lunedì 1 settembre 2014

Che vuole dire per sempre?


Quasi due settimana fa mi beavo del dolce far niente in cui ero immersa, gustavo la possibilità di vivere attimo per attimo, senza programmi e senza aspettative e mi crogiolavo nella quantità di ore spropositate che stavo dedicando alla lettura. Gioivo del mio presente e del mio starci.
Ora, in teoria, non è cambiato nulla: da me non ci si aspetta altro che riposo, tranquillità, sedentarietà: potrei dormire, mangiare e leggere con l'approvazione e benedizione di tutti.
Invece mi sento in gabbia, sclero che è un piacere, passo dal telefono, al tablet, al libro come una vera schizofrenica; una persona che soffre di deficit d'attenzione è più concentrata di me. E se il fisico, dal giorno dell'operazione, mi ha abbandonata, la mente non impiegherà molto a lasciarmi a sua volta se continuo così.
Non sono una persona che ama le sfumature di grigio, per me o è bianco o è nero; questa situazione di stallo mi tortura, non ho pazienza.
Così stavo considerando come solo quasi due settimana fa ero felice del mio presente, che ora invece è il mio nemico perché non lo so accettare; insieme al passato che mi tormenta come un fantasma, e al futuro, a quello che poteva essere e non sarai mai più. Il futuro che non riesco più a sognare.

Ma quanto vive l'uomo?
Vive mille anni o uno solo?
Vive una settimana o più secoli?
Per quanto tempo muore l'uomo?
Che vuol dire per sempre?

Pablo Neruda


4 commenti:

  1. Accettare ciò che non possiamo cambiare è sempre difficile, purtroppo necessario, ma non sembre ci se la fa. Ti abbraccio forte Sandra

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  2. Non so cosa sia accaduto e di che genere di convalescenza tu abbia bisogno ma se ti va noi siamo vicine ed una chiacchierata non può far male!! Sempre abbracci.

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    1. Grazie Deb. Non appena sarò un po' più indipendente, sarò felice di incontrarti.

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