lunedì 22 gennaio 2018

Stoner


Se siete persone che amano guardare un film nel silenzio più totale non sedetevi vicino a mia madre. Lei commenta, si scompone, esprime le proprie emozioni, partecipa con ogni fibra del corpo e della voce. Di solito finisce che siamo tutte e due immusonite, io perché ho perso alcune scene, lei perché è stata zittita. Però, grazie a lei, alcuni fotogrammi sono ancora più memorabili, ben impressi nella mia mente.
Come quelli del film “I ponti di Madison County” diretto e interpretato da Clint Eastwood e Meryl Streep. Il film, ambientato nello stato dell'Iowa, narra della storia d'amore tra Francesca, una casalinga quarantacinquenne di origini italiane, e Robert, un fotografo cinquantaduenne. Francesca e Robert si conoscono in un momento in cui la famiglia di lei è fuori città per alcuni giorni; Robert è arrivato con il suo camioncino nella contea per fotografare i famosi ponti coperti, conosce casualmente Francesca e tra i due si crea subito una forte alchimia: dopo il primo giorno trascorso insieme, sembra quasi che non riescano a separarsi. Nascerà presto un rapporto intensissimo che durerà però solo quattro giorni. Il quarto giorno Robert le chiede di lasciare tutto e andare via con lui. Francesca è quindi posta dinanzi alla scelta di dover lasciare la propria famiglia e una vita scontata e monotona per rifarsi una vita finalmente appagante con l'uomo che, per la prima volta, aveva saputo esaltarne interiorità e sensualità. E' ben impresso nella mia mente il momento in cui, in auto con il marito, Francesca vede nello specchietto retrovisore Robert che suona il clacson dietro di loro e che gli fa intendere di essere lì per lei. La tensione che sale nel momento in cui Francesca allunga la mano verso la maniglia della portiera... e mia madre che urla «Scendi! Scendi!».
Non vi scriverò se Francesca ha ascoltato mia madre per non rovinarvi il finale, nel caso non aveste ancora visto il film, ma vi dirò che cosa direbbe sempre mia madre se avesse letto “Stoner” di John Williams.
Imprestandoglielo non potrei fare a meno di metterla in guardia con un “So già che ti farà arrabbiare” e poi ne avrei conferma nei giorni successivi mentre procede nella lettura della vita di quest'uomo, un professore dell'università del Missouri. Un crescendo di rabbia quando lo scoprirebbe succube della vita e degli eventi, che subisce senza reagire sgambetti e colpi bassi all'interno dell'università, che non fa nulla per sollevare le sorti di un matrimonio infelice, neanche porgli fine, per raggiungere il culmine della collera mentre osserva come rimane inerte di fronte alla propria figlia, in balia della madre che le sta rovinando la vita. «Ma come si fa ad essere così?!» sbotterebbe, desiderando fortemente di scuotere per le spalle Stoner cercando di provocare in lui una qualsiasi forma di reazione. E poi si stupirebbe venendo a sapere che questo libro ha avuto un grandissimo successo, che è stato osannato da lettori e critica per la proverbiale bravura dello scrittore nel raccontare la vita normale, se non addirittura banale, di un uomo qualunque; che qualcuno ha affermato risponderebbe agli interrogativi che ci poniamo sul senso della vita.
Mia madre lo descriverebbe come la tragedia di un uomo senza palle, in grado di rovinare la vita sua e di chi gli sta accanto, che se un senso questo libro c'è l'ha è proprio quello di mostrarci come non vivere. Scuotendo la testa e cercando di sbollire il nervoso domanderebbe «Ma davvero è piaciuto così tanto? Non capisco. A me ha fatto così arrabbiare... Forse avevano bisogno di un vile per sentirsi persone migliori».

Il ti piace vincere facile della letteratura.

6 commenti:

  1. Dunque:
    1. io adoro tua madre. Forse non ci andrei al cinema, ma a guardare un film insieme faremmo faville.
    2. tua madre ha lo stesso mio criterio nello scegliere i libri: onnivoro. Ripeto: la adoro.
    3. ho letto mille mila recensioni di Stoner e mi sono posta mille mila volte il dubbio se leggerlo o meno, solo a sensazione, non certo per le sperticate critiche lette. Quanto hai scritto mi ha fatto decidere di aver risparmiato saggiamente i soldi dell'acquisto. "forse avevano bisogno di un vile per sentirsi migliori" è una frase sulla quale rimugino da lunedì mattina ed è il vero motivo per cui non leggerò il libro.
    4. Ma TU, cosa ne pensi?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' un libro scritto bene, molto, le lodi se le merita tutte. Non sono così passionale quanto mia madre, ma Stoner come personaggio ha disturbato anche me e lui invece le lodi non se le merita per niente. In quanto donna comune, mi sento offesa a morte ad essere paragonata a lui. In quanto professore di letteratura, offende anche il mio amore verso questa materia, i libri e la lettura. Lui non ha imparato nulla , non poteva essere in grado di insegnare. Non solo non ha nulla di lodevole, insomma, ma mi sembra l'ultima persona al mondo in grado di permettersi di dare risposte sul senso della vita. La sua è stata una vita non vissuta. Ed è un lettore mancato.

      Elimina
    2. Sarà anche scritto bene ma, decisamente ti ha fatto arrabbiare! ;D

      Elimina
    3. Forse mi ha fatto arrabbiare perché è stato osannato, a parer mio, per i motivi sbagliati e chissà quanti lettori si sono sentiti imbrogliati. Insomma, mi aspetto un personaggio edificante, se stiamo parlando di "senso della vita", non un cattivo esempio. Infatti in america, dove elogiano l'uomo "arrivato" non ha avuto molto successo questo libro.

      Elimina
  2. Un mito tua madre che riesce a dire "scendi, scendi" nel momento più emozionante del film!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sono male neanch'io che, seduta sul divano affianco a lei, le dico "Guarda che non ti sente..." :-)

      Elimina