mercoledì 25 maggio 2016

In viaggio contromano


Quando ho finito di leggere “In viaggio contromano” di Michael Zadoorian mi è venuta in mente la frase di Robert Frost: «In three words I can sum up everything I've learned about life: it goes on.» (In due parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: va avanti). Ho pensato che è proprio quello di cui volesse raccontarci l'autore con questa storia: del viaggio come metafora della vita.
Michael Zadoorian iniziò a scrivere questo romanzo dopo la morte del padre, che aveva sofferto negli ultimi anni di Alzhaimer, proprio come il protagonista John, e malata è anche l'altra protagonista, la moglie Ella, all'ultimo stadio di un brutto cancro. L'autore però, come scrivevo, vuole dimostrarci che la vita va avanti, nonostante tutto, la vita se ne infischia di malattie e vecchiaia, di medici e figli che sono contrari a qualsiasi tipo di spostamento; la vita non ha bisogno di due vecchietti che trascorrono i loro ultimi anni, mesi, giorni immobili nella loro casa, la vita vuole andare avanti. E allora l'autore prende i suoi protagonisti, fa in modo che rapiscano loro stessi e si mettano in viaggio.
Non un viaggio qualsiasi, ma un viaggio on the road, non una strada qualsiasi, ma la mitica Route 66: Michael Zadoorian ha le idee molto chiare su quello che vuole raccontarci e come. Avrebbero potuto prendere un aereo, più comodo e veloce, ma all'autore non interessa arrivare in fretta a destinazione a lui interessa il tempo che si impiega per farlo, il viaggio appunto. Avrebbero potuto prendere l'autostrada, ma anche quella sarebbe stata troppo veloce come via, Michael Zadoorian vuole indicarci il ritmo del viaggio (vita), vuole che ci prendiamo il tempo di guardare fuori dal finestrino, vuole insegnarci ad essere padroni del nostro tempo, di decidere andatura, soste, partenze, vuole raccontarci degli imprevisti che possiamo incontrare per strada, vuole dimostrarci che siamo in grado di rialzarci e ripartire, una volta, due, tre, infinite.
Così Ella e John partono a bordo del loro ormai un po' datato camper, il Leisure Seeker; nulla è lasciato al caso, neanche il nome del mezzo, che si può tradurre con “Colui che cerca il tempo libero”, e in cerca di libertà sono proprio i nostri protagonisti: libertà dai medici, dai continui esami e controlli, libertà dai proprio figli, ormai investiti del dovere di prendersi cura dei genitori ormai anziani e malati, ma anche impegnati a prendere decisioni al loro posto.
...i chilometri ci strappano ai nostri vecchi sé. La mente è sgombra, cala il dolore, si dissolvono le ansie...
Si ri-mettono finalmente di nuovo alla guida della loro vita; c'è un gesto che fa Ella poco dopo essere partita che esprime proprio questo suo nuovo senso di libertà: si toglie la parrucca per poter risentire il vento nei capelli, quei pochi che le sono rimasti dopo le numerose e dolorose cure.
...mi rendo conto in quel momento che se mi va di sentire il vento e il sole in faccia, non c'è proprio nulla che me lo vieti. Mi tolgo il foulard, mi sgancio il casco di fibre sintetiche dalla nuca, dove è precariamente attaccato agli ultimi capelli che mi restano... Che sollievo meraviglioso. Non so da quanto la mia testa non vedeva la luce del sole... Mi sento già più leggera.
E' Ella la voce narrante della storia, è lei la nostra conducente in questo viaggio, anche se è John a guidare il camper, è lei la custode del passato, del presente e del futuro suo e del marito; è un personaggio che può piacere o no: forte, decisa, sarcastica e spiritosa, consapevole dei suoi limiti dettati da vecchiaia e malattia, eppure mai si lascia andare alla disperazione, alle futili lamentele verso un destino beffardo e avverso.
C'è così poca leggerezza in questo periodo della vita, mentre è il momento in cui ce ne sarebbe più bisogno.
Ella che osserva il paesaggio fuori dal finestrino e che vi si rispecchia, in un continuo rimando tra le immagini decadenti che le scorrono sotto agli occhi e la vecchiaia che vive sulla propria pelle.
E' il cielo più vasto, più luminoso, più azzurro che abbia mai visto. Mi fa male guardarlo, ma non riesco a fermarmi. Perlustro la sua serena immensità... La sua grandezza, la sua assoluta immensità mi fanno sentire così insignificante che realizzo che tutti i miei problemi si dissolveranno senza che nessuno se ne accorga.

La luce radente rivela la consistenza della roccia, ogni centimetro inciso, segnato dal tempo. Guardo il mio braccio, scorro le dita sui milioni di piccole pieghe che coprono la mia pelle come righe infinite di calligrafia sbiadita. C'è scritto qualcosa, sia qui che là, ma io non sono in grado di leggerlo.
Durante un viaggio è abitudine guardare i chilometri percorsi, Ella e John fanno lo stesso con la loro vita guardando la sera, prima di andare a dormire, le diapositive delle vacanze fatte in passato insieme ad amici e figli. Mi è piaciuta molto questa questa metafora originale escogitata dall'autore per parlare del passato, di come nel farlo non abbia quasi mai assunto un tono nostalgico ma sempre di gioia e gratitudine per la vita trascorsa. Anche in questo caso Michael Zadoriaan sembra voglia darci un suggerimento, sembra volerci dire che così come è sbagliato soffermarsi sul futuro, lo è altrettanto voler chiudere definitivamente con lui, ostinarsi nel voler andare avanti senza mai voltarsi indietro; ci invita a farlo ma con un certo tipo di sguardo.
E' come guardare la televisione, salvo che va in onda la nostra vita.
Come ogni viaggio, anche questo è destinato ad arrivare alla fine, ed è curiosa ma non casuale la scelta della destinazione che fa l'autore: Disneyland. Mi sono interrogata a lungo sul perché di questa scelta e sono arrivata alla conclusione, personalissima ovviamente, che Michael Zadoorian ci stia facendo un invito: a divertirci, a prendere la vita con più leggerezza, a salire sulla giostra e a goderci la corsa. Finché dura.

4 commenti:

  1. Ecco, questo libro volevo comprarlo al Salone poi, non so perchè, l'ho lasciato lì. Ora che leggo la tua recensione me ne pento (e la lista degli acquisti letterari ha un testo in più).

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    1. Le mie liste di libri da comprare si allungano di giorno in giorno, sono contenta di riuscire a "rendere il favore" ogni tanto e far allungare quelle degli altri... ahahah!
      Fammi poi sapere che ne pensi, se lo leggi.

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  2. Mi è stato regalato da un mio amico per il mio compleanno di diversi anni fa, credo fosse il 2010 o 2011, mi è piaciuto ma ho trovato eccessive, come dissi, le cose che riescono a fare nonostante la malattia, ecco, questo pensai quando lo lessi e poi ahimè alla luce del tumore di mio padre ho pensato che in effetti non è possibile, ma forse... rimane un buon testo che consiglio, per i diversi livelli di lettura e il messaggio di fondo. Sandra

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    1. Forse fa bene pensare di poter rimanere padroni della propria vita, fino all'ultimo...

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