Mi piacciono molto le sorprese ma in realtà, nella vita di tutti i giorni, tendo ad essere abbastanza abitudinaria. Le mie giornate sono organizzate più o meno sempre allo stesso modo, tendo a pianificare parecchio e vado in crisi se arriva qualcosa o qualcuno a scombinare i miei piani.
Dovrei imparare a “lasciarmi andare” un po' di più, a seguire meno gli schemi (e ho il sospetto che presto arriverà qualcuno ad insegnarmelo molto prepotentemente...), perché spesso è solo in questo modo che si hanno delle vere e proprie sorprese, che si fanno degli incontri inaspettati.
Anche nelle letture. Il tempo è così poco e i libri che desidero leggere così tanti; ho una lista lunghissima di libri che attendono di essere letti, ed è raro che io ne prenda in mano uno senza una ragione precisa: mi interessa l'argomento, oppure l'autore o, ancora, ho letto una recensione che mi ha interessato. Mi comporto come se non avessi “tempo da perdere” con i libri, quando invece è il miglior modo di perdere il tempo!
Quest'ultimo che ho letto è stato un regalo, nel senso che l'ho comprato io per regalarlo a mia madre per la festa della mamma dell'anno scorso. Il Salone del Libro di Torino si teneva più o meno nello stesso periodo e mi ero detta che non mi sarebbe stato difficile trovare un libro interessante da donarle (vi avevo già raccontato che da un paio di anni a questa parte, qualunque sia l'occasione qualunque e sia il regalo “principale”, regalo sempre anche un libro?).
Devo ringraziare la mia ignoranza: non conoscevo l'autrice, Romana Petri, non conoscevo i suoi libri; mi sono lasciata attrarre dal titolo “Ovunque io sia” e da queste parole in quarta di copertina: tre donne, saga familiare, tragici destini, uomini e false promesse, amori mancati e sbagliati, la storia della forza di una maternità senza confini.
Mi sono appassionata alle vite di Ofelia, Margarida, Maria do Ceu e dei loro uomini Manuel, Carlos e Tiago. Uomini che spesso non fanno una bella figura in questo libro, ma non ne escono tanto bene neanche le donne, con la loro testardaggine, il loro voler sacrificarsi a tutti i costi, il loro umiliarsi. E' un testo struggente, a tratti malinconico, abitato dalle debolezze degli esseri umani, eppure c'è anche tanta forza e speranza, il cadere ma anche il coraggio di rialzarsi.
606 pagine di bellissima sorpresa...
Vasco, lo sai cos'è un miracolo? No, cos'è? E' un dolore che a un certo punto smette di fare male, ma che comunque vadano le cose c'è e ci sarà sempre stato.
Mi ricordano certe frasi tratte da autori sudamericani, che io adoro, specialmente le donne. Scrivono in modo surreale e rendono lievi i dolori della vita. Grazie, leggerò.
RispondiEliminaRaffaella
Infatti, Romana Petri, pur essendo italiana, ha uno stile di scrittura che si accosta molto ai sudamericani.
EliminaIo mi soffermo invece sulla prima parte: ma quanto ci assomigliamo, io e te?
RispondiEliminaUn sorriso
Grazia
Ricambio il sorriso! Francesca
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