certi virus. I gesti degli adulti veri. Noi, semmai, ne eravamo dei pallidi imitatori.
Vi capita mai di sentirvi dei bambini che stanno giocando ai grandi? A me sì, spessissimo. Prendo un caffè con le amiche e ho come l'impressione di essere ancora quella bambina che giocava alle signore. Guardo VV e realizzo all'improvviso che sono, realmente, mamma. In quei momenti ho come un vuoto allo stomaco, un risucchio, perché mi rendo conto che non sto giocando, ma che sto davvero vivendo quei momenti e un po' mi spavento. Fa paura essere grandi. Quand'è che si smette di giocare e si inizia a fare sul serio?
Ripensai a una coppia che avevo accompagnato quel mattino. A come erano entrati, nell'appartamento, tenendosi vicini. Come avessero una sorta di timore reverenziale per quello che stavano facendo. Così giovani da essere ancora smarriti, nei gesti consueti della vita adulta. Aprire un conto in banca. Pagare le rate della macchina. Affittare un appartamento da dividere in due... Era nostalgia, quella che avevo provato, uno struggimento dolcissimo per quello che tutti siamo stati, e non saremo più. E per tutto quello che avremmo potuto essere e tutte le cose che non faremo più per la prima volta... a loro, la sensazione di aver fatto un passo in più in quella che era, all'apparenza, una strada tracciata, senza curve, in cui non è possibile smarrirsi... quello che vedevo, era la totale aderenza dei loro gesti alla realtà... Vedevo degli ingranaggi perfettamente congegnati, innestati senza traumi.
Cosa succede se quegli ingranaggi si inceppano? Se qualcosa va storto: non si sta alle regole del gioco, si finisce nella casella che ti tiene fermo un turno, devi ripartire dal via, perdi la partita? Puoi sempre provare a giocarne un altra. Puoi provare a smettere di giocare e iniziare a fare sul serio. Diventare grande. E' quello che cerca di fare Angelo, il protagonista di “L'appartamento” di Mario Capello, il secondo libro della rubrica Turineisa.
Separato da poco, lascia il lavoro precario nell'editoria per seguire la ex moglie e il figlio nel paese di periferia dove si sono trasferiti.
Cosa mi aveva spinto ad andare ad abitare vicino a loro, a Cortemaggiore, tre strade più in là a voler essere precisi, lì dove il paese finisce, dissolvendosi nei campi di fieno e granturco, nella cittadina dove ero cresciuto, a da cui ero fuggito alla volta di Torino appena possibile? Cosa mi aveva spinto a lasciare il mio lavoro?...avevo l'impressione di essere nel posto giusto. Esattamente nel posto in cui sarei dovuto stare. Al centro.
A casa mi aspettavano, immersi nell'acqua untuosa del lavello, i piatti del giorno prima. Poi avrei guardato un film, aspettando il sonno, nella mia casa vuota. E il giorno dopo, al termine di un'attesa di anni, avrei saputo cosa aspettarmi. Mi sarei svegliato con qualche certezza – poche, mediocri, ma salde.
Per mantenersi si mette a fare l'agente immobiliare ed è proprio accompagnando i possibili acquirenti a visitare di volta in volta appartamenti diversi che Angelo rifletterà e tirerà le file della sua vita e quella delle persone a cui è voluto rimanere accanto.
Pensai a quello che avevo detto poco prima, in macchina. A come vendere case e leggere manoscritti fossero più simili di quanto avessi pensato. A come entrare nelle storie degli altri fosse un pertugio, un buco in cui affondare lo sguardo dentro una camera oscura.
Durante una di queste visite conoscerà il Signor Ferrero, un uomo tutto d'un pezzo, solido e rispettabile, ma che custodisce un segreto, che riguarda non solo il paese in cui abitano, ma il passato dell'Italia intera. Angelo, da lettore amante delle storie, ascolterà anche quella di questo suo nuovo “amico” e poi agirà di conseguenza, come farebbe un adulto, perché in fondo vogliamo tutti la stessa cosa: non smettere di credere.
Vidi il paese per quello che, in effetti, era: un reticolo di sguardi reciproci. Nel quale nessuno poteva perdersi, ma dove nulla andava perduto.

...le famiglie riunite per cena nei loro appartamenti che la pulizia non poteva preservare dalle macchie dei dettagli nascosti, dai segni che il tempo passava anche in quei loro gusci protettivi, gli sguardi rivolti agli altri, come una rete, i segreti saputi da tutti, ma taciuti, messi da parte come ospiti sgraditi.
Un libro che ho letto tutto d'un fiato, che mi ha incatenata con la storia, ma anche con la scrittura, con le bellissime immagini e metafore legate agli appartamenti, i gusci che ci custodiscono. Un libro ottimista e fiducioso verso il futuro, per quanto il gioco dei grandi sia molto difficile, a tratti per niente divertente.
...aprire alloggi vuoti per arearli e convincere giovani coppie che il futuro esiste e tanto vale investirci.

lunedì 20 marzo 2017

Il momento sbagliato


In questo momento, mentre vi scrivo, al di là del muro dove è appoggiata la mia scrivania, c'è un muratore con la radio accesa che impreca contro qualcosa, sbuffa e sospira. E' un duro lavoro, e non lo scrivo affatto con ironia.
Quando dico che, poco tempo dopo le mie dimissioni dall'ospedale e l'inizio del mio periodo di cura, ho iniziato i lavori di ristrutturazione in casa tutti mi guardano allibiti e sovente leggo un “Tu sei pazza” nei loro occhi. “Per distrarmi...” mi giustifico io. C'è un fondo di verità.
Questi lavori erano in programma da tempo, sia io che mio marito eravamo stanchi di procrastinare, per un motivo e poi un altro, e davvero entrambi abbiamo pensato che iniziarli avrebbe tenuto la mia mente occupata, almeno in parte, su un progetto che, nonostante il disagio per realizzarlo, mi avrebbe resa molto felice a lavori finiti: una casa rinnovata, da dove ricominciare dopo un periodo a tutti gli effetti brutto e difficile. Quasi una metafora esterna e tangibile di quello che sta succedendo dentro di me: distruggere tutto per fare spazio al nuovo.
Non erano pochi i timori con cui abbiamo deciso di iniziare, immaginavamo che fare dei lavori in un appartamento mentre lo si abita non sarebbe stata una passeggiata; temevamo che, con il mio carattere, avrei patito seriamente il disordine, lo sporco e il caos; eravamo preoccupati per VV, così piccola alle prese con una situazione complicata, ma abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo buttati, un po' da incoscienti.
In queste ultime settimane sono nel pieno del peggio: teli di plastica che ricoprono buona parte dei mobili per proteggerli, polvere e sporco ovunque (e quando dico ovunque intendo ogni singolo angolino remoto), per sottofondo il martello pneumatico e io che giro per casa con il mio pc o un libro cercando di volta in volta un luogo dove ripararmi. E' anche il periodo in cui sto peggio fisicamente, sto raschiando il fondo delle mie energie e sì, ammetto di essere stanca, proprio tanto stanca. Insomma, tutto concorre a dire che non poteva essere il momento peggiore per fare i lavori in casa. E invece ho avuto conferma che non potevamo prendere una decisione più saggia; avessimo fatto i lavori quando avessi avuto la salute, le forze e le energie, sarei impazzita correndo dietro ai muratori e allo sporco che lasciavano al loro passaggio. Avrei rischiato l'esaurimento, ne sono certa, pulendo casa in continuazione. Ora non ho neanche le forze per disperarmi, guardo lo sporco con rassegnazione e mi ripeto “L'importante è che sia pulito il tavolo e il piatto dove mangiamo, il letto dove dormiamo, il bagno dove ci laviamo, i vestiti che indossiamo, il resto ritornerà tutto pulito. Poi...”
Tutto questo mi ha fatto riflettere su quante volte si aspetta il momento giusto, quante volte si rimanda a fare una cosa perché non è il momento giusto, quante volte si tentenna perché non ci si sente giusti e su come quest'ultimo periodo mi abbia insegnato che, alle volte, il momento sbagliato per fare una cosa si riveli proprio quello giusto.

lunedì 13 marzo 2017

Il marciapiede per Torino


Gironzolavo tra gli scaffali di una libreria quando il mio sguardo è stato attratto da questo libriccino che sulla copertina riporta una sorta di timbro con scritto “Turin”; sguardo che è subito corso al titolo: “Il marciapiede per Torino. Racconti” edizioni Ensemble. L'ho sfogliato velocemente e altrettanto velocemente l'ho comprato; pensavo di regalarlo a una persona di mia conoscenza che ama tanto girare a piedi per Torino.
I giorni passavano e il libro, appoggiato provvisoriamente sulla mia scrivania, continuava a guardarmi. E io lui. “Magari lo leggo, prima di regalarlo, tanto abbiamo abbastanza confidenza, non si offenderà”. E poi scorrevo i nomi degli autori elencati sulla copertina, i più a me sconosciuti; e poi ho incominciato a domandarmi il perché una raccolta di racconti su Torino, se era nata prima l'idea del libro o prima i racconti, e chissà come ne usciva fuori la mia città da quelle pagine.
Pensa che ti ripensa, rimanda e temporeggia, è così che è nata l'idea della rubrica Turineisa, così è cresciuta la mia curiosità di conoscere meglio la realtà culturale torinese e i suoi autori contemporanei e il primo libro di cui parlarvi non poteva che essere proprio questo, quello da cui tutto ha avuto inizio.
Dodici brevi racconti, uno diversissimo dall'altro, da cui emerge ogni volta una Torino altrettanto differente: protagonista, sulla sfondo, nebbiosa, fredda, o che ti avvolge calda come un ricordo, una città che ti appartiene, una città a cui appartieni; la Torino di una volta, la Torino sabauda, la Torino della Fiat, e quella di adesso, che si sta reinventando; la Torino della Mole, simbolo, stendardo che si erge in mezzo alla pianura, il Museo del Cinema e il Torino Film Festival; la Torino dei portici, delle piazze e dei Murazzi.
Il traffico, a modo suo armonico, era regolato dai vigili urbani, i civich, con i loro caschetti bianchi, come i guanti e i manganelli segnalatori. I tram verdi sferragliavano facendo o gara con i filobus, strapieni di assonnati operai in tuta blu, impiegati frettolosi e studenti rasati, con tanto di cravattino nero e cartella in cuoio marrone.
Era la Torino delle periferie grigie come il cielo, dei palazzoni in cemento armato che spuntavano a manciate sui prati di mille vie Gluck; era la Torino dei napuli, della disperazione e della speranza della gente del Sud, dell'Italia povera che si aggrappava al treno del boom economico. E i treni arrivavano, a centinaia, sotto le volte Liberty della stazione centrale di Porta Nuova,...
Era una città dalle mille contraddizioni, ma era la mia città.
In quella copia un po' sbiadita e provinciale della Detroit americana, sfavillavano i Saloni dell'Auto, della Moda e della Tecnica...
Era la città del derby di Sivory e Charles contro gli eredi di capitan Valentino, Bearzot e Ferrini.
Erano le strade della FIAT seicento e dell'Alfa Romeo Giulietta...
Era la mia Torino...

mercoledì 8 marzo 2017

Non ti mentirò


Non ti mentirò. Non ti dirò che puoi tutto, ti dirò che puoi molto. Non ti farò credere che basta volere qualcosa e lottare per averla, per riuscire ad ottenerla, perché dovrai sempre fare i conti con la vita: e lei da e toglie, indipendentemente dall'impegno e gli sforzi che uno impiega. Non voglio che tu un giorno soffra pensando di non aver fatto abbastanza, perché non è così; lascia perdere tutte quelle belle frasi motivazionali, possono spronarti nel momento del bisogno ma ricordati, sempre, che tu potrai arrivare fino ad un certo punto: dove inizia il destino. Questo non ti giustifica a non dare tutta te stessa, ma non devi neanche dannare te stessa: tenta, prova, cadi e rialzati, fai ancora un ultimo sforzo e poi impara a dire basta, impara ad accettare la tua sorte e riparti da lì.

Non ti mentirò. Non ti dirò che la bellezza non conta, perché conta eccome. La bellezza di un fiore, di un gesto, di un'opera d'arte. Riempi la tua vita di bellezza, ma fa in modo che sia tu a decidere che cosa lo è. Ti incoraggerò ad essere bella, a coltivarti, a farti risplendere. Non c'è niente di male nel voler essere belle. Non c'è niente di male a cercare la propria bellezza nello sguardo degli altri, fa in modo però che prima di tutto e tutti sia tu stessa il tuo specchio, il tuo metro.

Non ti mentirò. Non ti dirò che il giudizio non conta e che tu vali come tutti gli altri, perché spesso non ti sentirai così; avrai a che fare con il giudizio della gente tutti i giorni della tua vita e spesso ti capiterà di sentirti svilita, insultata, invisibile, insignificante, debole, aggredita, violata. Che cosa ne vorrai fare di tutto questo? Spero di riuscire ad insegnarti a dargli il giusto peso. Spero di riuscire ad insegnarti che dietro ad una frase cattiva detta a denti stretti, si possono celare molte cose: insicurezza, debolezza, incomprensione, ignoranza, invidia, gelosia, rabbia. Spero di riuscire ad insegnarti che anche se negativi, sono sentimenti (ricordi, l'arcobaleno?), vanno riconosciuti, accettati, curati, altrimenti si ammalano e allora sì, che diventano pericolosi. Non sarò ipocrita, non ti dirò che tu dovrai imparare a non giudicare, perché lo faccio io e so che lo farai anche tu. Spero di riuscire ad insegnarti a usare il tuo giudizio con la giusta cautela e con cognizione di causa: è un coltello dalla lama affilata.

Non ti mentirò. Non ti dirò che le donne sono le tue migliori amiche, ti ricorderò che saranno anche le tue peggiori nemiche. Ti augurerò di incontrare donne straordinarie nella tua vita, che tu sappia coltivare la vostra amicizia e tenertele strette, ma ti ricorderò anche che non ho mai sofferto per un uomo come per una donna. Ma non ho mai, mai, smesso di credere nell'amicizia, nell' “altro”. Arriverà un giorno che penserai di non avere bisogno di nessuno, che ti basti da sola; io insisterò che avrai bisogno di entrambi, te stessa e gli altri, allo stesso modo. Piuttosto, impara a leccarti le ferite e passare oltre.

Non ti mentirò. Se tu fossi nata maschio, ti avrei amata uguale.

lunedì 6 marzo 2017

Speed Book Date


Viviamo in una società strana: è più facile essere in contatto attraverso uno schermo (telefonino, pc) che di persona; sembriamo alle volte tenere di più alle persone che stanno dietro quello schermo che a quelle che ci stanno davanti in carne e ossa. Per fortuna ogni tanto virtuale e reale si incontrano!
Alessandra, del blog “Una lettrice” l'ho conosciuta per la prima volta l'anno scorso durante il Salone del Libro di Torino, grazie a Cristiana di “Viaggevolmente”: ci eravamo ritrovate sedute per terra, in un angolo appartato del Salone, a parlare di libri. Ho avuto il piacere di rivederla allo “Swap a Book Party” la scorsa primavera e da allora siamo rimaste in contatto attraverso i così detti Social: blog, Facebook, Instagram.
Quando ha proposto a noi di Bookcoaching di aiutarla a portare a Torino un evento che aveva già avuto luogo a Milano abbiamo subito accettato con entusiasmo ed ecco che l'11 marzo 2017 avrà luogo lo “Speed Book Date”!
Un aperitivo letterario, un evento che ha come obiettivo conoscere nuovi libri, nuove persone e nuovi sapori. Ogni partecipante è invitato a portare con sé un libro che ha amato e a presentarlo in 5 minuti.
Vi aspettiamo dalle 17:00 alle 19:30 presso Mood Libri e Caffè, Via Cesare Battisti 3/E a Torino, l'iscrizione è gratuita (QUI), l'aperitivo costa 10 euro.
In una notte in cui non riuscivo a dormire (e da qui il detto “la notte porta consiglio”...) ho scelto il libro di cui parlerò. Curiosi di sapere di quale si tratta? Riuscirò a stare dentro i 5 minuti?

Qui trovate l'evento su Facebook.

Andiamo oltre lo schermo, vi aspetto!