mercoledì 9 settembre 2015

Andiamo qua e torniamo indietro


Ho un brutto vizio: penso troppo. Rimugino sul passato, mi preoccupo per il futuro. Sono specializzata (ho un master) nel mettere il famoso carro davanti ai buoi. Quando arriva il momento del tanto temuto evento io l'ho già vissuto miliardi di volte nella mia testa. E' come se i miei neuroni ogni volta dicessero: «Adesso ci mettiamo qui ed esploriamo tutti gli scenari possibili». Utilità? Nulla. Percentuale di avveramento delle previsioni? Pari a zero. Quello che accade non si avvicina mai a quello che avevi immaginato. Perché continuo a farlo? E' come chiedermi perché respiro...
Questa estate però sono riuscita in parte a mettere a tacere il mio cervello. Ho un vago sospetto che abbia contribuito in tutto ciò il caldo: troppo stremata per mettermi a pensare, forse... Diciamo che in parte sono riuscita a sabotarmi da sola; ho fatto in modo di non avere strumenti per pianificare, non mi sono creata aspettative, ho fatto la stupida della situazione.
Avevo scritto dei miei timori per il nostro viaggio a Berlino, quelli per la valigia li ho risolti grazie a una notte insonne: già che ero sveglia mi sono messa a pensare a cosa portarmi, quali capi potevano permettermi il numero maggiore di abbinamenti, sembrando così vestita in modo diverso anche se in realtà a giostrare erano sempre le stesse cose. Un trucco che ho imparato negli ultimi viaggi: concentrarsi su massimo due colori base, così non capiterà mai di ritrovarti con un capo che non sai con cosa abbinare. Io opto quasi sempre per il mio colore preferito, il blu. Provateci, funziona.
Le aspettative su Berlino, invece, non le ho create semplicemente non informandomi molto; proprio così, sono partita sapendo poco o nulla sulla città.

Una delle cose che mio marito ed io amiamo fare, quando visitiamo una città straniera, è passeggiare; semplicemente camminare per strade, piazze, vicoli lasciando che ad attirarci sia uno scorcio, una luce, un'insegna, qualsiasi cosa. Anche quando dobbiamo recarci in un luogo che vogliamo specificatamente visitare, se la distanza lo permette, lo facciamo a piedi: ci piace immergerci completamente in una città, esplorarla fino in fondo, illuderci forse, così facendo, di conoscere ogni suo angolo, soprattutto quelli meno turistici. Mi sono detta quindi: «male che vada passeggeremo e Berlino la conosceremo così».

(abbiamo anche usato la metro)
  
Devo confessare di essermi potuta permettere questo tipo di ragionamento anche perché viaggiavamo insieme a mio fratello e mia cognata, loro invece erano informati eccome. Le nostre colazioni erano il momento in cui pianificavamo visite e giornate, ma tutti quanti eravamo molto propensi a lasciare ampi margini ai cambiamenti dell'ultimo minuto. Altra ottima strategia quest'ultima, insieme allo sentirsi liberi di intraprendere strade diversi, quando si viaggia in compagnia, per non incappare in litigi o malumori. 


Ecco perché posso affermare con entusiasmo che il viaggio a Berlino è stato un vero successo!

(Prossimamente: cosa penso di Berlino e come è stato viaggiare con VV e cosa ci ha aiutato)

4 commenti:

  1. Si chiama ansia anticipataria, ce l'ho anch'io, diciamo che ci convivo, ecco.
    Bacio Sandra
    ps. ma ti ho ringraziato per la cartolina da Berlino? Temo di no, quindi lo faccio ora. Grazie

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