Mi
sono presa una pausa, anche dal blog. Tutto stava diventando troppo
un dovere. Mi sentivo in
prigione, obbligata a fare. Poi un giorno qualcuno mi ha detto,
inaspettatamente: «Invidio
la tua libertà» ed è stato come inciampare, cadere e realizzare
dove si è, tutto contemporaneamente. Mi sono detta che forse era
meglio non rialzarmi subito, stare ferma per un po', guardarmi
intorno, senza fare nulla, cercando di pensare il meno possibile.
Quest'ultimo punto non mi riesce tanto bene, diciamo la verità...
Sto
cercando di prendermela questa libertà, di farla mia e di godermela
il più possibile. Alcuni momenti mi riesce, altri un po' meno. Ma
quando lo faccio, è bellissimo.
Ho
guardato i prati, non un po', ma tanto. Ho cercato di riempirmi gli
occhi di tutte le margheritine bianche e quei fiori gialli (di cui
non conoscono il nome) che punteggiano i parchi e i giardini qui in
città; perché tra un po' il Comune farà tagliare l'erba e non ci
saranno più.
Sono
andata alla ricerca della luce e del sole, dopo tutto il grigiore
dell'inverno, ho fatto conoscere a VV la sua ombra, ho scoperto
giochi di luce e fasci luminosi che non avevo mai notato in casa.
Ho
guardato le stelle, tanto e a lungo. Mi sono concentrata sul loro
pulsare, sul fatto che il cliché è proprio vero: sono così lontane
che per loro io sono piccola, minuscola, un granello di polvere e i
miei problemi le farebbero sorridere, accondiscendenti.
Ho
vegetato davanti alla tv; non so quanto tempo era che non mi
stravaccavo sul divano a fare niente, se non guardare programmi
inutili e poco impegnativi, per me era tutto nuovo, anche la
pubblicità.
Ho
letto, appena potevo, anche e soprattutto quando avrei dovuto fare
altro. Ho letto fino a tarda notte e ho dormito al mattino lasciando
che fosse VV la mia sveglia. Ho letto per VV quando me l'ha chiesto,
anche se dovevamo uscire e ci stavano aspettando. «Che succede? Come
mai siete ancora a casa?» mi sono sentita chiedere al telefono.
«Niente. Stavamo leggendo. Mettiamo le scarpe e usciamo».
Pensate
un po', nessuno mi ha sgridata per aver tralasciato i miei doveri
o per essere stata ancora in pigiama a tarda mattinata o per non
essere produttiva
o perché la casa era in disordine e mille, altre mille cose che io
penso qualcuno sia lì a controllare se le faccio o meno, altrimenti
non dimostro chi sono, altrimenti non valgo nulla.
Quando
ci riesco, quelle poche volte, è bellissimo.
(Vedete
la pianta grassa delle foto? L'ho lasciata al freddo dell'inverno,
l'ho ignorata e mi sono dimenticata di bagnarla. E lei è fiorita. E
mi ha dato due lezioni: 1- Non è stata ad aspettare che qualcuno le
desse quello di cui aveva bisogno per farlo; 2- Ero così presa da me
stessa che stavo per perdermi i suoi bellissimi fiori)
w lo stato vegetativo modello "corpo unico col divano" un bacione Francesca, cerca di star bene, che gli obblighi in effetti ce li imponiamo noi. Una mia amica mi ha fatto un discorso simile in settimana. Sandra
RispondiEliminaEvviva anche le amiche che "aprono gli occhi"!
EliminaRicambio il bacione.
Brava Francy, sto cercando di farlo anche io ultimamente...godermi la libertà con i miei figli ...libertà da "quello che dobbiamo fare" per goderci "quello che ci piace fare"...il risultato è un tempo insieme di spensierato divertimento, magari poi con una cena che si conclude alle nove e ci porta a nanna di corsa...e con il "piacere" di lasciare la cucina da riordinare il mattino seguente. Ma quanto è bello rompere la routine...noi che abbiamo la libertà di poterlo fare.
RispondiEliminaUno dovrebbe riuscire a fare dell'improvvisazione un'arte... :-)
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