lunedì 27 giugno 2016

Una cosa divertente che non farò mai più


Quando ho finito di leggere “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace ero piacevolmente colpita dall'umorismo dell'autore e da come, con quello che può sembrare inizialmente un semplice reportage di una crociera, avesse dimostrato le sue grandi doti di scrittore. Questo libro, anzi questo lungo articolo commissionato da Harper's Bazar è a tutti gli effetti un piccolo romanzo con protagonista l'autore, o una sua caricatura, quasi al limite del grottesco. A compiere questo viaggio con lui, co-protagonisti, una carrellata di personaggi vividi e coloriti: il Comandante della nave soprannominato da lui Dermatitis, l'invisibile cameriera Petra, i commensali del tavolo 64 sono solo alcuni esempi che, insieme, vanno a costituire la storia di questa crociera.
Pensavo tra me e me a come si fosse rivelato furbo David Foster Wallace, di come nascondendosi dietro all'ironia, fosse riuscito a scrivere un reportage sincero, brutalmente sincero, e di come fosse stato in grado di raccontarci la macchina infernale che è, secondo lui, una crociera; aiutato in questo anche dalle note a piè di pagina che, avendo un finto ruolo secondario, sono spesso invece il luogo deputato alle critiche più feroci.
Centocinquanta pagine che avrei già potuto liquidare se non fosse per una immagine che continuava a passarmi davanti agli occhi: David Foster Wallace in giacca di lana nera da impresario di pompe funebri e un cappellino di Spiderman che suda sotto il sole in attesa di imbarcarsi sulla nave e fa paragoni con eventi del calibro di Auschwitz, la caduta di Saigon o quella del muro di Berlino: non è il tipo di esempi che ci si aspetta da una persona che sta per partire per una crociera di lusso. Da qui in avanti l'autore non farà che ripetere le difficoltà personali che ha dovuto affrontare durante tutto il viaggio: dalla timidezza, al sentirsi fuori luogo, all'agorafobia; oltre a confessare a poche righe dall'inizio del testo «ho vissuto il reportage commissionatomi con una sorta di fobia della prestazione». Scontato domandarsi il perché avesse accettato.
La risposta l'ho trovata in un altro libro, “Non scrivere di me” di Livia Manera Sambuy, giornalista che ha avuto la fortuna di incontrarlo e intervistarlo e che ce lo racconta così:
...uno scrittore torturato...sembrava che vedesse secondi fini e minacce ovunque... un tipo straripante di disordine, intelligenza e autodistruttività...-uno che diceva di portare una bandana intorno alla testa per paura che gli esplodesse... si comportava come un ustionato costretto a muoversi in un ambiente pieno di spigoli... un ragazzo beneducato che si preoccupa troppo per gli altri.
E ancora di più mi interrogavo sul perché avesse deciso di salpare. David Foster Wallace ha risposto così:
...una delle ragioni per cui gli scrittori di narrativa diventano scrittori di narrativa è che nulla di veramente importante può essere detto in modo diretto.
...qui per me c'è un significato. E la narrativa che mi interessa è la narrativa che si confronta con i possibili significati proprio di questa American Life,...
E' partito, nonostante i timori e le sue difficoltà personali, perché non aveva scelta: lui è uno scrittore di narrativa e questo è il suo tema. Solo, credo che il libro letto alla luce di queste osservazioni abbia tutto un altro sapore. Amaro, direi.
Per tutta la settimana mi sono ritrovato a fare il tutto possibile per distinguermi... una preoccupazione consapevole e in qualche modo accondiscendente sul modo in cui posso apparire agli occhi degli altri... Una parte della mia diffusa disperazione in questa crociera extralusso è che, a prescindere da come mi comporto, non posso sfuggire alla mia sostanziale e sgradevole americanità... sono un turista americano, e quindi sono ex officio grasso, flaccido, rosso in viso, rumoroso, volgare, autoindulgente, narcisista, viziato, esibizionista, vergognoso, disperato e ingordo...
(Il libro di Wallace, insieme a quello di Zadoorian, lo abbiamo letto all'interno della miniserie di incontri di bookcoaching sul tema vacanze che abbiamo tenuto a Torino. Domani sera a Milano, dalle 18:30 alle 21 all'interno della serata “Compiti speciali per le vacanze del 2016”, presso Accademia della Felicità, Flavia ed io vi racconteremo in che cosa è consistito. Veniteci a trovare!)

2 commenti:

  1. Questo libro che ho letto poco tempo fa, mi è piaciuto molto proprio per l'ironia. Oh Francesca, domani ho una cena organizzata sabato, caspita che peccato, spero tornerete. Sandra

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    1. Peccato, davvero, Sandra. Dovesse capitare di nuovo, te lo farò sapere per tempo.

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