mercoledì 20 giugno 2012

Do the Write Thing 2

Ho quaderni su quaderni dove ricopio, trascrivo, riporto frasi e brani riguardanti la scrittura quasi volessi, così facendo, carpire l'ingrediente segreto di ogni scrittore. In questo modo è nata l'idea di ospitare qui, sul mio blog, chi nella cucina della scrittura ci lavora quotidianamente, dove cuochi-scrittori ogni volta diversi condivideranno con noi le loro ricette. Buon appetito a tutti!

 
Ospite del secondo appuntamento è Clara Nubile del blog “Tu come tutto quello che tocchi” e autrice dell'omonimo libro pubblicato da Bompiani. Grazie per aver accettato con entusiasmo la mia proposta e benvenuta!
Ci sono giorni, mesi, anni che sono tempesta. Tempesta e vento, emozioni violente, spaesamento. Uno smarrimento esistenziale che è un treno a vapore. Sbuffi la tua insofferenza, il tuo malessere, il tuo buio. Poi ci sono giorni che sono luce pura, senza filtri, e il cuore è una gemma.
Su tutti questi giorni che sono la mia vita, il mio paesaggio interiore, regna sovrana la scrittura.

Quando ho cominciato a scrivere? Ieri. Comincio sempre ieri a scrivere, perché la scrittura è mutamento. La scrittura è per me tre cose: viaggio (e nel viaggio è racchiusa l’idea di mutamento), appartenenza e consapevolezza.
Per me i libri sono soprattutto treni o navi o semplici zattere nei momenti di uragano e deserto. Spesso diventano abbracci e mani di carta, o finestre a cui affacciarsi dopo una lunga giornata. Ecco perché scrivere è un viaggio, come pure leggere. Scrivere è migrare, vagare fra le parole, vestiti di niente, eppure luccicare, brillare. Costruire oasi. Abbeverarsi alle storie.
La scrittura è anche appartenenza. Per me è ritrovarsi. Ritrovarmi. Cercare le radici, che vanno al di là dei luoghi e del sangue. Scrivere è appartenere alle nuvole, agli abissi marini, alla terra rossa reale e immaginaria.
E infine, la scrittura è consapevolezza. E questa per me è una sensazione recente. Quando ho iniziato a scrivere, non sapevo chi ero. Mi trovavo in India, fuori imperversava il monsone, tutto era pioggia, umidità, muffe psichedeliche che spuntavano dalle coste dei libri, sugli armadietti di bambù e sui muri scrostati di un appartamento di Bombay. Tutto mi colava addosso, e in quel lontano monsone d’agosto mi colarono addosso le parole, dal cielo.
Le raccolsi a piene mani, le trasformai in un racconto lungo, successivamente in un romanzo, “Io ti attacco nel sangue” (Lain-Fazi, 2005). Poi ci sono stati racconti, altri romanzi. Fino a giungere all’ultimo romanzo, “Tu come tutto quello che tocchi” (Bompiani, 2012). Le parole continuano ad accompagnarmi, a vivere sui margini dei miei giorni. Accendono albe e tramonti, mitigano tempeste, irradiano vortici.
La differenza sostanziale è che adesso ho la consapevolezza della scrittura, e questa consapevolezza si rinnova a ogni risveglio. Certe volte ho l’impressione di aprire i rubinetti dei polsi, e da là sgorgano fiumi di ineffabili, meravigliose, incredibili parole. A volte diventano storie, a volte restano sogni impalpabili.


6 commenti:

  1. Conosco di persona Clara, sa essere molto divertente, ha un animo rock ma nella sua scrittura emerge soprattutto il dolore, la nostalgia. Il romanzo è da leggere assolutamente, amarlo poi sarà inevitabile.
    Grazie per questa opportunità di conoscerla sempre un po' di più: Clara è acqua fresca che disseta e non è mai abbastanza.

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  2. Grazie a voi di aver accettato di condividere la vostra scrittura.
    I vostri libri sono nella mia "to read list"! :-)

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  3. Grazie cara, e grazie Sandra! Bello essere qui :-)

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  4. Di Clara mi parlava proprio l'altra sera Sandra: non ho ancora avuto il piacere (che, dopo questa presentazione, pregusto) di incrociare la sua scrittura.

    Ti ho già ringraziata, Francesca?

    G.

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  5. Il piacere è tutto mio, nella condivisione!

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