Quando
ho finito di leggere “Una cosa divertente che non farò mai più”
di David Foster Wallace ero piacevolmente colpita dall'umorismo
dell'autore e da come, con quello che può sembrare inizialmente un
semplice reportage di una crociera, avesse dimostrato le sue grandi
doti di scrittore. Questo libro, anzi questo lungo articolo
commissionato da Harper's Bazar è a tutti gli effetti un piccolo
romanzo con protagonista l'autore, o una sua caricatura, quasi al
limite del grottesco. A compiere questo viaggio con lui,
co-protagonisti, una carrellata di personaggi vividi e coloriti: il
Comandante della nave soprannominato da lui Dermatitis, l'invisibile
cameriera Petra, i commensali del tavolo 64 sono solo alcuni esempi
che, insieme, vanno a costituire la storia di questa crociera.
Pensavo
tra me e me a come si fosse rivelato furbo David Foster Wallace, di
come nascondendosi dietro all'ironia, fosse riuscito a scrivere un
reportage sincero, brutalmente sincero, e di come fosse stato in
grado di raccontarci la macchina infernale che è, secondo lui, una
crociera; aiutato in questo anche dalle note a piè di pagina che,
avendo un finto ruolo secondario, sono spesso invece il luogo
deputato alle critiche più feroci.
Centocinquanta
pagine che avrei già potuto liquidare se non fosse per una immagine
che continuava a passarmi davanti agli occhi: David Foster Wallace in
giacca di lana nera da impresario di pompe funebri e un cappellino di
Spiderman che suda sotto il sole in attesa di imbarcarsi sulla nave e
fa paragoni con eventi del calibro di Auschwitz, la caduta di Saigon
o quella del muro di Berlino: non è il tipo di esempi che ci si
aspetta da una persona che sta per partire per una crociera di lusso.
Da qui in avanti l'autore non farà che ripetere le difficoltà
personali che ha dovuto affrontare durante tutto il viaggio: dalla
timidezza, al sentirsi fuori luogo, all'agorafobia; oltre a
confessare a poche righe dall'inizio del testo «ho
vissuto il reportage commissionatomi con una sorta di fobia della
prestazione».
Scontato domandarsi il perché avesse accettato.
La
risposta l'ho trovata in un altro libro, “Non scrivere di me” di
Livia Manera Sambuy, giornalista che ha avuto la fortuna di
incontrarlo e intervistarlo e che ce lo racconta così:
...uno scrittore torturato...sembrava che vedesse secondi fini e minacce ovunque... un tipo straripante di disordine, intelligenza e autodistruttività...-uno che diceva di portare una bandana intorno alla testa per paura che gli esplodesse... si comportava come un ustionato costretto a muoversi in un ambiente pieno di spigoli... un ragazzo beneducato che si preoccupa troppo per gli altri.
E
ancora di più mi interrogavo sul perché avesse deciso di salpare.
David Foster Wallace ha risposto così:
...una delle ragioni per cui gli scrittori di narrativa diventano scrittori di narrativa è che nulla di veramente importante può essere detto in modo diretto....qui per me c'è un significato. E la narrativa che mi interessa è la narrativa che si confronta con i possibili significati proprio di questa American Life,...
E'
partito, nonostante i timori e le sue difficoltà personali, perché
non aveva scelta: lui è uno scrittore di narrativa e questo è il
suo tema. Solo, credo che il libro letto alla luce di queste
osservazioni abbia tutto un altro sapore. Amaro, direi.
Per tutta la settimana mi sono ritrovato a fare il tutto possibile per distinguermi... una preoccupazione consapevole e in qualche modo accondiscendente sul modo in cui posso apparire agli occhi degli altri... Una parte della mia diffusa disperazione in questa crociera extralusso è che, a prescindere da come mi comporto, non posso sfuggire alla mia sostanziale e sgradevole americanità... sono un turista americano, e quindi sono ex officio grasso, flaccido, rosso in viso, rumoroso, volgare, autoindulgente, narcisista, viziato, esibizionista, vergognoso, disperato e ingordo...
(Il
libro di Wallace, insieme a quello di Zadoorian, lo abbiamo letto
all'interno della miniserie di incontri di bookcoaching sul tema
vacanze che abbiamo tenuto a Torino. Domani sera a Milano, dalle
18:30 alle 21 all'interno della serata “Compiti speciali per le vacanze del 2016”, presso Accademia della Felicità, Flavia ed io
vi racconteremo in che cosa è consistito. Veniteci a trovare!)
Questo libro che ho letto poco tempo fa, mi è piaciuto molto proprio per l'ironia. Oh Francesca, domani ho una cena organizzata sabato, caspita che peccato, spero tornerete. Sandra
RispondiEliminaPeccato, davvero, Sandra. Dovesse capitare di nuovo, te lo farò sapere per tempo.
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