venerdì 24 agosto 2012

Quelli che rimangono

Quelli che rimangono. Quelli che devono raccogliere i cocci. Quelli che devono fare i conti, perché fino a un momento prima erano una somma e ora sono una sottrazione. Quelli che hanno improvvisamente a che fare con un'assenza, così grande e ingombrante, che è più potente di una presenza. Non è la parola “fine” il demone oscuro con cui devono confrontarsi, ma è “attimo”, l'attimo che ha preceduto questa fine. Perché anche una fine ha un suo inizio ed è questo di cui loro sono disperatamente alla ricerca. Quando ha incominciato a finire? In che giorno, a che ora? Quando?
Che cosa non hanno visto, quale suono è sfuggito, quale sguardo non è stato ricambiato, quale gesto è passato inosservato? Li puoi vedere avvolgere e riavvolgere nella loro menti il nastro degli ultimi giorni, li trovi assorti nella lettura di diari, lettere e bigliettini; li scopri a ripetere conversazioni ormai passate.
E poi la tortura del senso di colpa, hanno fatto di tutto per evitare che questo accadesse? Può un evento così terribile essere predetto e quindi impedito? Chi è il responsabile? Chi il gesto l'ha compiuto o chi non è stato in grado di impedirlo?
Infine la vita che continua, che chiede di essere vissuta, anche per chi, quella vita, ha deciso che non voleva viverla più; a cui bisogna dare un senso, anche per quelli per cui un significato non ce l'aveva più, o non era abbastanza.

Laurent Sagalovitsch ha provato a ricostruire in “Il bastone di Virginia Woolf” attraverso tre voci, il marito Leonard Woolf, il dottore che l'aveva in cura, e la cameriera Louie, gli ultimi giorni che hanno preceduto il suicidio della scrittrice. Ha voluto dare voce a loro, a quelli che rimangono.


7 commenti:

  1. Quelli che rimango, e che c'erano.
    E' sempre un piacere venire a trovarti.
    Baci Ilaria frollini

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  2. Grazie Ilaria, per me è sempre un piacere ricevere una tua visita!

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  3. Non so se certe fini siano realmente prevedibili. Qualcuno dice di no, chi ha vissuto queste fini dice non sempre. Triste, tristissimo a chi capita. Ti domandi, ti arrovelli, ti chiedi fino allo sfinimento se forse c'era qualcodsa che non hai capito e che potevi, invece, fare. Probabilmente, no. Puoi solo vivere cercando di sentire il più possibile, essere presente, empatico, ascoltare, ma credo nulla di più.
    Molto bello, quelli che rimangono.
    Raffaella

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  4. Grazie Raffaella. E' vero, triste, molto triste per quelli che rimangono e qusto libro mi ha aiutata ad immedesimarmi in loro.

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  5. Quelli che rimangono: quelli che c'erano e che ci sono; quelli che, se hanno avuto fortuna, non avevano capito e difficilmente capiranno; quelli che, se non hanno avuto fortuna, avevano capito ma ogni loro tentativo è stato inutile; quelli che, da quel momento in poi non saranno più gli stessi.

    Una scelta spettacolare la tua, come sempre.
    Grazie

    Martina

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  6. Bello quel libro! un paio di anni fa ne avevo trascritti dei brani per i Frammenti del tredicesimo mese e scritto una mini-recensione.
    Ciao!
    Elena

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  7. Ciao Elena! Vado subito a cercare la tua recensione, mi piace sapere le impressioni degli altri lettori.
    Francesca

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