Questo post era iniziato così:
Quando in una recensione leggi: «...difficile non scorgere una ferita autobiografica, ricucita.» il difficile per il lettore è leggere questo libro, che parla di una donna tradita dal marito, senza sentire riecheggiare in continuazione queste parole e cercare così indizi e segnali. Se poi il libro in questione è anche scritto in prima persona, solletica ancora di più la pettegola che è in te. L'autrice di “L'estate senza uomini” è Siri Hustvedt, moglie di Paul Auster, giusto per capire chi è in ballo in questa vicenda...
Ma il bello di questo blog è proprio il suo obbligarmi a prendermi del tempo, a fermarmi e a riflettere, ancora di più di quello che farei normalmente, sul libro che ho appena terminato di leggere. Quando ci riesco scopro che, anche se inizialmente il romanzo in questione non mi ha colpita particolarmente, ha comunque lasciato un sassolino, un piccolo seme in me, che magari germoglia oppure no, ma che comunque crea qualcosa.
Ad esempio non mi ero sbagliata quando avevo pensato che questo libro sarebbe stato perfetto per San Valentino, perché celebra l'amore; non solo quello tra marito e moglie, ma quello tra il prossimo, che può essere una madre, un fratello o una sorella, un amico, la vicina di casa. Immediatamente dopo mi è venuto in mente il brano seguente tratto da una lettera, che spiega meglio di me il bisogno disperato di calore che abbiamo (e per dimostrare come basta poco, a volte, per fare il breve volo giornaliero che mi suggerivano qui nei commenti):
Siamo tutti degli estranei – cara – Il mondo non ci conosce perché non conosciamo lui. E Pellegrini! - Esiti? E Soldati spesso – alcuni di noi vincitori... Abbiamo fame, e sete, a volte – siamo scalzi – e abbiamo freddo. (203)Emily Dickinson
A Volte abbiamo davvero tanto freddo, i libri e i blog scaldano un po'.
RispondiEliminaBACIONE Sandra frollini
I blog e le amicizie nate all'interno di quest'ultimi.
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