Imprigionato in questa rete sonora di prima, poi, ieri, mentre, ora, destra, sinistra, io, tu, quelli, gli altri.
Jorge Luis Borges
Maria
aspetta. Ma non nel senso che è incinta, anzi, sua figlia Irene è
nata troppo presto e dietro l'oblò dell'incubatrice Maria non può
fare nient'altro che questo, aspettare. Maria osserva le ore
passare come una sequenza di possibilità. Niente è più come
prima... non sente curiosità nel dubbio, né fascino nella speranza.
Non sa aspettare e non vuole farlo, nell'attesa i mostri prendono
forma e si ingigantiscono... Aspettare senza sapere è la più grande
incapacità della sua vita.
Anch'io
in questo periodo sto aspettando e ho le stesse difficoltà di Maria,
non ci sto bene in questo limbo. Mia figlia non è nata troppo presto
e io non sono incinta, se non metaforicamente. Si possono aspettare
tante cose... Così quando ho letto la quarta di copertina de “Lo
spazio bianco” ho capito che Maria ed io avevamo molto in comune e
che lei poteva aiutarmi a comprendere come ci si sente in questa
situazione o meglio, a descrivere le sensazioni, a metterle per
scritto, a darle un nome, a renderle tangibili e visibili. Maria
stessa dice ad un certo punto:
A me serviva un esegeta che mi spigasse cosa tutto questo voleva dire, quale seconda realtà c'era dietro quella che mi si mostrava, quale il modo giusto per continuare.
Come
ci sente lo so bene, ma se gli do una forma a questa attesa, questo
mostro, forse riesco a guardarla anche in faccia, a prenderla,
soppesarla, metterla via quando serve. A non farmi mangiare. Maria,
tramite la penna di Valeria Parrella, è stata la mia esageta.
...era che qualcuno aveva lanciato una monetina in aria, e quella prima o poi doveva cadere su una faccia.
Non
ho dovuto attendere molto questa volta, a pagina undici il mio mostro ha preso
forma: una monetina, che ruota in aria. Ora non ho più paura di
guardarlo in faccia, mentre aspetto che cada. Alla fine del libro
poi, Maria mia ha anche insegnato cosa devo fare: mettere uno spazio
bianco. Tra un presente che è finito mo' e uno che è appena
iniziato, ma il primo non è passato e il secondo non è futuro.
Tra
pagina undici e la fine del libro ci sono anche tante altre
bellissime cose ma ora sono troppo impegnata a custodire il volo
della mia monetina, per raccontarvele. Vale la pena leggerle.
Continuo a leggere tanta tristezza nei tuoi post e mi spiace tanto.
RispondiEliminaSandra ti abbraccio
Grazie per le riflessioni che questo tuo commento ha suscitato. Grazie davvero. Ti abbraccio anch'io.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHo quasi paura a leggerlo; nonostante siano passati tre anni non ho ancora dimenticato quell'attesa, quell'incertezza, quel terrore. Ma quell'attesa fortunatamente è poi diventata gioia...ti abbraccio..
RispondiEliminaTi ho pensata mentre leggevo il libro. Immagino tu non abbia nessuna voglia di rivivere quelle emozioni. Hai un bellissimo lieto fine di nome Viola, però, evviva!
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