lunedì 20 giugno 2016

Come gestisco il mio tempo


Se è vero che avere un figlio è una grande lezione di vita, una delle prime cose che mi ha insegnato VV è stata quella di come gestire il mio tempo. Ancora adesso mi ritrovo a domandarmi come facessi prima, quando avevo tutto quel tempo libero a mia completa disposizione e, ripensandoci, mi fa realizzare di come poco lo sfruttassi, di quanto lo sprecassi. «Ma cosa facevo?» mi domando perplessa ogni volta.
Poi ti nasce un figlio è tu il tempo non sai più cosa sia o, per meglio dire, ti sembra che sia fatto solo di poppate, ruttini, lavaggi di culetti e cambi di pannolini. Rewind and repeat. Poi con il passare delle settimane le cose vanno meglio, tranne per il piccolo particolare che quando ti sembra di essere riuscita ad instaurare una routine, quell'esserino si diverte a mandartela all'aria. Ma non sono abitudinari i bambini??? Così ti limiti a fare il minimo indispensabile per la sopravvivenza quotidiana, non programmando nulla, rubando una doccia mentre il nano è a passeggio con i nonni o dieci minuti per te quando il marito è tornato dal lavoro. Quante volte ho sentito riecheggiare nella mia testa: «Non incomincio neanche tanto adesso si sveglia»? E quante volte mi sono mangiata le mani perché venivo puntualmente smentita da una nanna di tre ore??? Quante cose avrei potuto fare in quel tempo se solo avessi iniziato a farle...
Ci ho messo un po' a capirlo ma poi ho realizzato. Non avrei mai potuto prevedere quanto avrebbe dormito VV, come sarebbe stato il suo umore e come sarebbe stata la giornata. Non avrei mai potuto pianificare nulla e non avrei mai potuto sapere quanto tempo avrei avuto a mia disposizione. Tanto valeva che iniziasse a fare. Questo ha significato, ad esempio, riuscire pulire due ante della cucina, oppure un lavandino, leggere una pagina di un libro, limarmi le unghie di una sola mano. Nel giro di poco tempo, così facendo, ho avuto la mia più grande lezione: poco alla volta riuscivo a fare molte più cose di quando aspettavo di avere il tempo necessario per fare tutte dall'inizio alla fine senza interruzioni. Inoltre ho imparato un'altra cosa fondamentale: a gioire di ciò che ero riuscita a fare, anche se incompleto, anche se imperfetto, anche se alle volte l'unica cosa che avevo fatto era attaccare la lavatrice. Meglio che niente.
Come per magia, senza rendermene conto, la mia forma mentis è cambiata e sono diventata, senza falsa modestia, molto più efficiente. Continuerò ancora a lamentarmi di non avere abbastanza tempo per fare tutto quello che vorrei fare, continuerò ancora a elencarmi nella mente tutte le cose che dovrei fare, facendomi a volte venire l'ansia, ma ho smesso di aspettare di avere tempo.
L'elenco delle incombenze non vuole saperne di accorciarsi ma ormai non mi spavento più, mi fermo un attimo a domandarmi: «Cos'è importante per me ora? Che cosa ha la priorità secondo me ora?» e inizio. Magari non sempre mi do la risposta giusta, magari avrei dovuto fare qualcos'altro, ma oramai è cosa fatta. E questo non è poco.
Com'è che dice il detto? Chi ha tempo non aspetti tempo.

2 commenti:

  1. Meglio fare che non fare, qualcosa almeno riusciremo a realizzare. Anche io sono diventata più efficiente dopo la nascita dei bambini, ma forse anche meno perfezionista. Mi accontento di raggiungere piccoli risultati, l'importante è non sprecare il tempo. E poi fermarsi quando serve.
    Ti abbraccio
    Francesca

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    1. Esatto, meglio fare, lo dice anche Gioia, e se lo dice lei... :-)

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