Io ho paura del buio. Crescendo la situazione è migliorata ma, quando ero piccola, questa mia paura è stata causa di notti insonni, difficoltà ad addormentarmi, risvegli bruschi col cuore in gola nel mezzo della notte. Era come se al calar delle tenebre prendesse vita un mondo parallelo, popolato da esseri malvagi pronti a farmi del male. E io li sentivo, avvertivo la loro presenza; di notte, dicevo: «Ci sono i rumori».
Inutilmente cercavo di nascondermi completamente sotto le coperte, il più possibile immobile, cercando di trattenere il respiro, sperando di diventare invisibile. Inutilmente, perché la paura cresceva sempre di più, una morsa fredda in fondo alla schiena, il battito del cuore sempre più forte, l’immobilità, alla quale mi costringevo, sempre più dolorosa. Avevo bisogno di tutto il coraggio in mio possesso per tirare fuori il braccio da sotto le coperte, dove mi ero nascosta, e accendere la luce sul comodino. Poi mi mettevo di colpo a sedere e perlustravo febbrilmente con lo sguardo la mia stanza, alla ricerca di non so quale segno, di qualche presenza, con ancora più paura di trovarla. Sarebbe stato ancora più difficile dormire con la luce accesa. Non solo mia madre non l’avrebbe permesso, ma avrei avuto ancora più paura, perché sarebbe stato impossibile nascondermi.
C’era solo una cosa in grado di calmarmi, che mi aiutava a fare pace con il mondo della notte: leggere. Quando mi rendevo conto che dormire era un’impresa difficile, trovato il coraggio di accendere la luce, prendevo il libro e mi immergevo in un terzo mondo, quella della lettura, e la paura svaniva. Alle volte però anche questo espediente non funzionava, ma io sapevo allora che era tutta colpa del libro, era lui in quel caso ad essere sbagliato. E così mi rivolgevo a lui, l’unico che è sempre stato in grado di infondermi pace: il libro “Cuore”.
Perdermi tra le pagine di questo libro era come perdersi per le strade di una città, in mezzo a un popolo che le abita e tra cui è impossibile avere paura. In questo libro c’è un paese, l’Italia, che permette a una bambina di dormire sonni tranquilli. E sono le storie di questo Paese e di questo popolo, di questi fratelli di Italia, che mi sono venute in mente in occasione del 150° anniversario dell’Unità.
Inutilmente cercavo di nascondermi completamente sotto le coperte, il più possibile immobile, cercando di trattenere il respiro, sperando di diventare invisibile. Inutilmente, perché la paura cresceva sempre di più, una morsa fredda in fondo alla schiena, il battito del cuore sempre più forte, l’immobilità, alla quale mi costringevo, sempre più dolorosa. Avevo bisogno di tutto il coraggio in mio possesso per tirare fuori il braccio da sotto le coperte, dove mi ero nascosta, e accendere la luce sul comodino. Poi mi mettevo di colpo a sedere e perlustravo febbrilmente con lo sguardo la mia stanza, alla ricerca di non so quale segno, di qualche presenza, con ancora più paura di trovarla. Sarebbe stato ancora più difficile dormire con la luce accesa. Non solo mia madre non l’avrebbe permesso, ma avrei avuto ancora più paura, perché sarebbe stato impossibile nascondermi.
C’era solo una cosa in grado di calmarmi, che mi aiutava a fare pace con il mondo della notte: leggere. Quando mi rendevo conto che dormire era un’impresa difficile, trovato il coraggio di accendere la luce, prendevo il libro e mi immergevo in un terzo mondo, quella della lettura, e la paura svaniva. Alle volte però anche questo espediente non funzionava, ma io sapevo allora che era tutta colpa del libro, era lui in quel caso ad essere sbagliato. E così mi rivolgevo a lui, l’unico che è sempre stato in grado di infondermi pace: il libro “Cuore”.
Perdermi tra le pagine di questo libro era come perdersi per le strade di una città, in mezzo a un popolo che le abita e tra cui è impossibile avere paura. In questo libro c’è un paese, l’Italia, che permette a una bambina di dormire sonni tranquilli. E sono le storie di questo Paese e di questo popolo, di questi fratelli di Italia, che mi sono venute in mente in occasione del 150° anniversario dell’Unità.
…studiale, le strade; studia la città dove vivi; se domani tu ne fossi sbalestrato lontano, saresti lieto di averla presente bene alla memoria, di poterla ripercorrere tutta col pensiero, - la tua città, - la tua piccola patria, - quella che è stata per tanti anni il tuo mondo, - dove hai fatto i primi passi al fianco di tua madre, provato le prime commozioni, aperto la mente alle prime idee, trovato i primi amici. Essa è stata una madre per te: t’ha istruito, dilettato, protetto. Studiala nelle sue strade e nella sua gente, - ed amala,…
anche io avevo paura. ma un trucco che funzionava era immaginare che tutti miei giocattoli, le mie bambole, i soldatini di mio fratello, mi avrebbero protetta. percHè di sicuro la notte si animavano, ed essendo miei e da me amati avrebbero lottato per me. poi hanno fatto toy story e ho capito che avevo ragione ;)
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