Se
è vero che avere un figlio è una grande lezione di vita, una delle
prime cose che mi ha insegnato VV è stata quella di come gestire il
mio tempo. Ancora adesso mi ritrovo a domandarmi come facessi prima,
quando avevo tutto quel tempo libero a mia completa disposizione e,
ripensandoci, mi fa realizzare di come poco lo sfruttassi, di quanto
lo sprecassi. «Ma cosa
facevo?» mi domando
perplessa ogni volta.
Poi
ti nasce un figlio è tu il tempo non sai più cosa sia o, per meglio
dire, ti sembra che sia fatto solo di poppate, ruttini, lavaggi di
culetti e cambi di pannolini. Rewind and repeat. Poi con il passare
delle settimane le cose vanno meglio, tranne per il piccolo
particolare che quando ti sembra di essere riuscita ad instaurare una
routine, quell'esserino si diverte a mandartela all'aria. Ma non sono
abitudinari i bambini??? Così ti limiti a fare il minimo
indispensabile per la sopravvivenza quotidiana, non programmando
nulla, rubando una doccia mentre il nano è a passeggio con i nonni o
dieci minuti per te quando il marito è tornato dal lavoro. Quante
volte ho sentito riecheggiare nella mia testa: «Non
incomincio neanche tanto adesso si sveglia»?
E quante volte mi sono mangiata le mani perché venivo puntualmente
smentita da una nanna di tre ore??? Quante cose avrei potuto fare in
quel tempo se solo avessi iniziato a farle...
Ci
ho messo un po' a capirlo ma poi ho realizzato. Non avrei mai potuto
prevedere quanto avrebbe dormito VV, come sarebbe stato il suo umore
e come sarebbe stata la giornata. Non avrei mai potuto pianificare
nulla e non avrei mai potuto sapere quanto tempo avrei avuto a mia
disposizione. Tanto valeva che iniziasse a fare. Questo ha
significato, ad esempio, riuscire pulire due ante della cucina,
oppure un lavandino, leggere una pagina di un libro, limarmi le
unghie di una sola mano. Nel giro di poco tempo, così facendo, ho
avuto la mia più grande lezione: poco alla volta riuscivo a fare
molte più cose di quando aspettavo di avere il tempo necessario per
fare tutte dall'inizio alla fine senza interruzioni. Inoltre ho
imparato un'altra cosa fondamentale: a gioire di ciò che ero
riuscita a fare, anche se incompleto, anche se imperfetto, anche se
alle volte l'unica cosa che avevo fatto era attaccare la
lavatrice. Meglio che niente.
Come
per magia, senza rendermene conto, la mia forma mentis è cambiata e
sono diventata, senza falsa modestia, molto più efficiente.
Continuerò ancora a lamentarmi di non avere abbastanza tempo per
fare tutto quello che vorrei
fare, continuerò ancora a elencarmi nella mente tutte le cose che
dovrei fare, facendomi
a volte venire l'ansia, ma ho smesso di aspettare di avere tempo.
L'elenco
delle incombenze non vuole saperne di accorciarsi ma ormai non mi
spavento più, mi fermo un attimo a domandarmi: «Cos'è
importante per me ora?
Che cosa ha la priorità secondo me
ora?»
e inizio. Magari non sempre mi do la risposta giusta, magari avrei
dovuto fare qualcos'altro, ma oramai è cosa fatta. E questo non è
poco.
Com'è
che dice il detto? Chi ha tempo non aspetti tempo.
Meglio fare che non fare, qualcosa almeno riusciremo a realizzare. Anche io sono diventata più efficiente dopo la nascita dei bambini, ma forse anche meno perfezionista. Mi accontento di raggiungere piccoli risultati, l'importante è non sprecare il tempo. E poi fermarsi quando serve.
RispondiEliminaTi abbraccio
Francesca
Esatto, meglio fare, lo dice anche Gioia, e se lo dice lei... :-)
Elimina