Diventi
genitore e la prima domanda che ti senti fare è: «Dorme?»,
la seconda è: «Mangia?». Anni e anni di studi, pubblicazioni,
psicoanalisi, manuali di self-help e chi più ne ha più ne metta, ma
tu, madre di primo pelo sentirai solo questo sottinteso: «Sei una
buona madre?». Perché qualunque cosa faccia il pupo, ogni suo
respiro, ogni suo piccolo passo, tu ne sei responsabile. Va bhe,
anche il padre, dai...
Provate
a indovinare come mi possa essere sentita quando la pediatra di VV
(che non ha notoriamente peli sulla lingua) mi ha detto: «Se il
bambino ha problemi con il cibo è colpa dei genitori». La mia
professoressa di matematica delle superiori avrebbe detto: «C.V.D.»
Come Volevasi Dimostrare.
Con
mio grande rammarico devo ammettere che, in questo caso, la pediatra
aveva ragione. Venivamo da un periodo in cui Vittoria mostrava sempre
minor interesse verso il cibo; c'erano stati altri momenti di questo
tipo a partire dallo svezzamento ma poi erano rientrati e aveva
sempre mangiato con regolarità e in modo ricco e vario. Quest'ultima
volta però non solo mangiava di meno come quantità ma riduceva
sempre di più i cibi di suo gradimento; stavo incominciando a
preoccuparmi. Nella speranza di vederla mangiare le cucinavo tutto
quello che sapevo piacerle molto ma, anche questi piatti non
sembravano interessarla più. In occasione di una visita per una
brutta febbre, ho colto l'occasione per parlarne con la pediatra: «La
sta annoiando. I suoi piatti preferiti sono diventati la
solita minestra»;
insomma, stavo peggiorando la situazione invece che migliorarla.
Non
lo avrei ammesso davanti alla pediatra neanche sotto tortura ma
anch'io ero annoiata; mi pesava e mi pesa tutt'ora dover pensare
tutti i giorni a cosa mettere in tavola sia a pranzo che a cena.
Cucinare mi piace, una volta ogni tanto però... Non solo per VV ma
anche per me stessa tendo a fare sempre i soliti, rodati, semplici
piatti; le ricette nuove, gli esperimenti in cucina sono cose che
facevo una volta ogni tanto o per delle occasioni speciali.
Che
fare dunque? Non mi ci vedevo proprio a diventare Carlo Cracco
dall'oggi al domani, così come non era per niente mia intenzione
passare più tempo in cucina, anzi, volevo una soluzione che
soddisfacesse sia me che VV. Ci ho pensato a lungo, ho anche
procrastinato un po' propinando a VV la
solita minestra,
ma ero anche curiosa di vedere se riuscivo nella sfida di incuriosire
nuovamente VV. Alla fine ho fatto così:
Dolci!
Non c'era solo una bambina che aveva
bisogno di essere invogliata a mangiare ma anche una mamma a
cucinare. Sono così partita dai piatti che mi diverto di più a
fare: torte e biscotti. Anche la colazione era diventato un problema
e non mi piaceva l'interesse sempre maggiore di VV verso le merendine
preconfezionate, molto meglio quelli fatti in casa. Se poi si
coinvolge anche la piccola nella preparazione il divertimento è
duplicato. Ora, appena VV mi vede tirar fuori l'occorrente per fare
un dolce, corre a prendere la sedia per avvinarsi al piano della
cucina!
Pianificare
in anticipo
Avevo
letto in passato dei post di alcuni blog americani che lodavano
l'abitudine di programmare in anticipo i pasti della settimana e ho
pensato che questo avrebbe potuto aiutarmi, per non ritrovarmi più
all'ora di cena con nessuna idea su cosa cucinare e mandare un
messaggio disperato al marito con scritto “Cosa faccio per cena???”
(Si, l'ho fatto, diverse volte...). Però tutta questa poesia di
sedersi la domenica sera al tavolo della cucina, con una tazza di
caffè caldo a sfogliare libri di ricette e stilare liste della spesa
e di pranzi e cene io proprio non la sentivo... Vuoi mettere un bel
romanzo?! Così mi sono detta: un passo alla volta o, meglio, una
ricetta alla volta, una nuova alla settimana per incominciare. Molto
più facile così, non pensate?
Non
obbligare, non sgridare, non ricattare ma nessuna alternativa
Il cibo deve essere un piacere,
oltre che un'abitudine sana e corretta; non deve essere
un'imposizione, un obbligo, o qualcosa che si fa sotto ricatto o tra
le lacrime. Se VV non vuole mangiare non la obblighiamo e non la
sgridiamo, semplicemente le togliamo il piatto da davanti ma, e qui
viene la parte più difficile, non le concediamo alternative. Non ci
sono capricci che tengano, se ha fame deve mangiare quello che ha nel
piatto. Le andiamo incontro, come suggerito dalla pediatra, dandole
porzioni piccole (e per piccole intendo davvero piccole, pochi
bocconi, tanto c'è sempre tempo per un bis o un tris) così lo
sforzo richiesto non è esagerato e alla fine è lei stessa la prima
ad essere soddisfatta per aver mangiato tutto. La speranza nostra è
che in questo modo, col passare del tempo, si abitui anche ai cibi e
ai gusti meno graditi.
A che punto siamo? La curiosità di
VV è stata risvegliata, non sempre tutto è di suo gradimento e
spesso tende ancora a rifiutare alcuni piatti ma, udite udite, capita
a volte che sia lei per prima, senza nessuna nostra insistenza, a
richiedere indietro il piatto per mangiare. Urrà! E la mamma? Senza
nessuna ulteriore pianificazione, le ricette nuove a settimana sono
già diventate due o tre, le riservo per la cena, per la gioia del
marito, e sto notando un leggero avvicinamento a quello che può
essere definita una pianificazione dei pasti: funziona, soprattutto
per quanto riguarda l'organizzazione della spesa e la riduzione degli
sprechi. Addio cibi scaduti!
Sono curiosa però di sentire come
voi gestite spesa e pasti. Avete qualche suggerimento da darmi? Libri
di cucina da consigliarmi? Ricette salva cena?