domenica 4 settembre 2011

Quello che ho amato

Ho letto per la prima volta un suo libro la scorsa estate. Era stato mio marito a prenderlo per me in biblioteca e a sporgermelo dicendo: “Secondo me potrebbe piacerti. E poi è ambientato a New York...” Conosce bene i miei gusti perché “Elegia per un americano” mi piacque moltissimo. Ricordo che mi affezionai tantissimo al protagonista e sperai fino all'ultimo in una nuova e bella storia d'amore per lui. Come vorrei che mi capitasse così con tutti i libri: non riuscire a smettere di leggerli.
Non so perché ho atteso esattamente un anno prima di prendere in mano un altro romanzo di Siri Hustvedt. E anche questo l'ho scelto quasi per caso, perché mi sono recata in biblioteca senza avere bene in mente quali libri scegliere per le vacanze e, vagando tra gli scaffali, mi ritrovai nel settore della letteratura americana.
Se il primo mi è piaciuto, questo l'ho amato e di un amore folle. Mi ha preso cuore e stomaco. "Quello che ho amato" parla di amore, di amicizia, dell'essere genitori, dell'essere artisti e dell'essere folli. Siri Hustvedt mi ha fatto gioire, mi ha fatto piangere (e tanto e in mezzo alla gente), mi ha sconcertata e mi ha fatto paura, al punto di avere gli incubi la notte. Ha fatto di me quello che voleva e mi è piaciuto tantissimo.
Ma cosa mangiano in casa Hustvedt/Auster per scrivere romanzi così belli?!


2 commenti:

  1. Io invece sto leggendo L'arte della gioia, di Goliarda Sapienza e faccio fatica a chiuderlo ogni volta per tornare a fare altro :)))

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  2. Buono a sapersi... ;-)
    Adoro i libri che mi rapiscono!

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