venerdì 11 febbraio 2011

L'esatta sequenza dei gesti

Ne ho avute di diversi modelli. Le ultime erano in stoffa, rosa pallido, di cotone spesso, ruvido, resistente. La suola non era un pezzo unico, ma due cerchi separati, di pelle credo. Un cerchio sotto il tallone e uno subito sotto le dita dei piedi, al di sotto dei quali era cucita la stoffa, in tante pieghe perfette. Descritta così sembra molto spessa come suola invece, una volta calzate, sembrava di stare a piedi nudi. Un elastico, anche lui rigorosamente rosa, aiutava a tenere ferme le scarpette, così come il nastro che correva lungo tutto il bordo e che si poteva stringere a piacere, stando ben attente però a nascondere il fiocco, come ci aveva insegnato la maestra di danza.
Una volta calzate ti dimenticavi di averle ai piedi ed era strano come, costretto nella scarpetta, si sentisse il piede libero di muoversi. Al punto che, per molto tempo, ho avuto molta più difficoltà a stare scalza.


Mi manca ballare. Mi mancano le lunghe, intense e faticose lezioni. Me ne accorgo ogni volta che assisto a un balletto. I muscoli in tensione come se dovessero compiere loro i movimenti, ogni fibra del mio corpo presente nella mia mente; perché è così che ho imparato a “guardare”. “Mai guardarsi allo specchio mentre si balla” mi è stato insegnato, il movimento ho dovuto imparare a sentirlo, non a vederlo.
Mi manca, prendendo in prestito il titolo di un libro, l'esatta sequenza dei gesti.




3 commenti:

  1. Questo argomento mi ha stuzzicato.
    Avevo 11 anni e le mie prime scarpette di danza furono di pelle bianca. Forse di finta pelle. Ovviamente con elastico bianco. Maglietta bianca, calzamaglia nera (quanto prudeva), calzini cotone bianco, e scarpetta, per l’appunto, bianca. Perfetta divisa balanchiniana. Con il passare degli anni e dell’esperienze, le scarpette sono state di colore nero, rosso, tinta carne, ecc., ma le prime effettivamente, non le ho dimenticate. Il nero nelle parti più consumate, suola, punta, tallone, metteva in risalto il lavoro. Sono durate molto.
    Io ho smesso di danzare l’anno scorso. Non è detto che non mi ricapiterà ancora, ma anni fa dicevo che a 40 anni avrei smesso, e ora ne ho infatti 40. Ho scelto una posizione diversa. Costruisco forme di movimenti. Mi piace dire così del mio coreografare. Sarà perché sono un architetto.
    Comunque una cosa mi è certa, al di là di quale forma assumerà la mia passione verso la danza…..io non smetterò mai!

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  2. Ciao! Che bel post!!!Come ti capisco...pensa che io ho aperto un blog sulla danza...se ti va ti aspetto lì
    nadia

    nastriepece.blogspot.com

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