lunedì 25 giugno 2018

Arco di luminara


Nel novembre del 2016 il blog compiva sei anni e io avevo deciso di fare un regalo ai miei lettori e commentatori più assidui. Spero che gli altri non se ne abbiano avuto a male; mi piacerebbe molto poter fare un regalo a tutti ma non me lo posso permettere, non avendo ancora vinto la lotteria. Forse perché non ci gioco mai?
Avevo quindi deciso di regalare un libro, scelto tra quelli della mia libreria appositamente per ogni singola persona, sperando di indovinarne i gusti. La sorpresa più grossa però l'ebbi io, perché ricambiarono tutti a loro volta con un regalo. Tra questi ricevetti anche un libro, che lessi lo scorso anno ma di cui non riuscii subito a scriverne un post. Mi segnai però di scriverne alla vigilia dell'estate, perché secondo me è perfetto da leggere durante questa stagione, perché racconta di lei e mi ha fatto rivivere le settimane che trascorrevo al mare, in quella che io consideravo a tutti gli effetti la mia seconda casa.
In “Arco di luminara” Luisa Adorno narra le estati passate nel podere di famiglia ai piedi dell'Etna; stagione di ritorno al paese di origine, di riti e di abitudini, di famiglia: nonni, nipoti, figli, nuore; di legami che si tessono con i ricordi, di condivisione, di slanci, convivenze, che a volte soffocano, di cui poi si prova nostalgia.
La macchina a nolo si fermava davanti al cancello, a fianco della casa, da cui sbucavano, a ritmo di orologio figurato, Concetta strizzata in un vestito a lutto le braccia tese ad accogliere «i picciriddi», Cammeledda, la contadina di allora, il volto giovane deturpato da precoci vuoti nei denti, i suoi bambini, ultima mia suocera, lenta, pesante, le guance accese di commozione...
Per mio suocero quella piccola proprietà considerata redditizia l'anno in cui non ci rimetteva (dove, dacché era a riposo, passava quattro mesi l'anno) era amore, vacanza, rimpatrio,...
Estate dopo estate. Poi i nonni vengono a mancare, i figli crescono, moglie e marito rimangono soli, con i ricordi, le piccole e vecchie abitudini.
Poi è arrivato, improvviso, questo odore. Sulla scia ho preso a riandare la vita, i suoi slanci, gli arresti, la gioia e il riso, l'infanzia dei figli, la loro riuscita, la pazienza imposta e imparata dal vivere insieme...
- Lo senti...? 
- Cosa? - si raddrizza, si volta verso di me. Stiamo un momento a guardarci, a collo storto, voltandoci l'un l'altra le spalle, così come ci costringono le nostre scrivanie. 
- Quest'odore... 
- Bhe? - incalza con una punta d'irritazione. 
- È odore di casa piena...

(Grazie ancora a Claudia per avermi fatto scoprire questa autrice e avermi regalato bellissime ore trascorse a leggere questo libro.)

4 commenti:

  1. Che bello Francesca ! Mi fa tanto piacere che il libro ti sia piaciuto e spero che ti abbia regalato qualche ora di serenità e qualche sorriso.
    claudiag

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  2. Che meraviglia! Me lo segno, sa davvero di casa :)

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