Ho
un brutto vizio: penso troppo. Rimugino sul passato, mi preoccupo per
il futuro. Sono specializzata (ho un master) nel mettere il famoso
carro davanti ai buoi. Quando arriva il momento del tanto temuto
evento io l'ho già vissuto
miliardi di volte nella mia testa. E' come se i miei neuroni ogni
volta dicessero: «Adesso
ci mettiamo qui ed esploriamo tutti gli scenari possibili».
Utilità? Nulla. Percentuale di avveramento delle previsioni? Pari a
zero. Quello che accade non si avvicina mai a quello che avevi
immaginato. Perché continuo a farlo? E' come chiedermi perché
respiro...
Questa
estate però sono riuscita in parte a mettere a tacere il mio
cervello. Ho un vago sospetto che abbia contribuito in tutto ciò il
caldo: troppo stremata per mettermi a pensare, forse... Diciamo che
in parte sono riuscita a sabotarmi da sola; ho fatto in modo di non
avere strumenti per pianificare, non mi sono creata aspettative, ho
fatto la stupida della situazione.
Avevo
scritto dei miei timori per il nostro viaggio a Berlino, quelli per
la valigia li ho risolti grazie a una notte insonne: già che ero
sveglia mi sono messa a pensare a cosa portarmi, quali capi potevano
permettermi il numero maggiore di abbinamenti, sembrando così
vestita in modo diverso anche se in realtà a giostrare erano sempre
le stesse cose. Un trucco che ho imparato negli ultimi viaggi:
concentrarsi su massimo due colori base, così non capiterà mai di
ritrovarti con un capo che non sai con cosa abbinare. Io opto quasi
sempre per il mio colore preferito, il blu. Provateci, funziona.
Le
aspettative su Berlino, invece, non le ho create semplicemente non
informandomi molto; proprio così, sono partita sapendo poco o nulla
sulla città.
Una
delle cose che mio marito ed io amiamo fare, quando visitiamo una
città straniera, è passeggiare; semplicemente camminare per strade,
piazze, vicoli lasciando che ad attirarci sia uno scorcio, una luce,
un'insegna, qualsiasi cosa. Anche quando dobbiamo recarci in un luogo
che vogliamo specificatamente visitare, se la distanza lo permette,
lo facciamo a piedi: ci piace immergerci completamente in una città,
esplorarla fino in fondo, illuderci forse, così facendo, di
conoscere ogni suo angolo, soprattutto quelli meno turistici. Mi sono
detta quindi: «male
che vada passeggeremo e Berlino la conosceremo così».
(abbiamo anche usato la metro)
Devo
confessare di essermi potuta permettere questo tipo di ragionamento
anche perché viaggiavamo insieme a mio fratello e mia cognata, loro
invece erano informati eccome. Le nostre colazioni erano il momento
in cui pianificavamo visite e giornate, ma tutti quanti eravamo molto
propensi a lasciare ampi margini ai cambiamenti dell'ultimo minuto.
Altra ottima strategia quest'ultima, insieme allo sentirsi liberi di
intraprendere strade diversi, quando si viaggia in compagnia, per
non incappare in litigi o malumori.
Ecco
perché posso affermare con entusiasmo che il viaggio a Berlino è
stato un vero successo!
(Prossimamente:
cosa penso di Berlino e come è stato viaggiare con VV e cosa ci ha
aiutato)
meraviglia:))
RispondiEliminameraviglia:))
RispondiEliminaSi chiama ansia anticipataria, ce l'ho anch'io, diciamo che ci convivo, ecco.
RispondiEliminaBacio Sandra
ps. ma ti ho ringraziato per la cartolina da Berlino? Temo di no, quindi lo faccio ora. Grazie
Prego! :-)
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