giovedì 4 agosto 2011

Il mio editore

Ho comprato “Il mio editore” di Jean Echenoz (Adelphi) perché ho letto in una recensione che mi avrebbe trasportato dentro l'appassionante e misterioso rapporto che si crea tra uno scrittore e il suo editore. L'editore in questione è Jérome Lindon delle Editions de Minuit, lo scopritore di Samuel Beckett. Doveva essere complicato lavorarci insieme eppure, allo stesso tempo, nel ritratto che Echenoz compone in questo libro, ne esce fuori un personaggio dispotico ma molto spassoso, soprattutto se non siamo stati noi ad aver a che fare con lui!

Da giovane immaginavo che un editore sostenesse un autore, lo assistesse nei suoi tormenti, passeggiasse con lui per i giardini del Luxembourg discutendo gravemente del ruolo di un personaggio, dell'articolazione di due capitoli e simili questioni. Con Jérome Lindon mi sono ben presto reso conto che un editore ha altro da fare, quanto meno lui... L'unica volta che mi arrischio a consultarlo su un problema in apparenza insolubile che mi si presenta in un romanzo, subito si irrigidisce e addirittura, anziché dirmi evasivamente che me la caverò, che troverò una soluzione, tanto per liquidare la faccenda, mi fa capire che in effetti non ho alcuna speranza di venirne fuori, giusto perché sia chiaro che non devo rompergli le scatole coi miei miseri assilli.

L'unico vero grande dispiacere di questa lettura è la sua brevità, solo 30 misere pagine. Una volta che si inizia a leggere, si ha voglia di saperne molto di più sul lavoro dell'editore in generale e conoscere meglio Lindon in particolare. Echenoz avrebbe potuto sforzarsi un po' di più!

Ti trovi di fronte a una pagina, magari anche a una sola frase, e hai la sensazione che sia bella. E poi hai anche la sensazione che forse, come editore, potrai servire quell'opera come merita.
Jérome Lindon


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