mercoledì 28 maggio 2014

Poi

Prima di scrivere ogni post, riprendo in mano il libro di cui vi voglio parlare: lo sfoglio, rileggo le parti sottolineate, eventuali note a margine. I giorni precedenti penso a cosa scrivere, in continuazione: sotto la doccia, mentre mi lavo i danti, alle volte anche quando sono con VV e lei se ne accorge, che la mia mente è altrove, perché la sorprendo ad osservarmi, in silenzio. Non è sempre facile per me trovare qualcosa da dire; ci sono libri che ti parlano subito, altri per niente, alcuni richiedono tempo.
Di altri continua a sfuggirmi qualcosa e mi tormento. Se i miei pensieri avessero l'audio, per “Lettera di dimissioni” di Valeria Parrella suonerebbero così:

  • Ma quindi non ti è piaciuto?
  • Ma no, non è che non mi è piaciuto, però non capisco.
  • Che cosa non capisci?
  • E appunto, non lo so. Però se un libro ti sembra di non capirlo non è un buon segno, no?
  • Quindi è un libro che non funziona?
  • E' che non sono riuscita a entrarci. Mi sentivo sulla soglia. Però...
  • Però?
  • A modo suo è poetico. Mi piaceva quando raccontava dei nonni e poi dei genitori.
  • ...
  • Ma poi la protagonista, Clelia, la voce narrante, si è persa...
  • Forse era voluto. In effetti, pensandoci... Sai, forse sono partita col piede sbagliato, mi ha fuorviato il titolo. Cioè, uno non da solo le dimissioni da un lavoro. Le può anche dare da se stesso. E abbandonarsi...
...ci voltavamo all'improvviso a guardarli, senza musica e senza abiti di scena, senza cerone... E restavamo delusi assai, che io mi chiedevo... ma io mi chiedevo quel tempo dove andasse a finire, e come ci si potesse accontentare, poi.


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