Di
Fabio Geda ho letto solo un altro libro, sufficiente però per farmi
pensare, dopo aver finito di leggere il suo ultimo romanzo, di essere
molto maturato come scrittore.
Prima
avevo come l'impressione che ci fosse sempre qualcosa di
autobiografico nascosto nei suoi scritti; ora, anche ci fosse, è
molto ben mascherato. Mentre procedevo spedita nella lettura di “Se
la vita che salvi è la tua” (spedita perché ho trascurato altro
proprio per non interrompermi) notavo anche come fosse ben costruita
la storia, in un crescendo degno del miglior giallista capace di
catturare la tua attenzione e non farti più posare il libro. Fabio
Geda è bravo a tal punto da farti amare il protagonista anche
quando, e soprattutto, non comprendi e non condividi le sue scelte.
Ti ritrovi a fare il tifo per lui tuo malgrado. Gli perdoni anche il
finale, anche se ti spiazza, anche se non era quello che ti
aspettavi.
Non
si dovrebbe avere difficoltà a scrivere di un libro che ci è
piaciuto così tanto, invece i giorni passavano e lui era sempre lì,
accanto al computer, a scrutarmi silenzioso. In realtà mi parlava,
ero io a non sentirlo, a non ascoltarlo a non comprenderlo. Quello
che stava cercando di dirmi è tutto racchiuso qui, in queste poche
righe:
Si alza, barcolla, raschia lo sguardo alcolico lungo il marciapiede, lo posa di nuovo su di loro; a quel punto vede Andrea. E Tu? Dice squadrandolo stupefatto.Io?Sì, tu.Cosa?Tu, fa Joker. Chi sei, tu?
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