domenica 19 febbraio 2012

Rigirarsi le parole in testa

Se volete conoscere meglio uno scrittore leggete, se pubblicati, i suoi diari. Ne ero già convinta dopo aver letto quelli di Virginia Woolf e ne ho avuto la conferma ora che ho finito i diari di Sylvia Plath.
Sono una miniera preziosa di informazioni sul loro “metodo di lavoro”, su come nasce un'idea, che poi si sviluppa in un'opera letteraria, sulle loro abitudini, i vizi, i timori, ma anche la vita di tutti i giorni e cosa significa essere scrittori nella quotidianità. Il tutto arricchito dal fatto che nei diari scrivono senza filtri; non si rivolgono a nessun lettore se non loro stessi, non c'è nessuna auto-censura in atto e tutto quello che buttano sulla carta è frutto di una totale libertà, senza nessuno scopo che non sia quello di annotare quello che gli passa per la testa, attraverso il cuore e l'anima.

Sii stoica, se necessario e scrivi – hai visto molto, sentito profondamente e i tuoi problemi sono sufficientemente universali per dar loro un senso – SCRIVI.
Vivo nel vuoto da sei mesi, non scrivo da un anno. La ruggine mi soffoca. Quanto desidero tornare prolifica. Rigirarmi le parole in testa. Voglio passare altri 150 giorni a rassicurarmi su come scriverò, o voglio prendere coraggio e cominciare subito? C'è qualcosa che è trattenuto giù in fondo, sommerso. La voce è raggelata... Com'è la mia voce?


Nessun commento:

Posta un commento