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venerdì 8 maggio 2015

La marea


Non sapevo bene che cosa cercassi in questo libro, forse la testimonianza di un sopravvissuto, che mi dimostrasse che ce la si può fare, si può passare attraverso la tempesta e uscirne vivi. Ognuno, a modo proprio; senza vergognarsi del proprio dolore, delle proprie lacrime, della propria disperazione, dell'autocommiserazione.
Leggevo Joan Didion raccontarmi il suo “Anno del pensiero magico” pensando di avere il distacco necessario perché io non c'ero ancora passata. Ma lei è venuta a scovarmi nell'angolino in cui mi nascondevo, tra le bugie che mi raccontavo.
Siamo esseri umani imperfetti, consapevoli di quella mortalità anche quando la respingiamo...
Un' osso duro che non ha paura di affermare:
...piangiamo anche, nel bene e nel male, noi stessi. Come eravamo. Come non siamo più. Come un giorno non saremo affatto.
Un' osso duro che impara a proprio spese che è necessario, per andare avanti, compiere una professione di fede nel futuro. Che ti invita, ti esorta, a non rimanere aggrappato al passato.
Dovevi sentirla cambiare, la marea. E dovevi abbandonarti al cambiamento.
Quando sei arrivato, aprile, non ti aspettavo e allo stesso tempo ti temevo. E invece, così come sei arrivato, te ne sei andato. Un alito di vento tra i capelli, un lampo di luce che ti fa chiudere gli occhi, una pausa, un sospiro, l'impressione di esserti dimenticato qualcosa di importante. Ed eri già finito.

venerdì 12 settembre 2014

Tocca a voi!


E' il vostro turno. Nell'asso di tempo in cui vi parlerò delle mie letture estive non ho certo intenzione di smettere di leggere, questa volta però sarete voi a scegliere il mio prossimo libro. Si, avete capito bene, vi do la possibilità di dirmi quale, tra due libri, vi piacerebbe che io leggessi per poi parlarvene qui sul blog.
Pur avendo la bellezza di ben due scaffali e mezzo della mia biblioteca dedicati ai libri ancora da leggere e pur essendo stata, solo tre settimane fa, ricoverata in ospedale e poi convalescente in casa, sono riuscita a fare nuovi acquisti. Ah l'amore per i libri smuove il mondo... il mio almeno!


Il primo che vi propongo è “Uscirne vivi” di Alice Munro. Avevo ricevuto in omaggio, ricaricando il cellulare, un buono da spendere in un libreria Mondadori. Così, nella mia prima passeggiata da convalescente, mi sono trascinata, letteralmente, fino alla libreria a me più vicina. Indovinate che cosa mi ha attirato di questo libro? Il titolo, ovviamente; riassumeva in due parole quello che mi era appena successo (uscire viva da un intervento d'urgenza) e quello che stavo cercando di fare (uscirne viva ma, soprattutto, sana di mente da un lutto). Aggiungiamo anche che non ho mai letto nulla di questa autrice e il libro è tornato, trascinandosi anche lui, a casa con me.


Il secondo è “L'anno del pensiero magico” di Joan Didion. Questo libro è nella mia lista dei “to read” da moltissimo tempo; ne ho sempre sentito parlare benissimo, l'ultima volta nel blog di “Zelda was a writer”, ricevendo così conferma essere una lettura da affrontare prima o poi. Credo di essermi decisa a comprarlo sull'onda del mal comune mezzo gaudio. Non è assolutamente mia intenzione paragonare quello che è successo a me alla perdita del marito dell'autrice; anche se sono del parere che sia giusto rispettare il dolore di tutti, senza inutili paragoni o classifiche: lo so che c'è chi sta peggio di me, ma c'è anche chi sta meglio...

Comunque, ho grandi aspettative da entrambi questi libri e non vedo l'ora di iniziare la lettura di uno dei due. Non fatemi aspettare troppo, quindi, avete tempo tutto il fine settimana per farmi sapere nei commenti quale libro vi piacerebbe io leggessi e io da lunedì mi metterò sotto, cercando di non impiegarci troppo tempo.

Quelle due paginette la sera, giusto per dire di aver letto... ;-)
 


sabato 14 gennaio 2012

Bullismo

Per molti versi, scrivere è l'atto di dire IO, di imporsi sugli altri, di dire ASCOLTA ME, VEDI LE COSE A MODO MIO, CAMBIA IDEA. E' un atto aggressivo, perfino ostile. Possiamo mascherare la sua aggressività quanto vogliamo con veli di subordinate, attributi e congiuntivi dubitativi, con ellissi e digressioni – con tutto quell'atteggiamento che lascia intendere invece di affermare, che allude invece di dichiarare – ma c'è poco da girarci intorno: mettere parole sulla carta è un gesto di bullismo occulto, un'invasione, un'intrusione della sensibilità dello scrittore nel luogo più intimo del lettore.

Joan Didion