venerdì 15 aprile 2016

Come stai?


«Come stai?» quante volte al giorno facciamo questa domanda? Quante volte al giorno ce la sentiamo porre? Quante sono le volte che stiamo, davvero, ad ascoltare e, soprattutto, quante volte rispondiamo come stiamo, sul serio?
Io rispondo quasi sempre bene, al massimo che sono stanca, ho sonno, ho mal di testa, male alla cervicale, finisco per parlare di VV, di qualcosa che ha detto o fatto e mi ha fatto ridere, o arrabbiare. Sposto l'attenzione, via, lontano da me. Mento anche a me stessa. Tranne quando tocco il fondo, quando succede e sono laggiù, trovo sempre uno specchio ad aspettarmi e sono, gioco forza, obbligata a guardarmi in faccia, ad osservarmi, studiarmi e ascoltarmi.

«Come stai, Francesca?» Ho il cuore spezzato.

Vi ho rotto le scatole parlando della mia “Monetina”, del mio azzardo, del mio giocarmi il tutto per tutto, del mio voler essere coraggiosa; vi ho raccontato di questo cammino, di come stava andando e di come mi sentissi nell'affrontarlo, di come fossi orgogliosa di me e che cosa penso dei sogni una volta finiti. Ma poi non vi ho mai detto come è andata a finire.

Ho perso.

Continuo ad essere orgogliosa di me, lo rifarei, tutto, di nuovo, nonostante sia andata come è andata; sono felice di questo cammino. Ma, nonostante ciò, perdere fa male, tanto, proporzionalmente hai quanto hai investito, credo.
I primi giorni ho pianto, non un pianto dirotto, di quelli irrefrenabili; più una commozione da occhi lucidi, attimi di nostalgia e tristezza, lacrime facili da scacciare via, ma che senza che tu te ne accorga incominciano a scavare. In seguito sono stata presa dalla frenesia del «Chiudiamo questo capitolo!», quando incominci a fare pulizia e vuoi liberarti di qualunque cosa ti possa minimamente far pensare a quello che hai perso. «Da oggi, vita nuova!». E intanto quelle piccole, leggere lacrime, scavano... Poi ti stanchi di questo lavoro di liberazione e ti fai prendere dalla vita di tutti i giorni, dagli impegni e dalle incombenze, ogni tanto ci pensi ma ti sforzi di concentrarti sul bicchiere mezzo pieno. E intanto loro scavano...
I giorni passano, gli scavi vanno avanti e, senza che tu te ne renda conto, ti ritrovi con il cuore spezzato in due.

Fa male.

Non ti senti autorizzata a piangere perché nella vita ci sono cose ben più gravi, ti vergogni perché dovresti apprezzare tutto quello che hai invece che stare lì a pensare a quello che non hai. Ti guardi intorno e vedi solo due cose: le persone che hanno quello che tu non hai ottenuto o quelle che dalla loro sconfitta sono partiti e hanno fatto qualcosa di grandioso, Le fenici che rinascono dalle ceneri. E tu invece sei lì, in fondo al baratro, davanti ad uno specchio, con il tuo cuore spezzato in mano.
Non pretendi che la gente ti capisca, non speri di ottenere parole di consolazione, non vuoi ricevere compassione, non hai bisogno che qualcuno ti asciughi le lacrime, men che meno vuoi sentirti dire che passerà. Sarebbe già una gran cosa che qualcuno guardasse, insieme a te, il tuo cuore spezzato; che rendesse vera la sua presenza, che non la negasse ma neanche che gli desse troppa importanza, semplicemente riconoscesse la sua esistenza e la tua bugia quando rispondi «Bene».

9 commenti:

  1. Mi spiace davvero tanto per questo cuore spezzato, per la monetina caduta dal lato sbagliato, tanto tanto e ti abbraccio forte. Sandra

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  2. Vado a ritroso e leggo parole che sarebbero anche le mie, se solo avessi l'onestà di lasciare andare quel cammino per cui sono convinta ancora di lottare e che invece so di aver abbandonato per strada.
    Un po' come la volpe e l'uva, sai?
    Leggo del funerale da fare a certi sogni e sembra tu parli a me. Leggo del cuore spezzato e... ti capisco e ti comprendo benissimo.
    Oggi penserò tanto, tantissimo a quel "TU, come stai?" e cercherò di rispondere in piena onestà.
    Grazie di questa bella sveglia :)

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  3. Giusto per infierire, la Tua Sveglia ha fruttato così: http://ilcircolovizioso08.blogspot.it/2016/04/e-io-come-sto.html

    Alla fine quegli scavi fanno il loro lavoro e ti fanno "adulta", in un modo o nell'altro. Il cuore si può ricucire, non sarà più lo stesso di prima ma anche le ferite, i tagli e le rotture hanno un Valore. Anzi: c'è chi rimettendo insieme i frammenti evidenzia con l'oro quelle crepe, lo sai?
    (questo non è un tentativo di consolarti, è il mio guardare insieme a te quella crepa... <3

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    1. Ho letto, ho letto...
      Grazie per rivolgere lo sguardo insieme al mio, davvero!

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  4. Difficile parlare del proprio dolore. Difficile viverlo e ancor più comprenderlo. Una parte della vita che si cerca di scacciare, ma lui è lí, sempre pronto a farsi scoprire. Nel tuo sembrar fragile, nel tuo toccare il fondo, stai dimostrando grande forza, perché lo stai vivendo in questa parte di cammino, senza nasconderlo, senza "far finta che". E come ogni cammino, un passo dopo l altro, i panorami muteranno e le sensazioni saranno ogni giorno differenti...con l augurio che la meta arrivi in pieno sole.

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  5. Difficile parlare del proprio dolore. Difficile viverlo e ancor più comprenderlo. Una parte della vita che si cerca di scacciare, ma lui è lí, sempre pronto a farsi scoprire. Nel tuo sembrar fragile, nel tuo toccare il fondo, stai dimostrando grande forza, perché lo stai vivendo in questa parte di cammino, senza nasconderlo, senza "far finta che". E come ogni cammino, un passo dopo l altro, i panorami muteranno e le sensazioni saranno ogni giorno differenti...con l augurio che la meta arrivi in pieno sole.

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    1. Grazie Gabry. per fortuna i giorni di sole, ogni tanto, ci sono già adesso, spero saranno sempre di più...

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