venerdì 18 settembre 2015

Un'orsetta a Berlino


Vittoria in viaggio e poi a Berlino è stata brava, bravissima; e non lo scrivo perché ogni scarrafone è bello a mamma sua, ma come una constatazione, perché non avevo la più pallida idea di come sarebbe andata. Vittoria sa essere molto brava e molto spesso lo è ma, quando non lo è, raggiunge delle vette altissime (o bassissime dovrei dire, raggiunto il fondo incominciamo a scavare...). Tutto questo non è prevedibile e quindi evitabile così, come per me stessa, anche nei suoi confronti non ho voluto crearmi aspettative né partire prevenuta. Ero solo molto motivata nel cercare di fare tutto il possibile per rispettare i suoi tempi e le sue esigenze, con la speranza che questo aiutasse la buona riuscita della vacanza.
Quando si dice che i bambini hanno bisogno di poco è vero, verissimo: una routine consolidata e tempo per giocare a volontà, il tutto condito da coccole e attenzioni. In vacanza, soprattutto in una città straniera, dove tutto è nuovo e diverso, mantenere le abitudini è sicuramente complicato. Abbiamo cercato il più possibile di rispettare gli stessi orari che aveva a casa, o comunque che la giornata fosse sempre scandita allo stesso modo senza grossi sconvolgimenti. La colazione, ad esempio, una volta scoperto una caffetteria di nostro gradimento e che aveva in più il vantaggio di avere un angolo dedicato ai bambini, l'abbiamo sempre fatta lì. Certo, sarebbe stato bello scoprire ogni giorno un locale nuovo (cosa che facevamo comunque già a pranzo e cena), ma iniziare la giornata sapendo che cosa l'aspettava (soprattutto i giochi) credo predisponesse al meglio VV. 

 
Il caso ha voluto che proprio di fronte al nostro albergo ci fossero dei giardinetti, ci siamo andati in realtà una volta sola; Berlino è stato il nostro campo da gioco. Un po' di fantasia (senza disturbare o mancare di rispetto) e qualsiasi luogo si presta ad un'arrampicata, una corsa o un nascondino improvvisato cercandosi negli specchi, una foto con la mamma diventa la scusa per fare la lotta, l'espositore di volantini il tuo personalissimo bookshop in un museo. 

 
Ai bambini, inoltre, piace copiare noi adulti: considerato che mentre si visita una città straniera si passa parecchio tempo fotografandola e con la cartina in mano, VV era munita sia di mappa che macchina fotografica (l'immagine in cui fa finta di controllare come è venuta la foto mi fa una tenerezza pazzesca!).
 

All'estero, come a casa, ci siamo presi con calma tutto il nostro tempo per giocare con fontane, bolle di sapone e fare un giro di giostra (grazie al costo, quest'ultimo per noi sarà indimenticabile!)



Non c'è viaggio poi senza souvenir; abbiamo portato a casa con noi un modellino della famosa utilitaria Trabant, da noi ribatezzata subito Traby, e un tenerissimo Teddybear di Steiff, diventato un inseparabile amico (chi mi segue su Instagram ne ha le prove). Come l'abbiamo chiamato? Bearlin, ovviamente!


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