giovedì 31 ottobre 2019

Il posto che più fa paura


Due settimane fa c'è stato il compleanno di mio padre, il primo senza di lui. Avrebbe compiuto ottant'anni e, chissà, forse gli avremmo fatto una grande festa. Ci siamo riuniti comunque e gli abbiamo dedicato una cena, mio nipote avrebbe voluto che apparecchiassimo anche per lui.
Inevitabile quindi, anche in vista di Halloween e del giorno dei morti e il mio vissuto come malata (ma anche caratteriale), che i miei pensieri siano andati più volte in quella direzione, che si siano soffermati più del dovuto negli angoli oscuri della mente.
Nel mio percorso di malattia ho avuto la fortuna di incontrare una bravissima psicologa, che non solo era in grado di leggermi dentro, ma che è riuscita a fornirmi, senza che io quasi me ne rendessi conto, gli strumenti per combattere il mio peggior nemico: la mia mente. È lei a creare le mie paure, è lei a nutrirle ed a farle crescere, è lei a dargli potere e ad esercitarlo contro di me.
Ho pensato di condividere con voi quanto ho appreso, perché tutti passiamo momenti bui, perché a tutti capita di incappare quella strada senza ritorno che sono le paure e chissà che non possa esservi di aiuto. Ci tengo però a sottolineare che quanto sto per scrivere non può e non deve sostituirsi a un medico vero e proprio e che, se sentite di averne bisogno, non dovete esitare a chiedere aiuto a chi ha le competenze giuste.
Inoltre, per quanto razionalmente io sappia che cosa dovrei fare (pensare) in alcuni frangenti, non sempre ci riesco, lo dimostra la profonda depressione in cui sono caduta la scorsa estate e per cui ero quasi pronta a ritornare dalla mia dottoressa.

SONO SOLO PENSIERI

Pare assurdo, ma spesso ce ne dimentichiamo, sono così grandi, forti e occupano per intero la nostra mente che diventano reali. E invece no, non esistono e ricordarcelo può alle volte aiutarci a ridimensionarli. Ripeterlo spesso «È solo un pensiero» può aiutarci a ricordare quello che è veramente: un frutto della nostra fantasia, che non è successo, o non ancora, che potrebbe non succedere mai.

CI PENSERÒ SE E QUANDO ACCADRÀ

Sono campionessa mondiale di “studio di possibili scenari”. Pensate di aver considerato tutte le eventualità e tutte le variabili di un caso? Venite da me che ve ne tiro fuori almeno un altro paio. “E se” è il mio secondo nome e “Se qualcosa può andar male, lo farà” il mio motto. Ho perso il conto delle giornate che trascorro zittendo la mia mente dicendole che ci penserò quando sarà il momento. (E pregando dentro di me che quel momento non venga mai...)

NON È CAMBIATO NIENTE RISPETTO A IERI

La mia quotidianità ora è fatta anche di frequenti controlli medici e di attese tra un esame e il ritiro degli esiti. Questi periodi possono essere stancanti per i pensieri apocalittici di cui vi parlavo nel punto precedente, ma anche per l'entrata in scena di un nuovo personaggio: l'ipocondria. Il dottore che mi ha in cura me l'ha anche detto: «Passerai il resto della tua vita a fare esami che, nella maggior parte delle volte, risulteranno inutili.» Allo stesso tempo non fanno che ripetermi che devo stare attenta a ogni minimo segnale... Non è facile trovare un equilibrio in tutto questo e, se davvero non voglio passare il mio tempo a fare esami di controllo, ogni tanto devo ricordarmi che fisicamente sto esattamente come …(inserire periodo felice e spensierato a piacere)

METTERE VIA I PENSIERI

Questo consiglio mi rendo conto non essere molto facile da mettere in pratica; parte dal presupposto che i pensieri siano cose materiali, fisiche e che tu sia in grado di maneggiarli. Un giorno, durante l'incontro con la mia psicologa, ero particolarmente arrabbiata e lei, prima di concludere e di salutarmi, mi ha chiesto di lasciare a lei la mia rabbia. Ha ignorato il mio sguardo stupito e scettico e ha continuato il discorso come se nulla fosse. «Ti vedo davvero tanto arrabbiata, se non ti dispiace, ti pregherei di lasciarmi la tua rabbia. Me ne prenderò cura io, lasciala qui con me, lasciala a me. Ora sai che lei è qui con me, in buone mani.» Le ho risposto dubbiosa di sì, ma uscita da lì, ho realizzato che, come per magia, la rabbia non era venuta via con me. Da quel giorno, sebbene riconosca l'importanza dei miei sentimenti e il diritto di provarli tutti, nessuno escluso, mi sento anche in potere di scacciarli fuori dalla porta, di lasciarli orfani. Soprattutto le paure.

So per esperienza personale che non è affatto facile; ci sono giorni in cui arrivo a sera stremata dalla lotta continua nella mia testa per tenere a bada le paure, ci sono giorni in cui basta un richiamo e le paure se ne vanno, ci sono giorni in cui soccombo e il terrore vero mi scuote, ci sono giorni in cui le paure non si presentano e io sono più leggera. Per fortuna, ogni giorno è diverso dall'altro.
Per essere felici bisogna eliminare due cose: il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato; questo non ci riguarda più, quello non ci riguarda ancora.
Seneca

mercoledì 23 ottobre 2019

100 Gianni Rodari


Recentemente ho letto un post su Facebook, di quelli di persone sconosciute ma che per la magia del “tizio che conosci ha commentato” vedi anche tu. Questa persona, in merito all'iniziativa #ioleggoperché, affermava una cosa che condivido appieno e cioè che si dovrebbe smetterla di parlare della lettura come una cosa elitaria, difficile, impegnata, ecc.; forse, diceva, dovremmo partire dalla più semplice verità: leggiamo perché è divertente.
Io stessa sono spesso vittima di questo modo di vedere la lettura, lo capisco quando sono reticente ad ammettere che no, quel libro proprio non l'ho letto. Questa “vergogna” riguarda buona parte della mia infanzia. I libri in casa dei miei genitori non sono mai mancati, lo dimostra il fatto che sia io che i miei fratelli siamo diventati forti lettori; però se penso alla me bambina so che ci sono tante lacune: Rodari, Pitzorno, solo per elencarne alcuni, sono grandi assenti della mia biblioteca personale. Non lo so perché, forse i miei genitori non davano così grande importanza a che cosa si leggeva, forse non avevano il culto del “classico”. Sicuramente avendo due fratelli molto più grandi di me, io ci tenevo tanto a leggere i loro stessi libri, cosa che, infatti, facevo di nascosto. Non a caso affermo con sicurezza che per far leggere un libro uno dei miglior modi e vietarlo.
L'altro buon metodo, quello che involontariamente hanno applicato i miei genitori e ora stiamo facendo io e mio marito, è l'esempio: se tuo figlio ti vede spesso con un libro in mano, completamente assorto nella lettura e, se cerca di attirare l'attenzione, si sente rispondere “Fammi finire il capitolo”, ci sono buone possibilità che faccia anche lui la stessa cosa. Perché è divertente.
Le parole sono divertenti, con le parole si possono fare tantissimi giochi, sono uno strumento potentissimo, fanno volare la fantasia. Lo sapeva bene Gianni Rodari, che con le sue storie ha divertito, ispirato, insegnato, commosso e continua a farlo nei suoi libri senza tempo, perché parlano di sentimenti che sono universali. Proprio oggi, nel 2020, cadrà il centenario della nascita e sono già iniziati i festeggiamenti. Un anno in cui verranno ristampate nuove edizioni, verranno condivise foto, notizie, giochi e che andranno a creare un grande portale celebrativo. Lo trovate QUI e, se volete rimanere sempre aggiornati, potrete anche iscrivervi alla newsletter.
Inoltre, per i lettori “alle prime armi”, in libreria si può ora trovare una nuova collana: “Leggo una storia con il maestro Gianni”; quattro libri scritti in stampatello maiuscolo per esercitarsi nella lettura divertendosi, perché come diceva Rodari: vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Li trovate QUI.
Per quanto mi riguarda, è giunto il momento di recuperare un grande assente della mia biblioteca di bambina. Buon divertimento.
Un «libbro» con due b sarà soltanto un libro più pesante degli altri, o un libro sbagliato, o un libro specialissimo.
Gianni Rodari

mercoledì 9 ottobre 2019

La giornata mondiale della posta


Oggi è la giornata mondiale della posta; in questo giorno nel 1874 gli stati si riunirono a Berna e firmarono un trattato che governa ancora oggi le spedizioni di tutto il mondo.
Chi mi conosce sa del mio amore incondizionato per la corrispondenza, di come adori ricevere e spedire lettere e cartoline; così come mi piaccia molto leggere epistolari di autori famosi (Virginia Woolf ed Emily Dickinson su tutti). Oggi però voglio condividere con voi tre libri illustrati sempre a tema corrispondenza, tutti e tre scovati negli anni in quel pozzo delle meraviglie che è il Salone del Libro di Torino.

È COSÌ SPERO DI TE, Didier Lèvy e Tiziana Romanin, Terre di mezzo


Il libro narra la storia vera di una corrispondenza fittizia inventata da Franz Kafka per consolare una bambina della perdita della sua bambola preferita. Incontrata per caso al parco mentre passeggiava con la sua fidanzata Dora, Kafka racconta alla bambina in lacrime di aver ricevuto una lettera dalla sua bambola, in cui raccontava di essere partita per un lungo viaggio intorno al mondo. Lettera dopo lettera la bambola cresce e diventa una donna libera, indipendente, curiosa del mondo e così facendo prende congedo dalla bambina, che a questo punto è pronta anche lei a spiccare il volo. Illustrazioni in stile Liberty e una storia per appassionati di letteratura.

IL POSTINO DEI MESSAGGI IN BOTTIGLIA, Michelle Cueves e Erin E. Stead, Babalibri


C'è forse qualcosa di più romantico di un postino che ha come compito quello di recapitare i messaggi portati dal mare? Fino al giorno in cui ne arriva uno che è un invito a una festa ma il postino non riesce proprio a trovare il destinatario. Deciderà quindi di recarsi lui il giorno della festa, per scusarsi con la persona che aveva scritto il messaggio. Ma una sorpresa lo attende...
Disegni che sembrano avvolti dalla stessa bruma che abbraccia la spiaggia, poetico come un messaggio in bottiglia, che trasmette la gioia che si prova quando il destinatario finalmente lo legge e, anche e soprattutto, la gioia dell'attesa.

LE LETTERE DELL'ORSA, Gauthier David e Marie Caudry, Gallucci


Un'orsa che sente la mancanza del suo amico uccellino e che decide di partire in viaggio, per raggiungerlo. Ogni giorno gli scrive una lettera in cui racconta le sue avventure di viaggio, le scoperte sulla natura, gli incontri lungo il percorso. Un racconto sull'amicizia, pieno di amore e coraggio, con lettere portate dal vento.

E quale miglior modo di festeggiare questa giornata se non scrivendo una lettera?