venerdì 1 aprile 2016

Elegance


Ho sempre fatto la snob verso quei romanzi che vengono definiti chick-lit, nome che tra l'altro detesto perché tradotto significa letteratura per galline e la gallina sarei io, in quanto persona di sesso femminile. Odio le categorie, non sopporto il volere per forza rinchiudere qualcosa dentro dei confini e mi fa arrabbiare ancora di più che qualcuno possa pensare che esistano dei libri scritti apposta per noi e che, guarda caso, quest'ultimi riguardano sempre una donna in crisi che poi, alla fine della fiera, trova l'amore. Perché è quello che vogliamo no, il principe azzurro? Oppure Mr Gray se siete galline 2.0...
Detto questo, ogni tanto mi capita di leggere un libro di questo genere (genere?! un romanzo, punto) e sono sempre felice quando vengo piacevolmente e inaspettatamente colpita, come con quest'ultimo: “Elegance” di Kathleen Tessaro.
Ho deciso di leggerlo perché la protagonista, in crisi sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista affettivo, intraprende un cammino di trasformazione grazie a un libro, un trattato di eleganza. Sulla questione che i libri ti cambiano la vita non c'è molto da aggiungere.
Non ho mai nascosto la mia passione per il galateo e per tutto ciò che gli sta attorno, così come ormai da un paio d'anni a questa parte io sia alla ricerca del bello nella vita in tutte le sue forme, tra cui anche nel vestire. Il nostro modo di agghindarci, il nostro modo di portare un capo piuttosto che un altro, sono il nostro biglietto da visita, come noi decidiamo di presentarci al mondo e si, sono fermamente convinta che l'abito fa il monaco, o almeno parla per lui: quello che decidiamo di indossare dice qualcosa di noi, che se ne sia consapevoli oppure no. Attenzione, non sto parlando di moda, ma di stile: le mode passano, lo stile rimane.
Essere elegante è solo questione di avere voglia di fare uno sforzo in più ed entrare nello spirito delle cose – della vita – con entusiasmo e grazia.
Lungi da me dare lezioni di stile, ognuno è libero di fare, vestirsi (e leggere!) ciò che gli pare. All'interno di questo libro, però, ho trovato molti pensieri che risuonavano con il mio modo di vedere e sentire. Ad esempio l'orticaria che provo verso le mode e il vestirsi tutti uguali perché così dicono le riviste, gli stilisti, le fashion-blogger, le influencer, bla bla bla...
Grazie agli alti standard di vita dell'Occidente e al grado di perfezione delle mode di massa, a un osservatore poco esperto potrebbe sembrare che tutte le donne siano vestite allo stesso modo. Non conosco l'origine di questa moderna forma di modestia che si è diffusa nella popolazione femminile da San Francisco a Parigi e che sembra far sì che tutte le donne vogliano assomigliarsi, anche se nel contempo spendono sempre di più in abiti, cosmetici e parrucchieri! Ma se davvero vi fa piacere essere vestite esattamente come chiunque altra, allora il vostro futuro è roseo. L'uniformità è il sottoprodotto naturale di una società automatizzata, e chi lo sa, forse un giorno la personalità sarà considerata un crimine. Nel frattempo, potete sempre entrare nell'esercito.

Dentro,fuori, non fa alcuna differenza... «Confondersi è da ragazzine. Essere diverse non è un crimine, mia cara, ma un vantaggio... Faccia le cose con stile, Louise. Il suo stile.»
Ad esempio, io al mio stile ho voluto dargli un nome: sporty-chic e in questo libro ho trovato una definizione a cui voglio tendere il più possibile.
Una persona sportiva sa qual è il suo posto, non dà troppa importanza alle cose, perde con disinvoltura, continua a tentare, non mette il muso e non prende i suoi giocattoli e corre a casa. Una persona sportiva non è come dire un vincitore.
E voi, che stile volete dare alla vostra vita?

4 commenti:

  1. Anch'io ho parlato di generi e chick lit! Pensa te.
    Che stile vorrei dare alla mia vita? Non firmato, perchè la firma è di altri, curato, abbinato nei colori sempre. Comodo ma mai sciatto, con un occhio vigile alla mia età, tentare di fare la ragazzina è patetico. Sandra

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    1. Lo so, ti ho appena letta, che coincidenza!
      Abbinato nei colori tutta la vita, le mie amiche mi prendono addirittura in giro!
      Mi sembra un bellissimo stile, il tuo, ma non avevo dubbi...

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  2. Il mio stile lo definirei francese: monocromo, semplice e lineare ma (quando possibile) studiato.

    Comunque sono in disaccordo con l'autrice riguardo il discorso sull'eleganza, perchè se si parla di stile, credo che sia del tutto inutile "provarci"; o ci nasci, elegante, o al massimo puoi provare a ripulirti e recitarne la parte.
    E qui ci si collega al discorso successivo delle mode. Se non nasci elegante, perchè "fare uno sforzo in più" per vivere con "grazia"? Seguire una moda è anche tentare di essere ciò che non si è.

    Alice
    Ps: sai che non sapevo che questo genere si chiamasse chick-lit?

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    1. Oltre al modo di vestire, credo che "stile" possa avere un'eccezione più ampia e racchiudere in sè anche le buone maniere, la buona educazione e anche la cultura. Tutte cose che, se si vuole, si possono imparare e migliorare. Una volta acquisita questa "grazia" interiore, secondo me, lo stile esteriore ne guadagnerà di conseguenza, quasi senza sforzo, come una luce riflessa.
      L'involucro, senza contenuto, non vale nulla e non c'è "moda" che tenga.
      Verrà un giorno che ti conoscerò, francesina? :-)

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