lunedì 23 marzo 2020

Passerà


Solitudine, impotenza, il sentirsi in balia degli eventi, la paura dell'ignoto, sentirsi privati della libertà e della quotidianità, non riuscire a pensare e lontanamente immaginare un futuro, avere paura di ammalarsi e di morire o che questo possa accadere a un proprio caro. Sono tutte sensazioni che immagino ognuno di noi, chi più chi meno, stia provando in questi giorni e che stanno rendendo complicato il trascorrere del tempo.
Anch'io ho i miei momenti no, ma molto meno, perché sono tutti sentimenti che ho già vissuto sulla mia pelle grazie, sarebbe più corretto dire a causa, della malattia. Questo momento storico che stiamo vivendo mi trova, in un certo senso, più preparata.
Vorrei esistesse una formula magica così da poterla condividere con voi, per aiutarvi a stare meglio ma, anche stendessi un decalogo in dieci punti, sarebbe solo la mia esperienza, quello che ho imparato dal momento in cui mi è stata diagnosticata la malattia, il ricovero in ospedale e poi la convalescenza.
Sono giorni e giorni che ci penso su che cosa potrei dirvi, che cosa potrei consigliarvi ma non mi viene in mente nulla, se non appunto quanto ho vissuto sulla mia pelle. E allora sono andata a ritroso nel mio blog, cercando i post più significativi, con la speranza che anche una sola semplice frase possa esservi di conforto, farvi sentire meno soli, darvi speranza, suggerirvi un nuovo punto di vista.


Se vi sentite in colpa per la rabbia e i sentimenti negativi che provate, oppure in colpa perché impotenti (può essere un lato positivo) leggete QUI.

Se vi sentite paralizzati, non riuscite a fare nulla e rimandate tutto a data da destinarsi, QUI vi spiego perché, se si può, è meglio non rimandare.

Se siete stanchi e annoiati da questa quotidianità, QUI vi racconto come cambiare il vostro sguardo.

QUI invece spiego quanto, paradossalmente, sia importante condividere il senso di solitudine.

La mente può essere la nostra peggiore nemica, QUI ho condiviso con voi tre trucchi che ho imparato per metterla a tacere.


Io ogni tanto mi rifugio nella bolla. L'ho chiamata così perché mi sento avvolta e protetta. Giorni in cui penso solo a me stessa, mio marito e mia figlia, i miei cari e non molto altro. Puoi svegliarti la mattina e andare a dormire senza sapere per forza il numero esatto di contagiati o morti. Puoi preoccuparti delle tue faccende quotidiane, che cosa cucinare per pranzo, quale film guardare dopo cena e nient'altro. Non c'è nulla di male a non essere informato per qualche tempo. Non fai del male nessuno, anzi ti proteggi se ti senti vulnerabile. Non abbiamo scelta e allora perché non isolarsi davvero, fino in fondo. Chissà che cosa si scopre.
Non sarai triste per sempre
per sempre
è l'unica cosa che dura per sempre.

Quando la volta del cielo notturno
si stende su di te
guardala
vedi l'oscurità e la vastità
della sua tristezza
tieni gli occhi fissi su di lei
osserva
il sole che si fa strada
guarda come persino lei, la grande e maestosa volta del cielo,
cambia con
il nuovo giorno.

Anche questo passerà.

Cleo Wade

sabato 14 marzo 2020

Il sassolino nella scarpa


Sta succedendo una cosa paradossale: per la prima volta gli altri vivono la mia vita e sono in difficoltà.
Non che io viva abitualmente relegata in casa senza vedere nessuno ma capita spesso, soprattutto nella brutta stagione, che la mia unica uscita giornaliera sia per andare a prendere VV a scuola e tornare subito a casa. E capita sovente che, fino a quell'unica uscita, io abbia trascorso il mio tempo in totale solitudine, escludendo le telefonate e i messaggi.
Tralasciamo la tristezza di non poter vedere i propri cari e le legittime preoccupazioni in merito alla salute (quelle le sto vivendo anch'io), tralasciamo anche il non poter fare commissioni e spese con la comodità del passato e facciamo finta di non vivere problemi lavorativi/economici, prendiamo solo in considerazione questo: una lunga giornata davanti a te da riempire.
Il popolo è nel panico.
Io sono stupefatta.
A quanto pare la vita che conduco è, per la maggior parte delle persone, difficile e io scopro di essere brava e piena di risorse. Sono sette anni che conduco questa vita, sta per concludersi la prima settimana per voi e non sapete più che cosa inventarvi.
Non parliamo poi del fatto di dover condividere questo tempo anche con i figli. Ho letto una newsletter in cui l'autrice scrive che anela alla normalità, cioè “...una vita in cui mio figlio trascorre le ore diurne con qualcuno di cui mi fido, che ho scelto con attenzione ma che non sono io...” e ho pensato: finalmente. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire la verità e mettere nero su bianco quello che ho sempre pensato: la maggior parte non ha voglia di crescere i figli e il lavoro è un'ottima scusa.
Sembra mi stia togliendo qualche sassolino dalla scarpa vero. Sembra...
Tutto questo per arrivare a dire che questa situazione è davvero un'occasione d'oro per imparare tante cose, su noi stessi e su gli altri. Fatene tesoro.