lunedì 8 aprile 2013

La vita imita l'arte

E' curioso alle volte come la vita ti metta d'avanti a certe esperienze.
Poche settimane fa ho finito di leggere “Il diario di Jane Somers” di Doris Lessing. Come è già successo in passato per altri libri, l'ho tenuto sotto gli occhi un paio di giorni per capire se volevo condividere con voi anche questa mia lettura e poi ho deciso per il no; non sempre ho qualcosa da dire su tutti i libri che leggo, a volte perché non mi sono piaciuti, altre volte più semplicemente non mi hanno colpito particolarmente, oppure il seme che hanno piantato in me potrebbe avere bisogno di tempo per sbocciare... I libri operano per vie misteriose!
Questa mattina però un episodio mi ha catapultata proprio all'interno del libro di Doris Lessing ed è stato davvero surreale, perché per una trentina di minuti io sono stata Jane Somers! Il romanzo, scritto sotto forma di diario, narra dell'incontro e della nascita di un'amicizia un po' particolare tra la protagonista e una signora molto anziana. Quest'ultima ha problemi di salute, oltre che economici e, come temo sia il caso di molti anziani, non riesce ad avere più molta cura di se stessa e della casa. Le descrizioni che Doris Lessing fa del degrado in cui vive questa povera donna sono molto tristi; il disordine, gli odori, lo sporco, la solitudine che aleggiano per la casa la prima volta in cui vi mette piede la protagonista colpiscono sul vivo. Forse, proprio quello che fa più impressione è che tutto grida: sono sola!
Questo stesso grido l'ho sentito io sulla mia pelle un paio di giorni fa, quando ho dovuto soccorrere una mia vicina di casa molto anziana, che era caduta ed aveva sbattuto forte il naso, al punto che ho temuto se lo fosse rotto. A colpirmi non è stato il sangue, non è stata la sua fragilità (lo siamo tutti quando ci facciamo male) ma è stato il grido di solitudine che ho sentito entrando in casa sua. Per onestà verso la mia vicina, ci tengo a precisare che non ho trovato la stessa sporcizia che c'era nel libro, ma l'appartamento era comunque quello di una persona anziana non più tanto in forze: vecchio, bisognoso di un po' di manutenzione e di una rassettata. Insomma, niente di tragico come nel libro. Ma la solitudine, quella era la stessa, e mi si è stretto il cuore.

Per quanto somigli ad un paradosso, è indubbiamente vero che la vita imita l'arte molto più di quanto l'arte non imiti la vita.

Oscar Wilde
Vi è mai capitato di vivere sulla vostra pelle un episodio letto precedentemente in un libro, la fantasia che diventa realtà? Che effetto vi ha fatto?


2 commenti:

  1. commento un po' in fretta, sto leggendo tokyo blues di Murakami, libro leggendario direi.
    Quando il protagonista incontra Midori per la prima volta attacca a parlare di capelli, e mi sono rivista. Probabilmente ci sarebbero altri esempi. La solitudine nella vecchiaia mi spaventa molto, anche la mia vicina di pianerottolo è una donna anziana sola e spesso la controlliamo. baci sandra frollini

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    1. La tristezza per la mia vicina di casa è che ho saputo avere tre figli, e io non li ho mai visto farle visita.

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