«A
che cosa si deve rinunciare per poter infine diventare se stessi?»
recitava la quarta di copertina
e come ben sapete è un tema che mi sta molto a cuore ultimamente;
chissà se riuscirò a tirare le fila di questa mia ricerca, prima o
poi, o se sarà un continuo tendere al raggiungimento della me
più autentica. Chissà...
Comunque,
questa la frase che mi ha spinta a prendere “Il primo gesto” di
Marta Pastorino, oltre al fatto che è una scrittrice torinese e sono
sempre felice di scoprire e leggere un autore della mia città. Ma
non è un libro sulla ricerca su se stessi, ho poi scoperto
leggendolo. E' più incentrato sul tema della colpa, sul peso di
portarne una, sulla necessità di confessarla e sul bisogno di
redenzione. Se avessi letto bene la quarta di copertina ad un certo
punto infatti riportava «Comincia
così un viaggio, alla ricerca di una salvezza dalle colpe: le
proprie e quelle degli altri».
Non
c'è una risposta, non una univoca almeno, però questo libro m ha
fatto venire un mente una frase che avevo letto in “Non scrivere di
me” di Livia Manera Sambuy (qui il mio post). Durante un incontro
ad un certo punto Paula Fox dice:«...mi
ha insegnato la fiducia, sapendo, che le persone tradiscono
sempre e che noi stessi tradiamo gli altri. Perché la fiducia
comprende il tradimento».
Non siamo in grado di essere fedeli a noi stessi, come possiamo
pretendere di riuscire ad esserlo verso gli altri e che loro facciano
altrettanto con noi? Ci sono tanti tipi di tradimenti, certo, ma
forse è giusto cercare di essere meno severi, più compassionevoli,
esercitare il perdono, che non è una debolezza ma una grande forza.
A
messa, domenica, il prete commentando il Vangelo, il
punto in cui Gesù domanda “Che cosa vuoi tu da me?”, ha osservato: «Non
dobbiamo volere il bene; dobbiamo essere buoni, fare il
bene». Ecco, penso sia un buon
punto di partenza, cercare almeno perché è difficile me ne rendo
conto, sapendo che si può cadere, si può sbagliare, si può ferire,
si può tradire. Facendo del bene, però. Il primo gesto.