lunedì 29 maggio 2017

Quelli che il Salone


C'è una scena nel film “Will Hunting – Genio ribelle” in cui Matt Demon confida a Robin Williams di aver conosciuto una ragazza ma di non voler continuare a frequentarla, per paura di scoprire che non è così perfetta come sembra. In risposta Robin Williams gli racconta alcune cose che gli mancano di sua moglie, morta da due anni: soffriva di flautolenza, ad esempio.
Sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci. Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza. La ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità.
Quando è successo quello che sappiamo essere successo al Salone del Libro di Torino la scorsa estate è così che l'ho vissuto: come un piccolo lutto. Non mi capacitavo che sarebbe potuto non esserci più, che VV sarebbe cresciuta senza poterci andare ogni anno così come aveva sempre fatto da che era nata.
Di questo ho avuto conferma quest'anno, durante i giorni del Salone: che siamo intimi, che un po' mi appartiene, lo sento mio, è casa mia e lo amo, pur con tutte le sue imperfezioni.
«Quelli che il Salone». Che si ritrovano ogni anno, che si riconoscono anche se non si sono mai visti, che amano i loro riti, le code interminabili davanti agli ingressi e alle sale dei convegni, le torme di bambini in cui si rischia continuamente di inciampare, la pizza consumata nei corridoi, seduti per terra, il caldo, la ressa, il frastuono, gli andirivieni estenuanti, tutto ciò che rimarrà scolpito nel ricordo come un’impresa, una conquista che all’aspetto culturale aggiunge l’ineffabile piacere della prova eroica di resistenza a cui sottomettersi una volta l’anno. Il Salone di Torino è caotico, scomodo, imperfetto, vitale. Anche per questo piace.
Possono fare tutte le fiere del mondo: più belle, meglio organizzate, con i big, l'aria condizionata, divani su cui sedersi e niente coda di fronte ai bagni. Ma non saranno mai il Salone Internazionale del Libro di Torino.
Una comunità di lettori non si improvvisa di punto in bianco. Ed è questo che i Grandi scissionisti non hanno capito, o hanno capito troppo tardi, finendo con l’andare a sbattere contro la sperimentata e (da quest’anno) «lagioiosa» macchina da guerra del Salone. Il dio acceca chi vuole perdere, dicevano gli antichi. Perché poi abbia sentito il bisogno di perderli, è una domanda che gli interessati dovrebbero porre a se stessi.
E' questo che ho percepito in questi giorni passati nel Lingotto, di fare parte di una comunità e ho tenuto fede al mio buon proposito di andare oltre il confine del mio guscio: non sempre ci sono riuscita, perché è difficile abbandonare se stessi, ma più di una volta una me impacciata e imbarazzata ha apostrofato perfetti sconosciuti. Pochi, alla fine, gli incontri che mi ero segnata e a cui ho preso parte, tanti invece quelli umani, così come tanti sono i libri che ho comprato. L'avevo annunciato che il mio tifo sarebbe stato sfegatato!


Where everyone at all can come, for imagination is free.

Jeffer Winston

(I brani in corsivo, a parte il dialogo del film, sono tratti da questo articolo de La stampa)

lunedì 22 maggio 2017

Le colpe dei padri


Non mi sembra di esagerare se dico che non c'è torinese che non abbia almeno un padre, una madre, uno zio, una sorella, un cugino, un nonno, un parente insomma, che lavori o abbia lavorato nella Fiat o nell'indotto. Non sarebbe esistita la Fiat senza Torino e non esisterebbe Torino, com'è adesso, senza la Fiat; una One Company Town, una città che è stata plasmata da un'azienda, che ha visto quest'ultima determinare economia, composizione sociale, cultura urbanistica. Una città tenuta in pugno, ostaggio, di un'azienda, che poteva determinare le sorti di chi vi lavorava e vi abitava.
Se per la rubrica Turineisa ho scelto di leggere “Le colpe dei padri” di Alessandro Perissinotto, secondo classificato al Premio Strega nel 2013, e non il suo ultimo libro da poco pubblicato (questo, se vi interessa) è stato proprio per avere un racconto di tutto questo: di Torino e la Fiat, di qualcosa che in qualche modo mi appartiene, perché è qui che sono nata e cresciuta e tutte queste cose fanno parte della mio passato e del mio presente.
Questo libro narra la storia di Guido Marchisio, figlio della Torino bene, uomo arrivato, con una carriera in ascesa come dirigente di una multinazionale. Lo smantellamento che intraprenderà di quest'ultima, per conto dei vertici, farà da contraltare allo sgretolamento della sua vita personale, delle certezze su cui aveva sempre fatto affidamento. Chi è davvero Guido Marchisio? A fare da sfondo Torino e la sua industria, gli operai da una parte e i padroni dell'altra, che si fronteggiano e si scontrano, gli anni di piombo poi, le Brigate Rosse, la paura e la violenza.

...noi ci tenevamo all'azienda più di quanto ci tenessero i padroni; nessuno di quelli della mia età, ma anche di quelli più giovani, riuscirebbe a immaginare Mirafiori senza la Fiat Mirafiori... Tenevamo alla fabbrica, alle fabbriche, come alla nostra casa. Lo so che è difficile da credere, ma, appena finita la guerra, sono stati gli operai, di loro spontanea volontà, ad andare a togliere le mine che i tedeschi avevano messo negli stabilimenti.. io, nel '45 avevo ventitré anni e, malgrado avessi fatto il partigiano, quando si è trattato di sminare la Grandi Motori mi tremavano le mani, però l'ho fatto. L'ho fatto per Torino...

lunedì 15 maggio 2017

Bookcoaching Torino al Salone Off!


Un anno fa, proprio durante il Salone del Libro di Torino, incrociai tra uno stand e l'altro Flavia, la mia collega di Bookcoaching, e lei mi mostrò una graphic novel che aveva appena acquistato: l'aveva molto incuriosita e mi disse che forse avremmo potuto usarla durante uno dei nostri incontri. Così fu e non solo: durante l'incontro intervistammo tramite Skype l'autrice, che vive a Roma.
Mai avrei immaginato che a distanza di un anno, sempre in occasione del Salone del Libro di Torino, per la sezione Off, Flavia ed io avremmo organizzato un incontro proprio su una graphic novel, proprio con quell'autrice in persona.
E' con grande emozione quindi che vi invito sabato 20 maggio alle ore 19 presso la Libreria Pantaleon, Via Giuseppe Grassi 14 a Torino, con noi Simona Binni e la sua nuova graphic novel “Silverwood Lake” edita da Tunué. Non mancate!


Ma in fondo ogni vuoto non è che la memoria di un pieno...

Simona Binni

venerdì 12 maggio 2017

Il mio programma del Salone del Libro 2017


Non facciamo gli ipocriti. Non facciamo finta che non sia successo niente; che non ci sia stata una scissione, che non ci siano state delle polemiche, che non ci sia di mezzo una competizione. Sicuramente mi sfuggono le motivazioni, non sono così addentro e neanche mi interessa esserci, e i torti e le ragioni saranno da suddividere perché la colpa non sta mai da una parte sola, ma se si vengono a creare due fazioni non ho paura di dire per chi tengo. Anzi, una tristezza infinita per tutti coloro che sono sui social o lavorano nei mezzi di comunicazione per non aver avuto il coraggio di raccontare e descrivere come è stata (per davvero) la prima edizione di Tempo di libri a Milano. Capisco i loro timori, non voler offendere nessuna parte perché hanno da mettere il pane in tavola, ma il pericolo è che le persone come me, che li seguono, lo faranno con meno fiducia. Io non ci sono stata, quindi mi astengo da ogni giudizio, ma la mia impressione è stata confermata da quei pochi che ne hanno scritto in maniera oggettiva e lo so che non si dovrebbe mai gioire delle disgrazie altrui, però...
Mi fermo qui, aggiungo solo che il mio tifo sfegatato va a Torino e che lo dimostrerò cercando di essere presente e spendendo una sfacciata somma di denaro in libri (che sacrificio, direte voi...)

(io che esco dal Salone del Libro 2017 e vado a Tempo di Libri)

Ma bando alle ciance e veniamo al motivo per cui sono qui a scrivervi: il mio programma del Salone Internazionale del Libro di Torino 2017! Riuscirò a farmi ispirare dal bellissimo tema di quest'anno “Oltre i confini” per superare i limiti della mia timidezza e parlare, conoscere, interrogare e scoprire ancora di più le realtà che stanno dietro ai miei amati libri? Ce la metterò tutta.

L’immagine dell’edizione numero trenta è un libro che scavalca un muro: non è, chiaramente, di questi tempi, un'immagine neutrale. Non è un'immagine oleografica, perché la cultura - per chi la intende come la intendiamo noi - non è un oggetto da mettere in vetrina ma una forza viva, trasformativa, che modifica il paesaggio circostante, che qualche volta cambia addirittura le carte in tavola, o le regole del gioco, che non ti lascia come ti aveva preso, che ti consente di fare esperienza.

Nicola Lagioia, direttore editoriale

Quando si dice avere l'imbarazzo della scelta:

Varcando la soglia del trentesimo Salone del Libro di Torino sarà il pubblico stesso ad essere condotto “oltre il confine”: per scoprire il volto autentico degli Stati Uniti con la sezione “Another side of America”; per incontrare donne che stanno cambiando il mondo, protagoniste di “Solo noi stesse”; per lasciarsi sorprendere dai reading di “Festa Mobile”; per affacciarsi sul futuro con gli appuntamenti de “L’età ibrida”; per conoscere l’Italia che risorge dal terremoto, ospite della programmazione “Il futuro non crolla”; per riconsiderare il vero valore del cibo e dell’alimentazione negli spazi di “Gastronomica”; per imbattersi nell’arte e nell’illustrazione di grandi maestri con “Match. Letteratura vs Arte”; per confrontarsi con la letteratura di frontiera dei “Romanzi Impossibili”; per trovare settantuno festival culturali italiani riuniti nel “Superfestival”; per farsi trasportare dalle sonorità dello spazio “Music’n’Books”; per assaporare la quiete autentica entrando dentro “L’isola del silenzio”; per far crescere i propri figli e nipoti con un libro in mano grazie al “Bookstock Village”; per superare i confini della fantasia con le iniziative per Tolkien e King. Ma ancora, per udire le mille lingue della letteratura mondiale, per celebrare grandi personaggi ed eventi del passato di cui ricorrono gli anniversari, per fermarsi ad ascoltare l’autore più amato, per approfondire gli argomenti di chi ha fatto dell’editoria il proprio mestiere.

Personalmente mi sento di evidenziare queste due iniziative:

I migliori libri della nostra vita”, Laboratorio Parole 1, Bookstock Village, tutti i giorni alle 15:30 - Piccoli Maestri è un'associazione di scrittori e scrittrici. Vanno nelle scuole gratuitamente a raccontare e leggere i libri che hanno amato, quelli imprescindibili: per contagiare i ragazzi con l'amore per la lettura e per tornare al cuore della propria passione. Ogni giorno, tre di loro, li racconteranno al pubblico del Salone.

Il lettore contro tutti. Accordi e disaccordi nel mondo libro”, Sala Editoria, tutti i giorni alle 14:00 - Un lettore a rotazione si confronta e si scontra con un esponente della filiera del libro sulle tematiche più controverse che attraversano oggi il mondo dell’editoria.

Ed ecco la mia personalissima selezione (venerdì 19 non so ancora se ci sarò):

giovedì 18 maggio

10:30 - “La lettura condivisa. I gruppi di lettura si raccontano” - Sala Rossa

13:30 - “I mestieri del libro: gli eventi intorno al libro” - Arena Bookstock

sabato 20 maggio

11:00 - “Daria Bignardi dialoga con Miriam Toews” - Sala Azzurra

12:00 - “Scrittori degli Stati Uniti d'America. Incontro con Richard Ford” - Sala 500

14:30 - “Il più grande scrittore americano secondo me. Philiph Roth, secondo Francesco Piccolo, incontra D.F. Wallace, secondo Sandro Veronesi” - Sala 500

15:30 - “Modus Legendi: la rivoluzione dei lettori va in classifica. Incontro con Claudio Morandini, autore di Neve Cane Piede” - Spazio Autori

17:00 - “Omaggio a Kent Haruf. Licia Maglietta legge Le nostre anime di notte” - Sala 500

domenica 21 maggio

10:30 - “Il Web e i Social Media per comunicare e promuovere l'editoria indipendente” - Sala Editoria

15:30 - “Come gli scrittori vivono i Social Network” - Spazio Prospettive Digitali

17:30 - “Lessico sentimentale: Domenico Starnone si racconta” - Sala Rossa

lunedì 22 maggio
(marito, figlia e nonna munita)

10:30 - “Piccola orsa. Little one. Letture ad alta voce in lingua originale di Jo Weaver” - Laboratorio Nati per Leggere, Bookstock Village

11.30 - “Il leone felice. Lettura laboratorio con Alessandro Alva” - Laboratorio Nati per Leggere, Bookstock Village

13:00 - “Festa in maschera con Dory” - Laboratorio Parole 1, Bookstock Village

13:45 - “I mestieri del libro. Raccontar libri, istruzioni per l'uso” - Arena Bookstock Village

14:15 - “Il giardino dei musi eterni. Incontro con Bruno Tognolini” - Laboratorio Parole 2, Bookstock Village

15:30 - “Quante storie Bombetta” - Laboratorio Nati per Leggere, Bookstock Village

16:45 - “Storie per trovare amici” - Laboratorio Nati per leggere, Bookstock Village

Tra un incontro e l'altro sorprese, scoperte, conoscenze, chiacchiere e condivisione. Io ci conto, ci vediamo lì?

lunedì 8 maggio 2017

Turineisa - Una rivista e 3 case editrici


Il dato giorno alla data ora può venire l'elettricista?”
Guarda che c'è il Salone...”
E' tra due settimane”
Ah... ok”

Sei libera venerdì?”
C'è il Salone”
E' tra due settimane”
Ah... ok”

...and repeat. Nei giorni scorsi ero messa così: dovevo continuamente guardare il calendario per ricordarmi che al Salone Internazionale del Libro di Torino mancavano ancora due settimane. Quale miglior modo per cercare di contenere l'eccitazione presentandovi alcune realtà torinesi, in attesa di conoscerne altre di persona al Salone?
Qui di seguito una neonata rivista letteraria e tre case editrici, tutte Torinesi doc, così come si raccontano sui loro siti:

DIECICENTO

Tutti amiamo le storie: raccontandole costruiamo senso e diamo ordine al mondo. A noi piacciono in particolare quelle brevi; “DieciCento” è una rivista letteraria che si occupa di racconto. Perché le troviamo speciali? Parafrasando Julio Cortázar, il racconto è una sfera, una “meraviglia di perfezione”; la sua forza è quella di ritagliare un frammento significativo di realtà imponendogli determinati limiti fisici e facendo sì che vada oltre la storia che contiene. Analogicamente il racconto sta al romanzo come la fotografia al cinema.
“DieciCento” si propone di offrire il suo entusiastico contributo alla promozione di quest’arte pubblicando inediti che abbiano un sottile fil rouge: il legame della storia con Torino, città dove la rivista nasce e dove da qualche anno si sperimentano con successo nuove narrazioni. Questo è il confine, la mappatura dalla quale desideriamo che parta l’immagine contenuta nel racconto, l’apertura verso il mondo. Oltre alle pubblicazioni di racconti, su “DieciCento” troverete approfondimenti a cura della redazione: interviste, recensioni di raccolte edite e, perché no?, ogni tanto vi racconteremo anche le nostre storie su Torino.


AUTORI RIUNITI

L'unica casa editrice fatta solo da autori!
Il sogno è nato in una sera d’agosto torinese, calda e profumata. L’idea forte, rivoluzionaria alla base, i primi piani di lavoro, fogli da riempire, contatti da stringere, le proposte che si accumulano, i manoscritti da valutare. La lista di cose da fare: un’enormità. I libri, gli autori, i tipografi, la distribuzione, i librai, i social, i lettori. Ogni ambito, ogni aspetto affrontato con pazienza, tenacia, curiosità ed entusiasmo. Le ore rubate alle nostre vite, al lavoro, davanti a caffè, pizze napoletane da asporto, birre e risate, il cielo da fissare in pausa sigaretta (che poi pausa vera non è, perché si rimugina), i punti sulla lista che man mano vengono risolti. È stata una lunga e intensa cavalcata: e abbiamo appena cominciato. E su tutto il lavoro, la fatica, l’impegno, una domanda che aleggiava sempre: saremo in grado? Saranno in grado gli autori di diventare anche editori? Di ricoprire ogni singola mansione di una casa editrice, dall’editing alla grafica, dalla correzione bozze ai rapporti con i distributori e le librerie, dalla promozione agli aspetti tecnici, burocratici e amministrativi? A fare tutto quello che bisogna fare, nel modo giusto? Ora siamo pronti a far rispondere i nostri libri per noi.
Merita già solo leggere il loro manifesto, aggiungo io, QUI.

DIABOLO EDIZIONI

Sono passati cinque anni da quando, nell’autunno del 2011, nacque Diábolo Edizioni, ramo italiano di Diábolo Ediciones, uno fra i più dinamici editori di fumetti del panorama spagnolo. Ora quel ramo è cresciuto, è diventato un albero, ancora giovane ma rigoglioso, che ha messo solide radici in Italia ed è pronto a dare frutti tutti suoi. Succede che Diabolo abbandoni così l’accento fonico della grafia castigliana, per diventare a tutti gli effetti una realtà editoriale italiana, con una gran voglia di contribuire al fantastico momento del fumetto nazionale, pur mantenendo lo sguardo attento sul meglio della produzione di tutto il mondo. A parte questo non cambierà poi molto: grande cura nella scelta dei titoli, massima qualità nella finitura tipografica dei volumi, ampia varietà e ricchezza delle proposte, storie e immagini necessarie, capaci di lasciare segni indelebili nei nostri lettori.

LAS VEGAS EDIZIONI

La prima domanda che ci fanno tutti è: “Perché chiamare una casa editrice Las Vegas?” Las Vegas evoca peccato, gioco d’azzardo, luci al neon e spogliarelliste – tutte cose che c’entrano poco con i libri. Ma è anche il posto in cui tutto è possibile e i sogni possono diventare realtà. Abbiamo una visione anti-snob della letteratura. Crediamo che uno dei compiti di un editore sia quello di avvicinare la gente ai libri, non di allontanarla facendole credere di non essere all’altezza. A Las Vegas tolleriamo tutto, ma non le torri d’avorio. E allora entrate nella nostra città, fatevi travolgere dalle luci e dai colori delle nostre storie. Scommettete su di noi. Fatevi emozionare dai nostri libri, così come noi ci siamo emozionati quando li abbiamo scelti tra le centinaia di manoscritti che ci arrivano ogni anno.

Ora non rimane solo che superare il confine dello schermo e incontrare queste realtà dal vivo. Prossimamente, il mio tradizionale programma del Salone del Libro, edizione del trentennale!

lunedì 1 maggio 2017

La vita, ultimamente 22


E' primavera, svegliatevi bambine... aprile fa il rubacuor” cantava Claudio Villa. Quanta voglia di svegliarsi c'è da queste parti!


A partire dal corpo, che non vedeva l'ora di scrollarsi di dosso il freddo invernale, di alleggerirsi dagli abiti pesanti e rinnovarsi, dentro e fuori. Per scacciare la patina di grigio e la stanchezza, sto usando questo siero e mi sto trovando molto bene, vedo l'effetto già appena indossato; per aiutare il mio corpo mi sto sforzando di bere molto e di farmi una tisana almeno una volta al giorno: alterno tra depurativa, drenante, antiossidante, finocchio, camomilla e tante altre varietà che ho scovato al supermercato.


Con le belle giornate e il caldo mi sto regalando anche lunghe passeggiate, cerco di mantenere un ritmo sostenuto (con la speranza di riprendere a correre quanto prima), ma approfitto anche per fermarmi ed ammirare la natura che si sta risvegliando (ciao mindfullness!). La bella stagione vuole anche dire gite fuori porta, fiere, mercatini e tempo all'aperto passato insieme alle persone che più amo.


Abbiamo anche rinnovato la tessera musei e nei giorni di pioggia ne abbiamo approfittato per rifugiarci tra l'arte. In contemporanea al Museo di Arte Contemporanea presso il Castello di Rivoli (dove abito) e alla GAM, Museo di Arte Moderna di Torino, è in corso la mostra “L'emozione dei colori nell'arte”. VV è più grande e più consapevole e, se da una parte la cosa mi preoccupa perché essendo molto sensibile ho timore che alcune cose possano impressionarla, dall'altra è sempre più partecipe, commenta, esprime i suoi apprezzamenti, fa domande ed è curiosa. Non sono un'esperta d'arte ma tenendoci molto alla comunicazione, sono felice di esplorare tutte le sue possibili forme e lo sono ancora di più quando VV mi chiede di ritornare a vedere una mostra.


Le mie letture sono quasi tutte dedicate al bookcoaching e al nuovo ciclo in corso a Milano, ma per fortuna riesco ancora a dedicarmi degli spazi tutti per me. In questo ultimo mese ho letto due libri che mi hanno, ognuno a modo proprio, molto colpita e fatta riflettere sul rapporto madre e figlia e su quello con le persone che fanno parte della nostra famiglia. “Mi chiamo Lucy Barton” di Elizabeth Strout mi ha insegnato l'importanza del perdono e “I miei piccoli dispiaceri” di Miriam Toews mi ha spinta a domandarmi quanto siamo disposti a lasciare libere le persone che amiamo, anche se questo significa lasciarli andare.

E voi, come avete trascorso queste prime settimane di primavera?