A
inizio anno, settembre per me, avevo espresso il buon proposito di
non comprare libri, se non strettamente necessari. L'intenzione era
di leggere finalmente quelli già in mio possesso e che giacciono
intonsi occupando ben due ripiano della mia libreria, perché se li
avevo comprati era perché volevo leggerli, giusto? Avevo deciso, se mi fosse
venuta voglia di leggere altro, di tornare a visitare la
mia mia biblioteca preferita. Speravo così facendo di far scendere
il numero di quelli ancora da leggere (arrivare proprio a zero
sarebbe stato pretendere troppo) e di risparmiare qualche soldino,
almeno per questo anno. Conoscendomi avevo messo le mani avanti e mi
ero fatta una deroga: non compro nulla, fino al Salone del Libro di
Torino... Deroga che non ho propriamente rispettato fino in fondo, ma
facciamo finta di sì.
L'anno
scorso, arrivato il tanto atteso evento, avevo una lista ben nutrita
di volumi che avrei voluto comprare, a cui si sono aggiunti colpi di
fulmine tra gli stand: in totale ne avevo comprati dieci più uno da
regalare. (Ad oggi ne ho letti sei, più della metà, ma comunque non
tutti). Quest'anno, volendo rispettare il mio buon proposito, sono
partita senza lista dei desideri e alla fine ho comprato, limitandomi
a gran fatica, solo i colpi di fulmini. Tranne uno.
Mi
sembra scontato dover ringraziare VV per il mio recente amore verso i
libri per bambini; avreste dovuto vedere con che trepidazione ho
girato tra gli stand delle mie case editrici preferite e ho anche
fatto nuove scoperte come le Lapis Edizioni, di cui però alla fine
non ho comprato nulla perché avevo già preso:
Didier
Lévy, Tiziana Romanin “E così spero di te. Storia quasi vera di
una bambina”, Terre di Mezzo Editore
Datemi
una storia che riguardi uno scrittore, lo scrivere, o una libreria e
sarà mia. Questo libro racconta la storia di una delle ultime
avventure che sarebbero occorse a Kafka appena un anno prima di
morire. Durante i suoi soggiorni berlinesi, Kafka era solito
passeggiare allo Steglitzer
Park. Un giorno – così
narra la leggenda – Kafka avrebbe incontrato nel parco una bambina
che piangeva disperata per aver perso la sua bambola. Intenerito
dalle lacrime e incapace di rimediare al dolore ritrovando la
bambola, lo scrittore avrebbe escogitato uno stratagemma: come ha
spiegato Kafka alla bambina, la bambola era partita per un lungo
viaggio, ma non si era dimenticata della sua piccola amica alla quale
aveva scritto persino una lettera, che Kafka conservava a casa
proprio per lei. Tornato a casa, si mise a scrivere la lettera con lo
stesso febbrile impegno che aveva riversato nelle pagine dei suoi
capolavori. Per qualche tempo, Kafka continuerà a scrivere lettere
con le quali consolerà la bambina, ormai rapita dai racconti di
viaggio della sua bambola e il cui dolore scomparirà tra le pieghe
sognanti delle storie inventate da quell’uomo gentile che le
riceveva per lei.
Michelle
Cuevas, Erin. E. Stead “Il postino dei messaggi in bottiglia”,
Edizioni Babalibri
Chi
mi segue su Instagram sa già che vidi questo libro il secondo giorno
del Salone, non lo presi subito e quando mi recai allo stand il
giorno seguente era esaurito. Disperazione. Mio marito, buon anima
che mi ama molto, me l'ha comprato online e fatto recapitare a casa.
Rimaniamo
all'interno del magico potere delle parole per una storia dolcissima
di un postino che si occupa di recapitare i messaggi in bottiglia che
pesca in mare. Un giorno però trova un messaggio senza destinatario
e parte la ricerca, chi sarà il fortunato invitato alla festa sulla
spiaggia?
“Per
chi invia messaggi in bottiglia e per chi li cerca: prova desidera,
sogna racconta”
recita la dedica e, perdonatemi la presunzione, ma la prima volta che
l'ho letto non ho potuto fare a meno di pensare alla mia newsletter e
a voi, destinatari dei miei messaggi in bottiglia.
Danny
Parker, Freya Blackwood “Molly e Mae. Due amiche, un viaggio”,
Terre di Mezzo Editore
In
realtà questo libro l'ha comprato mia madre al Salone per il
compleanno di Vittoria, ma sotto mio suggerimento, e vi confesso che
mi dispiace di dover aspettare fino a giugno per averlo tra le mani.
Come dite? Giusto, non è per me.
Vedere
VV che si rapporta con gli altri bambini: le amicizie feroci, le
prima scaramucce, i musi, i pianti, le dichiarazioni di amore e di
volersi sposare, le invidie, le offese; il bellissimo arcobaleno dei
rapporti. In questo libro viene paragonato a un viaggio in treno e
sono rappresentati molti di questi sentimenti; sono sicura che VV
amerà molto i disegni e vedere queste due bambine giocare, e non
solo, insieme. L'amicizia, così difficile, così meravigliosa.
Zadie
Smith “Perché scrivere”; Will Blythe, a cura di “In punta di
penna. Riflessioni sull'arte della narrativa”, entrambi editi da
minimum fax
Verrà
forse il giorno in cui comprenderò perché sono così attratta dai
libri che parlano di scrittura, non avendo io nessuna velleità di
scrittrice e non avendo mai neanche provato a scrivere alcunché. Nel
frattempo continuo a comprare libri di questo tipo e a leggerli con
molto gusto; nell'unità di misura della mia libreria, ne ho uno
scaffale pieno (e temo continueranno a crescere, se riuscite a
vederlo nella foto, uno dei due è il primo volume di due, ma nella
mia lista desideri ce ne sono molti altri ancora)
Kaouther
Adimi “La libreria della rue Charras”, L'orma Editore
Questo
è il libro che non ho comprato al Salone e che mi sono pentita
di non aver preso. Lo so che posso comprarlo in qualsiasi momento, ma
sono quel tipo di lettrice che ama legare l'acquisto dei libri a un
momento particolare; ho l'animo romantico. È
la storia, tra realtà e finzione, tra presente e passato, tra Parigi
e Algeri, di una libreria. Devo aggiungere altro?
(La
foto in apertura è dei miei famosi due scaffali dei libri ancora da
leggere)