domenica 16 gennaio 2011

Ciao mare ciao



Sono in piedi, in riva al mare, un mare agitato. Le onde mi sommergono i piedi, mi schiaffeggiano le gambe con potenza. L'acqua è fredda contro la pelle delle gambe, la sabbia scivola via da sotto i miei piedi, trascinata dal mare e dalla sua violenza. E' questo che significa sentire mancare la terra sotto i piedi?
Ad uno ad uno i granelli di sabbia scivolano via, portati al largo dal mare. E ad ogni granello di sabbia che mi lascia, io lascio andare qualcosa a mia volta. Perché oggi sono venuta a dire addio a questa città, a questa spiaggia, a questo mare.
In questo mare ho imparato a nuotare, su questa spiaggia ho preso la mia prima sbronza, in questa città ho dato il mio primo bacio. Anno dopo anno ho rivisto le stesse persone, preso il sole su lo stesso scoglio, fatto le stesse passeggiate mangiando il gelato, curiosato negli stessi banchi al mercato, ordinato sempre la stessa pizza nella stessa pizzeria perché “Solo qui la fanno così e così buona”.
Queste strade che conosco così bene perché ho percorso in lungo e in largo, quando da ragazzina l'irrequietezza si faceva così forte che l'unico modo per placarla era camminare fino allo sfinimento.
Questa città che mi ha visto crescere e che non mi vedrà invecchiare.
Questo potrebbe essere l'ultima volta che bagno i piedi in questo mare o che questo mare bagna i miei piedi. In questo mare così tormentato, proprio come me; così freddo, proprio come il freddo che mi stringe il cuore.
E io non so più cosa sarà per me estate.


4 commenti:

  1. Che belle queste tue parole.
    Mi sono immaginato in piedi, un proseguimento di quei piedi e di quelle gambe della foto, che guardo il mare e oltre puntando verso l'orizzonte, proprio sopra le onde.
    Io ho conosciuto quel mare proprio grazie a te, l'ho sentito per tutto questo tempo anche mio.
    Grazie.

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  2. Adesso ne cerchermo un'altro. Tutto nostro, solo nostro. A cui intrecciare i ricordi della nostra nuova famiglia, che speriamo cresca presto...

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  3. Sono rimasta coinvolta e commossa dalle parole lette. Ho vissuto anche io l'abbandono di un luogo come perdita di un pezzo della mia vita, della mia infanzia. Come perdita di profumi, di luci, di suoni, che rimangono nella memoria come ricordi, con la consapevolezza che non faranno mai più parte della mia vita.
    Con il dolore di aver spezzato un legame con il passato che era riuscito a portare fino a me un luogo, una casa che io non ho saputo tenere e conservare, per la famiglia che verrà dopo di me e che non saprà mai di quei profumi, di quei suoni, di quei colori.
    Sono stati miei e con me sono terminati.
    Ma come voi, cercherò di costruirne di nuovi perchè vorrei che chi è arrivato dopo di me potesse provasse le stesse sensazioni di 'casa' e di serenità pensando ad un luogo, capace di custodire i segreti e le emozioni della sua vita come un amico fidato e sempre presente.

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  4. Quando scrissi questi pensieri, io non ero ancora un tuo blogger.....Forse sono la persona più adatta per capire. Io in quella città ho vissuto tutto. Io in quella città ho provato fare surf per la prima volta...e con questo dico tutto!!!

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