lunedì 5 febbraio 2018

La vita, ultimamente 31


L'ho già detto ma ci tengo a ribadirlo: le stagioni sono distribuite male all'interno del calendario. C'è poco da fare, finito il Natale, la Befana oltre a portarsi via le feste, dovrebbe portarsi via anche l'inverno e invece è appena incominciato. Come fa uno a capacitarsi del fatto che gli aspettano ancora tre mesi di freddo? Ci credo che poi viene la depressione. Ho inoltre scoperto che gli anglosassoni lo chiamano anche il Dry Month, perché si astengono dal bere alcolici per un mese dopo i bagordi di dicembre. Suggerirei buttiamoci sugli zuccheri, ma scommetto che anche voi avete fatto il buon proposito di mettervi a dieta, se non dimagrante, quanto meno depurativa.

(Così, per farci del male)
 
Insomma, gennaio, hai avuto il triste destino di capitare in un momento di congiunzioni sfavorevoli. Hai anche la sfortuna di sembrare interminabile, quindi ti si sopporta, di più non ci riesce di fare.
Inutile dire, a questo punto, che è stato un periodo di bassi, molti bassi, e false partenze, ma visto che bisogna essere indulgenti con questo mese, perché non esserlo anche verso noi stessi. Quindi è con un sorriso di tenerezza che mi rivedo vagare per la casa con l'espressione di una che si è appena risvegliata da un lungo letargo, non sa bene dove si trovi, chi sia e che cosa voglia fare della propria vita. Giuro, la sensazione di molte giornate è stata proprio questa.
In questi casi che si fa? Ci si regala tempo, e anche dei fiori finti come quelli della foto in apertura; se inverno deve essere, che inverno sia: la terra sta riposando in attesa di germogliare in primavera, facciamolo anche noi, per quanto possibile.
Invitiamo gli amici a casa, per condividere questo periodo strano, rendendo più lievi le giornate ancora troppo corte e fredde che ti obbligano a trascorrerle chiusi in casa.

(La prima compagna di classe ospite per un pomeriggio di giochi. Confesso che quella più emozionata ero io.)
 
Oppure riprendiamo a frequentare i luoghi che abbiamo tanto amato, meglio ancora se contengono oggetti che amiamo: le biblioteche e la quantità infinita di libri che offrono; se riusciamo a portarcene qualcuno a casa, meglio ancora, così si avrà la scusa di doverci tornare per renderlo.

(Il libro della foto è venuto a casa con noi, insieme ad altri di cui vi parlerò)
 
E se proprio dobbiamo stare al chiuso, che siano le quattro mura di un teatro, per lasciarci trasportare in un altrove più bello, almeno per un paio d'ore. Se poi è parte del regalo di Natale del marito, possiamo avere anche l'ardire di sentirci molto, molto fortunate.

(Teatro Stabile di Torino, abbiamo assistito a "L'Illusion Comique")

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