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mercoledì 14 ottobre 2015

Lasci fare la vita


Questo libro è nella mia lista dei libri da leggere da tempo immemorabile. E' uno di quei classici che, se sei interessato ai libri, alla scrittura e agli scrittori, non puoi non leggerlo. Finora però non l'avevo ancora fatto, anzi, me n'ero disinteressata, al punto che non sapevo si trattasse di un libretto di neanche 100 pagine. Poi un giorno, grazie a una proposta di scambio su Acciobooks (se non sapete di cosa si tratta leggete qui) ne sono venuta in possesso e finalmente ho potuto spuntare dalla lista “Lettere a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke.
Come indica il titolo stesso, è una raccolta di epistole che lo scrittore inviò in risposta a un giovane poeta che gli scrisse confidandosi e chiedendo consiglio. L'argomento principale di questa corrispondenza sono naturalmente la poesia, lo scrivere e l'arte, ma molti dei consigli qui riportati si possono applicare anche alla vita di tutti i giorni, per chi artista non è (anche se io sono convinta che lo siamo quasi tutti). Vi trascrivo qui sotto quelli che mi hanno colpita maggiormente e che sono stati e sono tutt'ora, in questi giorni, di conforto per me.

Quando la vita e quello che mi capita è difficile da accettare:
Se vi sono orrori, allora sono i nostri orrori, se vi sono abissi, allora quegli abissi ci appartengono, se vi sono pericoli, allora dobbiamo cercare di amarli. E se solo organizziamo la nostra vita secondo quel principio che ci ingiunge di attenerci sempre al difficile, allora ciò che adesso ci appare ancora totalmente estraneo ci diverrà del tutto familiare e fido.
Quando mi tormento cercando una spiegazione:
Le cose non si possono tutte afferrare e dire... la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola.
Quando sono insoddisfatta:
Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri.
Quando sono troppo concentrata sul futuro e mi tormento in preda all'incertezza:
...maturare come l'albero, che non incalza i suoi frutti e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l'ansia che dopo possa non giungere l'estate. L'estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l'eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto. Lo imparo ogni giorno, lo imparo a prezzo di dolori ai quali sono grato: la pazienza è tutto!
Quando mi sfinisco di perché:
Lei è così giovane, così nuovo a ogni inizio, e io vorrei pregarla come posso, caro signore, di essere paziente verso tutto l'insoluto nel suo cuore, e di tentare di amare le domande stesse come stanze chiuse, e come libri scritti in una lingua molto estranea. Non ricerchi ora le risposte, che non possono esserle date perché non le potrebbe vivere. Mentre si tratta appunto di vivere tutto. Ora viva le domande. Forse così a poco a poco, insensibilmente, si troverà un giorno lontano a vivere la risposta.
Quando non ho fiducia nel cammino che sto percorrendo e temo i fallimenti:
Non vede come tutto ciò che accade sia sempre rinnovato inizio?
Il consiglio, l'augurio che ho fatto mio e faccio a voi. Inoltre, il mantra che ripeto costantemente in questi giorni:
...che lei possa trovare in sé una pazienza sufficiente a sopportare, e una ingenuità sufficiente a credere; che lei possa acquistare sempre più fiducia in quello che è difficile, e nelle sua solitudine tra gli altri. E per il resto, lasci fare la vita. Mi creda: la vita ha ragione, in ogni caso.