Quando ho letto questa frase ho tirato un sospiro di sollievo; se è giusto aspettarsi dai critici un coinvolgimento emotivo, ancora di più è lecito per me che critico non sono. Ogni volta che mi accingo a scrivere di un libro che ho letto sono sempre in dubbio se aggiungere un breve riassunto della trama ad uso e consumo di chi mi legge perché a me, detto in parole povere, non me ne frega niente di farlo. Quando scrivo di un libro quello che voglio mettere nero su bianco, quello che voglio ricordare, soprattutto a me stessa, sono le emozioni che mi ha trasmesso. Mi rendo conto però che spesso sono un po' criptica... Ora però posso affermare di scrivere sull'onda dell'emozione!La critica non è scienza: non mi aspetto che i critici separino le loro emozioni da quello che recensiscono.
David Foster Wallace
Di
“Colomba” di Dacia Maraini, ad esempio, mi sono piaciute molte
cose: come fosse incentrato soprattutto sui personaggi femminili,
come fosse intrigante leggere le avventure di queste donne più o
meno imparentate e come fosse interessante venire a conoscenza di
come si vivesse tempo addietro sui monti dell'Abruzzo.
Quello
però che mi ha regalato un brivido dietro la schiena, alcune sere
mi ha pure fatto un po' paura, è stato seguire la nonna di Colomba,
Zaira, mentre vagava da sola per le montagne alla ricerca della
nipote. Con qualsiasi tempo, pioggia, neve, nebbia, freddo, sole,
seguivo questa anziana signora inerpicarsi per sentieri, tra rocce,
rovi, burroni e guadi. Lei senza paura, perché il desiderio di
trovare la nipote era più forte di ogni timore, io col fiato
sospeso, terrorizzata potesse capitarle qualcosa o potesse fare un
brutto incontro.
A
regalarmi le emozioni più forti era, però, immaginare di essere io
là, nel bosco, da sola: un misto tra repulsione e forte desiderio.
Sparire, non farmi trovare mai più, scappare, non lasciare traccia
di me, essere sola, non dover pensare ad altro che a me stessa,
superare il confine tra l'essere al sicuro e il pericolo, ciò che
sono io e l'estraneo, tra l'ambivalenza di ciò che sono e quello che
potrei essere. E questa possibilità di essere altro da te è il
regalo più bello che ti possa fare un libro.
We live on a mountainRight at the topThere's a beautiful viewFrom the top of the mountainEvery morning I walk towards the edgeAnd throw little things offLike car-parts,Bottles and cutleryOr whatever I find lying aroundIt's become a habitA way to start the day
I go through all thisBefore you wake upSo I can feel happierTo be safe up here with you
It's early morningNo-one is awakeI'm back at my cliffStill throwing things offI listen to the sounds they makeOn their way downI follow with my eyes 'til they crashImagine what my body would sound likeSlamming against those rocksWhen it landsWill my eyesBe closed or open?
I go through all thisBefore you wake upSo I can feel happierTo be safe up here with youBjork
wow!
RispondiEliminatu dovresti scrivere con noi su Zebuk, sarebbe bello! :)
Mi hai convinta, lo cerco subito. Di questo deve vivere l'uomo, di emozioni!
Non conscevo Zebuk, grazie per avermelo fatto conoscere! Vi verrò a trovare, sullo scrivere però non garantisco, ho già così poco tempo per farlo qui sul blog.
EliminaÈ che trasmetti sentimenti con poche parole, non è cosa da tutti. Ma questo lo sai... :)
Eliminap.s.: della musica non so dire, ma David Foster Wallace mi ispira... ;)
Hai citato una delle mie canzoni preferite e mi hai fatto venire voglia di leggere il libro perciò direi che hai fatto centro! :*
RispondiEliminaGrazie Nina! (Ma sai che non pensavo mi leggessi? A me manca leggere te... :-) )
EliminaADORO Bjork!