mercoledì 8 giugno 2016

Il lettore infinito


Quello che mi piace delle biblioteche è proprio la possibilità di prendere libri gratis, mi rendono una lettrice avventurosa, scelgo libri che non avrei mai considerato, o autori sconosciuti, o argomenti che per me sono un azzardo: male che vada restituisco tutto indietro, senza portafoglio ferire...
I saggi soprattutto, sono i tipi di libri che sì, magari l'argomento mi interessa, ma poi gli preferisco sempre un romanzo e il buono proposito di leggerne di più non funziona. Ad attirarmi di quest'ultimo è stato il titolo, “Il lettore infinito” di Aidan Chambers, e ricordo di aver proprio pensato: «Lo prendo, lo sfoglio, male che vada, al massimo lo riporto indietro...». L'ho letto in pochissimi giorni, perché è sottile, ma soprattutto perché il tema, la lettura, è affrontato da un punto di vista davvero inedito e mi ha fatto riconsiderare me stessa in quanto lettrice e sempre me stessa in quanto prima insegnante sull'argomento con VV; mi ha fatto inoltre riflettere sul cammino appena intrapreso con il Bookcoaching e mi ha confermato l'importanza della condivisione delle nostre letture. Ma andiamo con ordine.
L'autore fa una prima importante distinzione: si può leggere per hobby e per diletto oppure si può leggere per diventare lettori consapevoli, per sviluppare cioè anche un proprio senso critico; è a quest'ultimo tipo di lettori che il libro si rivolge.
A me non interessa assolutamente leggere per hobby o per passatempo... La lettura, per me, è uno strumento di riflessione. Come ci dice Clive S. Lewis, «la letteratura ci fornisce immagini con cui pensare», quando leggiamo letteratura «diventiamo mille persone diverse pur rimanendo noi stessi». Richard Hoggart ha scritto che riconosce valore alla letteratura «per il modo peculiare in cui esplora, ri-crea e ricerca i significati dell'esperienza umana; perché esplora la diversità, la complessità e la singolarità di questa esperienza». Attraverso la letteratura, aggiunge, noi guardiamo alla vita «con tutta la vulnerabilità, l'onestà e la profondità» che ci è concesso.
Fatta questa distinzione, Aidan Chambers incomincia ad illustrare come si diventa un lettore consapevole ed è a questo punto che ho incontrato le prime sorprese e in cui mi sono resa conto di quanto fossi poco preparata in materia.
L'idea che sia sufficiente circondare i bambini e i ragazzi di libri... per trasformarli in lettori consapevoli è assai ingenua.
Insegnare è un'arte complessa. Oltre a un'alta disponibilità di libri a cui accedere, fondamentali sono anche questi aspetti: come vengono esposti e presentati i libri, l'autonomia di scelta, il racconto di storie, le chiacchiere a tavola (!), il tempo per leggere e il tenere un diario delle nostre letture.
La storia delle nostre letture è infatti molto più di una semplice lista di libri. Essa è inestricabilmente intrecciata con la storia di come siamo arrivati a pensare in un certo modo, di come siamo diventati quello che siamo, e di come desideriamo diventare.
Se la lettura non avesse alcuna ripercussione sulle nostre vite, non producesse in noi alcun cambiamento o non orientasse il nostro comportamento, non sarebbe altro che intrattenimento, e difficilmente meriterebbe tutto il clamore che facciamo attorno a essa. Ma se, invece, influenza la nostra vita emotivamente, intellettualmente, eticamente e in tanti altri modi, come credo che sia, è allora importante scegliere con grande cura le nostre letture e ricordare il contenuto delle storie che abbiamo letto.
Tutti questi punti sono necessari non solo per spingerci a leggere di più, ma soprattutto per arrivare a un' altro passo: la condivisione delle nostre letture; solo così facendo si diventa lettori critici.
Leggere è un atto provocatorio, e produce degli effetti sul lettore... Attraverso la condivisione,... la lettura diventa un'attività sociale... La nostra è una società basata sulle parole...
Credo che il dialogo sia essenziale anche nelle nostre vite, non da ultimo perché la maggior parte di noi non conosce ciò che pensa fino a quando non lo esprime ad alta voce. A condizione, ovviamente, che sia in grado di esprimersi, evitando di disseminare parole prive di significato.
Parlare in modo competente dei libri che abbiamo letto è già in sé un'attività di valore, ma è anche il miglior allenamento per imparare a parlare in modo appropriato di qualsiasi altro argomento. Aiutando i bambini e i ragazzi a dialogare sulle proprie letture li aiuteremo a diventare buoni comunicatori per il resto della loro vita. E nell'era della comunicazione questa abilità è di fondamentale importanza.
Fondamentalmente, parlare di letteratura è una forma di contemplazione condivisa.
Potrei andare avanti all'infinito, ricopiarvi capitoli interi di questo libro che io definisco una ode alla lettura e alla letteratura. Potrei raccontarvi di «Dimmi», il bellissimo invito al dialogo che hanno inventato (e da cui prende il titolo la versione originale inglese: “Tell me”), dopo essere arrivati alla conclusione, in seguito a uno studio di osservazione, di come un semplice «Perché?» fungesse da inibitore della libera espressione dei bambini. Potrei rigirarvi l'invito dell'autore a scrivere la storia della vostra lettura: quando è iniziata? Come prosegue? Dove vi state dirigendo? Vi lascio con le parole di Jerome Bruner:
La letteratura mette al congiuntivo, rende strano, fa sì che l'ovvio sia meno ovvio, l'inconoscibile meno inconoscibile e i problemi di valore più accessibili alla ragione e all'intuizione... la letteratura è veicolo di libertà e di chiarezza, strumento dell'immaginazione e, anche, della ragione. E' la nostra unica speranza nella notte lunga e buia in cui ci muoviamo.

2 commenti:

  1. E' una bella analisi. Di solito inseriamo la lettura nei "passatempi", quella cosa leggera da fare quando si è stanchi.
    Proprio un attimo fa leggevo di uno studio dal quale è emerso che viaggiare apre la mente; ecco, la lettura, se consapevole, sono convinta faccia la stessa identica cosa.

    Alice

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